BUON COMPLEANNO, TANGENTOPOLI! - PERCHÉ LE STRADE ITALIANE STANNO CROLLANDO? PERCHÉ SONO PASSATI 25-40 ANNI DALLE OPERE PUBBLICHE INNAFFIATE DA TANGENTI E COSTRUITE CON CEMENTO SCADENTE. CHE ORA PRESENTANO IL CONTO - L'ULTIMO ESEMPIO? IL VIADOTTO CROLLATO A FOSSANO, PER CUI LA BUONANIMA DI MARCELLINO GAVIO PAGÒ 2 MILIARDI DI MAZZETTE


 

Estratto dell'articolo di Gianfrancesco Turano per http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/04/27/news/perche-le-strade-italiane-stanno-crollando-e-c-entrano-le-tangenti-1.300539?ref=HEF_RULLO

 

Il viadotto crollato a Fossano contiene il paradosso strutturale delle grandi opere italiane. La sua ragion d’essere come pretesto per distribuire mazzette e, in una parola, la sua inutilità hanno evitato che si perdessero vite umane.

 

CAVALCAVIA CUNEO 8

Al chilometro 61,3 della statale 231 che collega Asti e Cuneo passano, secondo uno studio per il prolungamento della tangenziale, «circa 300 veicoli equivalenti per direzione nell’ora di punta». Fanno cinque macchine al minuto. Una ogni dodici secondi nel momento del traffico più asfissiante.

 

Per fortuna quando il viadotto si è inginocchiato, bella espressione tecnica per indicare il cedimento dei cavi di precompressione, erano da poco passate le 14.30 di martedì 18 aprile, il giorno dopo Pasquetta. Gli unici esseri viventi nei dintorni erano i carabinieri che avevano parcheggiato la loro Fiat sotto il ponte per procedere ai controlli stradali. Per fortuna erano distanti dal mostro di cemento.

 

Forse i militi saranno contenti di sapere che sarà un uomo dell’Arma, il generale Roberto Massi, nominato responsabile delle tutela aziendale dell’Anas il primo ottobre 2016, a guidare la commissione d’inchiesta interna ordinata dal numero uno della società pubblica, Gianni Vittorio Armani. Di sicuro saranno felici di averla scampata e di non essere entrati nell’elenco di vittime per crolli simili che hanno provocato due morti sull’A 14 il 10 marzo 2017 e un morto ad Annone in Brianza, sulla Milano-Lecco, il 28 ottobre 2016.

 

CROLLO CAVALCAVIA LECCO

Mentre si celebrano i 25 anni da Tangentopoli , e chi sa che ci sarà da celebrare, l’età d’oro di cementi e acciai depotenziati in cambio dell’arricchimento dei politici inizia a presentare il conto. Non c’è bisogno di andare a caccia di simboli a ogni costo per rilevare che i lavori di Fossano, finanziati nel 1990 per 40 miliardi di lire nel quadro delle Colombiadi di Genova del 1992, sono entrati in esercizio a 500 anni dalla scoperta dell’America e sono coetanei di Mani Pulite. Non è una semplice coincidenza, come si vedrà.

 

In attesa che la Procura di Cuneo guidata da Francesca Nanni e che gli ingegneri dell’Anas Achille Devitofranceschi e Massimo Simonini spieghino perché il viadotto è crollato, qualche fatto certo si può elencare.

 

Numero uno: il viadotto di Fossano era stato controllato dai tecnici dell’Anas la stessa mattina in cui è crollato. Il cemento era perfetto e non mostrava quei segni di infiltrazione che possono erodere la tenuta dei cavi nascosti all’interno della struttura. Del resto, l’opera era giovane. Non c’era motivo per cui l’Anas dovesse inserirla nell’elenco della manutenzione straordinaria sulla quale insiste molto la gestione attuale per disposizione del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio.

crollo cavalcavia A14

 

Numero due: l’asse stradale è rimasto sottoutilizzato perché è privo di svincoli e di collegamenti con i tracciati vicini.

 

Numero tre: le ipotesi sulle ragioni del crollo, in questa fase, si limitano a un errore della progettazione oppure al cedimento dei cavi interni.

 

Numero quattro: fra il 1990 e il 1991 sull’opera sono stati pagati 2 miliardi di lire in tangenti, pari al 5 per cento dell’importo della commessa, all’allora ministro dei Lavori Pubblici e consigliere di amministrazione dell’Anas, il democristiano Giovanni Prandini.

 

Numero cinque: a pagare è stata l’impresa capogruppo dell’appalto, l’Itinera costruzioni generali di Marcellino Gavio, che ha versato la tangente attraverso il direttore generale dell’Anas, e fedelissimo di Prandini, Antonio Crespo.

 

Stabilire una relazione diretta causa-effetto fra la corruzione umana e la corruzione dell’acciaio è, al momento, improprio. Bisognerà che i tecnici, quelli dell’Anas e quelli del tribunale, completino il lavoro.

annone brianza il crollo del cavalcavia milano lecco 8

 

Dall’interno della società si parla di mesi, forse un anno. Ma dipende. Com’è accaduto con lo smottamento del viadotto Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento a capodanno del 2015, la magistratura ha la precedenza.

In questo momento, l’Anas ha subito il sequestro di tutto il materiale relativo alla commessa. Fonti della società dicono di non potere ricostruire chi sia stato a progettare l’opera e chi fosse in associazione di impresa con Itinera per la realizzazione dell’appalto da 40 miliardi di lire. Men che meno si sa chi siano stati i fornitori dei materiali, a maggior gloria della trasparenza.

viadotto agrigento

 

L’Espresso ha chiesto lumi all’attuale guida del gruppo di Castelnuovo Scrivia (Alessandria), Beniamino Gavio, figlio di Marcellino. «Stiamo ricostruendo i passaggi della vicenda ma non è semplice. Dopo venticinque anni non c’è più nessuno dell’epoca ancora in azienda», dice Gavio da San Paolo del Brasile dove sta proseguendo la sua campagna di acquisizioni autostradali iniziata con Ecorodovias a dicembre 2015.

 

Il traffico di mazzette è cambiato, come il modo di versarle. Dalle valigette ai politici si è passati a consulenze, prestanomi e affidamento lavori. Un nuovo sistema basato su triangolazioni e più difficile da smantellare

Marcellino Gavio

 

La perizia interna del gruppo Gavio per adesso ha messo in evidenza che il primo lotto della statale fu completato nel 1993. In seguito c’è stata una sospensione dell’opera, dovuta alla mancanza di finanziamenti da parte dello Stato. Dopo un lungo periodo in cui i viadotti di Fossano sono rimasti sospesi nel nulla, alla fine degli anni Novanta è stato terminato anche il secondo lotto. Se si accertasse che il danno infrastrutturale è stato provocato dall’interruzione dei lavori, si potrebbe configurare una corresponsabilità fra la stazione appaltante (Anas) e l’impresa appaltatrice.

 

L’incertezza del quadro generale non depone a favore di una rapida soluzione del caso. Del resto, anche nel caso dello Scorciavacche, dov’è intervenuta la Procura di Termini Imerese, a oltre due anni dall’incidente non esiste un’attribuzione di responsabilità certa fra Anas e le imprese che hanno realizzato i lavori.

 

MARCELLINO E BENIAMINO GAVIO

Per il crollo di Annone, sabato 29 aprile c’è stata una marcia per ricordare la tragedia ma dopo sei mesi ancora non sono stati divulgati i risultati della perizia disposta dal tribunale.