CAIO COME SPARTACUS! - L'AD DI POSTE AVREBBE SBATTUTO IL TELEFONO IN FACCIA A FILIPPO SENSI, PORTAVOCE DI RENZI, CHE SI OPPONEVA ALLA NOMINA DI GIUSEPPE FORTUNATO, DALEMIANO DI FERRO, ALLE RELAZIONI ISTITUZIONALI DELLA SOCIETA' - SENSI SMENTISCE: ''NON HO CHIAMATO CAIO, NON CONOSCO FORTUNATO E NON HO MESSO BOCCA NEL PROCESSO DI SELEZIONE'' - DAGOREPLICA: CONFERMIAMO LA NOTIZIA SUI RENZIANI CHE HANNO STOPPATO LA NOMINA


francesco caio

REPLICA DI FILIPPO SENSI:

 

''Non ho chiamato Caio, dunque non mi è stato sbattuto il telefono in faccia. Non conosco Fortunato e non ho messo per niente bocca su un processo di selezione di cui non so nulla.''

 

 

DAGONEWS

 

Caio come Spartacus? Il tecnofilo preferito di Enrico Letta, ma nominato al vertice di Poste Italiane da Renzi, si è ribellato all'ennesimo intervento governativo nelle nomine delle partecipate.

 

Caio ha infatti scelto Giuseppe Antonio Fortunato come nuovo responsabile degli Affari Istituzionali. Chi è costui? Capo della Segreteria di D'Alema quando era ministro degli Esteri, è poi stato in Finmeccanica per 7 anni, tra Roma, Mosca e Bruxelles, finché il dalemiano Moretti non lo ha silurato ed è diventato consulente del Ministero dell'Economia, nel febbraio 2015.

 

giuseppe antonio fortunato

Lì è stato delegato da Padoan (pure lui dalemiano) a occuparsi delle partecipate pubbliche, tra cui Poste, e ora Caio lo ha chiamato, e il suo contratto dovrebbe iniziare a giugno, per un ruolo molto delicato nell'anno della privatizzazione del gruppo. Pare che quando la notizia sia arrivata nei corridoi di Palazzo Chigi, Filippo Sensi abbia telefonato a Caio "suggerendogli" di riconsiderare l'assunzione.

RENZI E SENSI

 

A quel punto Caio avrebbe risposto: ''Se volete, me ne vado io'', attaccando il telefono in faccia al portavoce del premier. E non sarebbe l'unico: molti manager pubblici lamentano l'atteggiamento del governo, che non si limita a nominare i capi (prerogativa che è nei suoi poteri), ma interferisce nella gestione quotidiana delle partecipate, nelle nomine dei dirigenti di seconda fascia e nelle strategie industriali. Il problema è che l'atteggiamento è sempre di autorità e non di autorevolezza. E il bullo fiorentino, dopo i diplomatici e i funzionari europei, rischia di essere ostacolato anche dalla classe dirigente italiana...

giuseppe antonio fortunato