CADONO LE TESTE DEI FIGLI DI PUTIN: VLADIMIR COMINCIA L’EPURAZIONE DEL GOVERNO PARTENDO DAL VERTICE
Luigi De Biase per "Il Foglio"
Con una mossa inattesa il vicepremier Vladislav Surkov ha abbandonato ieri ogni incarico nel governo russo. Le dimissioni sono finite all'ora di pranzo sulla scrivania di Vladimir Putin, che le ha accettate senza perdere tempo. Surkov è uno dei personaggi più in vista nella politica russa, nell'ultimo anno s'è occupato soprattutto di innovazione, ma il suo peso va ben oltre i compiti ufficiali: è un consigliere preparato, è l'uomo che ha suggerito per anni le mosse di Putin, è una specie di eminenza grigia nei palazzi del potere russo.
Ed è anche per questo che le dimissioni sono un fatto politico importante a Mosca. Ieri il portavoce del Cremlino è stato attento alle parole, ai giornalisti ha detto soltanto che la scelta è venuta dopo un incontro fra Putin e il governo, mentre Surkov s'è limitato a scrivere un messaggio scheletrico sulla sua pagina di Facebook ("risponderò una volta sola: è tutto vero").
Ancora non è chiaro che cosa abbia spinto il vicepremier verso le dimissioni, ma molti sospettano che sia un siluramento in piena regola. Nelle ultime settimane Vladimir Putin ha criticato apertamente il governo, lo ha fatto anche due giorni fa durante una riunione con il primo ministro, Dmitri Medvedev, e con i suoi collaboratori più stretti.
La Russia ha qualche problema con i conti, per gli economisti vicini al Cremlino il paese è tecnicamente in recessione e l'umore di Putin non è un segreto per pochi intimi amici: un sito internet molto popolare, Lifenews.ru, ha pubblicato il mese scorso un video in cui il capo del Cremlino invita i suoi a darsi da fare per evitare conseguenze peggiori ("Se non riusciremo ad alzare la qualità del nostro lavoro dovrò concludere che non so fare questo mestiere, oppure che voi non siete capaci e che quindi dovete andare a casa - diceva Putin nel filmato - Ma non fatevi illusioni su questo punto: io propendo per la seconda ipotesi").
Insomma, Surkov potrebbe essere la prima vittima di questa logica, e sarebbe una vittima davvero eccellente dato che siede nell'anticamera di Medvedev. Ma questo ministro è legato anche ad altri scandali scoppiati di recente nel paese: per esempio è nella Fondazione Skolkovo, il corpo di imprenditori e burocrati che gestisce lo sviluppo di un grande polo tecnologico alle porte di Mosca.
Secondo il progetto originale, Skolkovo doveva essere una versione russa della Silicon Valley, un grande esempio per la modernizzazione del paese, e infatti il disegno era sostenuto da Medvedev e da ministri liberali come il responsabile dell'Economia, Arkady Dvorkovich. A quanto pare i soldi sono arrivati, molte società hanno accettato di investire su Skolkovo, ma i lavori sono praticamente fermi. Adesso anche una squadra di investigatori s'è messa a seguire il caso: la polizia indaga su una truffa da 800 milioni di dollari e il numero due della Fondazione, Alexey Beltyukov, è stato costretto a lasciare l'incarico in attesa che la sua posizione sia più chiara.
Surkov ha attaccato l'inchiesta la scorsa settimana, ha criticato la fuga di notizie che riguarda crimini "ancora da dimostrare", e il giorno seguente il capo del comitato investigativo ha risposto con un articolo duro sul quotidiano Izvestia. Oggi il particolare non passa certo inosservato. Ma è difficile che Putin possa rompere davvero con il suo consigliere. Surkov ha 49 anni e siede accanto al presidente dall'inizio della sua ascesa al Cremlino. E' un conservatore, a lui si deve il concetto di "democrazia sovrana", la tesi politica che sta alla base del putinismo: per molti rappresenta l'incarnazione stessa della dottrina.
In Russia ogni piega della cosa pubblica dipende dal vertice, il presidente amministra i settori chiave dell'economia, sceglie i governatori, guida di fatto le azioni del governo. Anche il sistema dei partiti, il gioco fra maggioranza e opposizione, ruota intorno al Cremlino: la democrazia esiste, ma viene dall'alto. Surkov ha spiegato la settimana scorsa agli studenti della London School of Economics che questo schema ha permesso al paese di diventare "stabile" e di tornare fra le potenze mondiali dopo gli anni tormentati di Boris Eltsin.
Il romanzo mistico degno di Carrère C'è una specie di velo mistico intorno a Surkov, in un certo senso la sua vita sarebbe perfetta per un romanzo di Carrére. L'uomo è nato con il nome di Aslanbek Dudaev ed è cresciuto in Cecenia senza un padre, ma la storia di quegli anni s'è scoperta soltanto nel 2011, dopo un'inchiesta del quotidiano Novoye Vremya.
Ai tempi del liceo portava i capelli lunghi come i Pink Floyd e i pantaloni di velluto, era uno studente perfetto, aveva i voti più alti della scuola e un debole per la poesia. Entro la fine degli anni Ottanta, all'epoca della Perestroika, aveva cambiato almeno tre volte corso di laurea e s'era fatto espellere da una scuola di recitazione per colpa di una rissa.
La fortuna è arrivata pochi mesi più tardi, quando ha cominciato a frequentare la palestra in cui s'allenava Mikhail Khodorkovski, che prima l'ha assunto come guardia del corpo e gli ha poi affidato le relazioni pubbliche del suo ufficio. Allora Khodorkovsky era uno degli uomini più ricchi del paese, guidava un impero di banche e di miniere costruito grazie ai rapporti con il Cremlino, ma era prima che Putin decidesse di cancellare la generazione degli oligarchi (Khodorkovsky si trova oggi in carcere per reati fiscali, anche se molti credono che la storia dell'evasione sia soltanto una scusa per allontanarlo dalla politica).
Un uomo dell'opposizione, Boris Nemtsov, ha detto una volta che "Slava" si muove in politica come un vascello nell'acqua, conosce sempre la direzione giusta, con Eltsin era un liberale formidabile e con Putin ha guadagnato la fama dell'autocrate.
Secondo un altro oppositore, Eduard Limonov, Surkov ha trasformato la Russia in un "teatro postmoderno", un grande laboratorio per i suoi esperimenti politici. Come l'idea di fondare i Nashi, il gruppo giovanile che sostiene Putin e segue regole piuttosto controverse, o quella di spingere i ministri del governo verso autori come Lyotard e Derrida. Surkov ha ricoperto decine di incarichi negli ultimi dieci anni, è passato dai rapporti con la chiesa ortodossa ai progetti spaziali, s'è innamorato del rapper americano Tupac Shakur, ha trovato il tempo di scrivere un romanzo intitolato "Almost Zero" in cui si raccontano le carneficine fra gang mafiose che si contendono i diritti per pubblicare i manoscritti di Pushkin e Nabokov.
Per Mikhail Prokhorov, il miliardario che ha sfidato Putin alle ultime elezioni senza troppa fortuna, le dimissioni di oggi rappresentano "la fine della democrazia sovrana". Ma chi conosce Surkov di persona dice che è ancora troppo presto per vederlo affondare.