BUTTAFUOCO E FIAMME SUL CAMPIELLO CHE CONFINDUSTRIA HA DATO IN PASTO AI BENPENSANTI DE’ SINISTRA


Pietrangelo Buttafuoco per "il Foglio"

Pietrangelo Buttafuoco

Ma che tartufi questi di Confindustria. Hanno un giocattolo di compensazione culturale - il Campiello, il premio letterario - lo hanno custodito negli anni facendone una vetrina perfino più decorosa del pollaio Strega; hanno tenuto in serbo, ogni anno, Bruno Vespa (da sempre cerimoniere della serata finale) ma, adesso, coi tempi che corrono, non è andata a finire che lo cacciano?

Sabato, 7 settembre, alla Fenice - ci chiamano da Padova - non ci sarà più Bruno. Proprio tartufi, questi di Confindustria. E lo fanno per pura ansia sociale. Diocenescampi qualcuno possa pensare siano troppo padroni e assai ricchi, dunque di destra, buttano in Laguna Vespa per prendersi infine, quali conduttori della serata di premiazione al Teatro la Fenice, nientemeno che Neri Marcorè e Geppi Cucciari e così correre al meglio coi tempi, sempre nel verso giusto. Tartufi, tartufissimi, sono.

Bruno Vespa

L'aspirazione dei ricchi italioti è sempre quella di buttarsi a sinistra. Una volta lo facevano per ricavare uno sconto - "non si sa mai!" - nel Dì dell'Esproprio proletario. Adesso lo fanno per compensare il senso di colpa tutto culturale di sentirsi comunque puzzoni con la partita Iva, sempre a rischio di finire tra le comparse di "Natale a Cortina". Inesorabilmente tartufi. Sempre in cerca di un Orgone. Figli più di Molière che di Goldoni, borghesi di biacca e non di bauta, ovvero la maschera dei veri gentiluomini delle Venezie, accompagnano all'uscita Vespa-Orgone, manco fosse Marzullo espunto dai palinsesti culturali Rai, per farsi dire "bravi!" dai capi dipartimento delle pagine culturali dei giornali. Tartufi, decisamente.

fabio fazio1

Con Marcorè, che ha la risata impegnata, e con Geppi, poi, ridotta a fare la vice Dandini dopo che il suo manager, Beppe Caschetto, malauguratamente, l'ha costretta a fare il Primo maggio a piazza San Giovanni e rovinare il meraviglioso ossimoro dell'essere sardi e comici, i confindustriali hanno svelato il desiderio nascosto di tutta una vita: streghizzarsi, ossia, competere sul terreno del ciripiripì salottiero con il premio del liquore Strega. Tartufi da capire, magari.

CUCCIARI

Tutta una vita a patire il confronto con Enzo Siciliano e Maria Bellonci ieri, pur avendo quella meraviglia di Giuseppe Berto nell'albo d'oro e tutta un'ansia, oggi, di dover eguagliare chissà chi, poi, forse Walter Siti che ha quel suo non so che di RaiRadio3 dove per ogni tot di megahertz c'è sempre un tanto di "Pasolini"? Tutto questo - insomma - per farsi a settembre la "serata Capalbio" a Venezia ed elemosinare così al potere culturale un'oncia di correttezza ideologica?

Neri Marcore

E' notorio che lo Strega sia il premio più intramato d'Italia, il Campiello - invece - era un premio serio dove difficilmente le case editrici potevano giocarsi la riffa ma i tartufi, si sa, finiscono per tartufare. Tartufi in cerca di una Capalbio, dunque. Tartufissimi. E cauti. Cacciare Vespa e prendersi Marcorè e Cucciari, infatti, è solo un primo passo. Ed è una scelta di decantazione quella della coppia comica.

Serve, appunto, a creare un cuscinetto igienico e preparare così, il prossimo anno, l'arrivo degli arrivi. Tartufi sotto il Caschetto, magari. Non è più stagione per i conduttori istituzionali, si sa, va via Marzullo dalle patrie lettere, deve andar via anche Vespa. E anche il contentino della diretta per Rai5 è pronubo di quel che succederà nella prossima edizione: lo speciale "Che tempo che fa" perché il vero spoils system, l'ideale di tutti i tartufi, è tutto qui: togliere Vespa e mettere Fabio Fazio. Finirà così. E non sarà più Natale a Cortina.