IL BUONGIORNO (DI B.) SI VEDE DAL “MATTINALE” - BONAIUTI HA DETTATO PER ANNI, OGNI MATTINA, LA LINEA POLITICA ALLA NOMENKLATURA DEL CAVALIERE ATTRAVERSO UN DOCUMENTO MOLTO PREZIOSO CHE SI CHIAMA «IL MATTINALE» - UN NOME BEN AZZECCATO: IN TUTTE LE QUESTURE ITALIANE, UNO STESSO MATTINALE VIENE DISTRIBUITO AGLI UFFICI PERCHÉ TUTTI SAPPIAMO QUANTE PERSONE SONO STATE ARRESTATE (O ALTRO) IL GIORNO PRIMA E COSA È SUCCESSO, IN GENERALE, IN CITTÀ....
Estratto del libro \"Berlusconi e la fabbrica del popolo\", di Elena G. Polidori, in uscita con Aliberti editore, 304 pagine, 17 euro
Da \"il Fatto Quotidiano\"
La fabbrica del popolo ci catechizza ogni giorno. E anche chi se ne accorge, poi, tace. La tela di comunicazione che è uscita dalla fabbrica nell\'ultimo quindicennio ha una trama che è stata elaborata quotidianamente a un tavolo di Palazzo Grazioli - residenza romana di Berlusconi - sotto l\'attenta supervisione di un giornalista come Paolo Bonaiuti, uno di cui non avremmo mai sentito parlare se non avesse incontrato il premier e ne fosse diventato il portavoce, fedelissimo al di là del bene e del male, incurante persino del ridicolo.
Bonaiuti ha dettato per anni, ogni mattina, la linea politica alla nomenklatura del Cavaliere attraverso un documento molto prezioso che si chiama «Il Mattinale». Ora, la parola stessa, \"mattinale\", è evocativa di ben altri documenti, seppure sempre elencativi di qualcosa. In tutte le Questure italiane, uno stesso Mattinale viene distribuito agli uffici perché tutti sappiamo quante persone sono state arrestate (o altro) il giorno prima e cosa è successo, in generale, in città.
Tirato un po\', anche quello che si distribuisce nelle questure è una sorta di bollettino sullo stato dell\'arte di particolari indagini, ma quello di Palazzo Grazioli è qualcosa di più profondo. A suo modo inquietante. Dentro ci sono le parole d\'ordine a cui chiunque rivesta un ruolo nella struttura del partito (ma anche delle aziende e, perché no, nei giornali di famiglia) si deve attenere, pena l\'immediato isolamento. E poi di sicuro, come vedremo, la cacciata. Slogan brevi come i titoli di giornale, in modo che l\'adepto berlusconiano sia sempre in grado di rispondere, se interrogato, secondo la linea indicata dal capo.
Esempi classici di slogan buoni per i supermercati Esselunga: «Governo, chiarezza e coesione»; «Governo, un biennio di cose fatte»; «L\'invidia ci insegue, la vinciamo»; «I sondaggi rafforzano il premier»; «Le aziende vedono la ripresa»; «Le stime sorridono all\'Italia»; «Manovra necessaria per i giovani»; «Il processo breve è un bene per tutti»; «Palazzo Chigi difende il lavoro»; «Esportazioni, una crescita record»; «I conti nella giusta direzione».
Messaggi vergati per tranquillizzare l\'elettorato senza far mai il minimo cenno ai problemi concreti. Il Mattinale è composto più o meno da una ventina di cartelle che vengono spedite via mail. Ha uno stile grigio-istituzionale, severo e accigliato, cercando così di ingannare sulla credibilità. Non ammette digressioni o svolazzi di alcun genere; l\'ironia è bandita per i possibili equivoci di interpretazione, sempre in agguato con chi non è avvezzo a pensare, ma solo a obbedire con solerzia. Gli argomenti trattati sono sempre quelli di stretta attualità, quindi l\'elenco è abbastanza ridotto.
In questo modo, si vuole anche impedire che il deputato, il senatore o il semplice funzionario del partito, si prendano la libertà di concionare su questioni su cui non hanno ricevuto alcun tipo di indicazione e su cui non hanno titolo di commentare; si parla e si dice solo quello che sta scritto in quelle venti cartelle, di altro no. Emergenze a parte. C\'è stata, infatti, più di un\'occasione in cui il Mattinale ha dovuto reindirizzare le sobrie menti berlusconiane nella direzione giusta, perché il Cavaliere l\'aveva sparata più grossa del solito e dunque bisognava correre ai ripari.
È stato quando, per fare un esempio, Berlusconi se ne uscì ipotizzando «lo sciopero» dei lettori verso una stampa che, a suo dire, era capace di riempire le pagine dei giornali solo di menzogne e varie cialtronerie contro di lui. Con invidiabile nitore, il bollettino informò l\'entourage che sulla libertà di stampa l\'Italia poteva vantare «una licenza senza limiti nel creare fatti per poterli criticare», cosa ritenuta, con tutta evidenza, incompatibile con la democrazia.
Val la penadi ricordare alcune perle di saggezza berlusconiana, sintetizzate in un breviario che gli adepti non dimenticano mai di portare con loro, in modo da poterlo sfogliare febbrilmente per avere sempre chiara la rotta da seguire. Magistratura? «Superbia e pretese». Gradimento? «Silvio meglio di tutti»; «Il vero Caimano è solo Veltroni». Il modello Italia? «È vincente». L\'opposizione? «Confusa e demagogica». Il governo? «Efficienza e consenso». Senza scomodare il libretto rosso di Mao o la Repubblica del Socing di Orwell, viene in mente comunque, scorrendo questi punti, il grigiore antidemocratico e oscurantista, caposaldo della cultura d\'apparato del Pci agli inizi degli anni Cinquanta.
In più occasioni, la necessità di aggiustare strepitose gaffe di Silvio o dei suoi migliori sodali ha costretto gli amanuensi del Mattinale a vere arrampicate sugli specchi che poi, rilette alla luce dei fatti e delle cronache giudiziarie, hanno strappato più di un sorriso. Un esempio per tutti: «Scajola: siamo la democrazia del fare». Insomma, il Mattinale come kerigma del governo? Peggio. Di fatto, è una piccola antologia di totalitarismo neanche troppo strisciante, che presuppone assenza di agibilità democratica, di diritto di critica e, soprattutto, di possibilità di scelta.
Perché c\'è uno solo uomo che ha sempre ragione e non lo si può contraddire. E stiamo parlando del «partito dell\'amore», partorito dalle menti che sovrintendono al buon funzionamento della fabbrica del popolo, che hanno trasformato gli avversari politici in «nemici», attraverso l\'utilizzazione di un linguaggio demonizzante fondato sul dualismo «noi/loro. «Noi» buoni, ovviamente, «loro» cattivi. «Noi tuteliamo gli elettori, loro frenano la democrazia»; «Noi aperti ai confronti, loro profeti del tanto peggio»; «Noi consapevoli delle priorità, loro sconfessati dal Colle». Il «loro» è poi rappresentativo di tutti quelli che non sono d\'accordo con lui, anche se sono alleati.