TRA CALENDA E DI MAIO PIANGE IL TELEFONO: “SE IL MINISTRO MI CHIAMA? A LUI NON PRENDEREI NEPPURE LA TELEFONATA” – I VETI INCROCIATI CHE FRENANO IL CENTRO-TAVOLA: IL CHURCHILL DEI PARIOLI NON VUOLE SENTIR PARLARE DI DI MAIO. MA CON LUI NON PARLANO NEANCHE RENZI E MASTELLA - L'ASSE TRA SALA E LUIGINO CONVINTO DI RIUSCIRE A DIALOGARE ANCHE CON IL PRIMO CITTADINO DI FIRENZE DARIO NARDELLA E IL BARESE ANTONIO DECARO – MASTELLA GONGOLA: “OH, M'HANNO CERCATO PURE QUELLI DI PIZZAROTTI”
-Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
«Nei prossimi giorni, tra le altre cose, devo risentire al telefono il sindaco Sala», diceva in privato Luigi Di Maio giovedì scorso, all'atto di fornire agli ultimi arrivati di Insieme per il futuro qualche delucidazione aggiuntiva sui suoi piani futuri. Più o meno nelle stesse ore, nella saletta ospiti di Porta a porta , il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro scaldava l'ugola nell'attesa di sottoporsi alle domande di Bruno Vespa, declamando di fronte ai presenti, ad alta voce, che «io per mia natura parlo sempre con tutti, figuriamoci se non parlo anche con Di Maio...».
Come il terrore del vecchio thriller hollywoodiano con Burt Lancaster - quello in cui una donna, a causa di un contatto telefonico, intercettava il piano omicida di due sconosciuti - all'alba dell'ultima estate della legislatura «il grande centro corre sul filo». Dismesse le antiche liturgie che un tempo accompagnavano progetti analoghi («cosa bianca», «rosa bianca», «terzo polo»), scartato il ricorso alla convegnistica de visu che prevedeva soggiorni estivi in luoghi con prezzi da bassa stagione (da Fiuggi a Chianciano, passando per Assisi), la grande opzione centrista stavolta prende forma a suon di telefonate.
Basta mettere fuori il naso dal campo largo di Enrico Letta, stando ben attenti a non superare il confine del centrodestra, ed eccolo là, il grande groviglio telefonico di tutti che parlano con tutti, rigorosamente al telefono, alla ricerca di un'interlocuzione suggestiva, un'ambizione comune, un dialogo nuovo, un confronto, un terreno, un piano per vivere e sopravvivere.
«Oh, m' hanno cercato pure quelli di Pizzarotti», confessava qualche giorno fa agli amici Clemente Mastella, tessitore politico e telefonico di una tela centrista che i suoi tanti amici definiscono, parafrasando Guccini, «fra la via neodemocristiana e il West». L'ex ministro della Giustizia ha parlato con Di Maio e sente abbastanza di frequente anche Matteo Renzi, che però con Di Maio non parla. Lo stesso Renzi che, nella serata finale dell'ultimo Festival di Sanremo, aveva inaugurato la via telefonica al centro chiamando al cellulare Giovanni Toti e scoprendo che anche il presidente della Liguria si trovava al Teatro Ariston («Vabbe' - avevano convenuto - a questo punto incontriamoci fuori subito dopo la premiazione di Mahmood e Blanco»).
Il progetto dei due di dar vita a una federazione centrista con gruppi unici alla Camera e al Senato, cementato durante la settimana di votazioni per il Quirinale, si era fermato con lo scoppio della guerra in Ucraina, che aveva scombussolato le priorità del dibattito politico. Anche se ancora oggi, a mesi di distanza, l'ex ministro Gaetano Quagliariello - partner politico di Toti - parla di continuo con Matteo Richetti (calendiano) ed Ettore Rosato (renziano).
Li incontra di persona, al Senato; ma visto che il telefono garantisce una maggiore privacy, nel momento della legislatura in cui tutti a Palazzo Madama fanno caso a chi parla con chi, molto spesso si sentono tramite cellulari. A volte, il giro di telefonate si trasforma in una catena di Sant' Antonio.
Di Maio, parlando col sindaco di Milano Sala, è convinto di riuscire a estendere la sua tela a interlocuzioni con altri sindaci di centrosinistra, dal primo cittadino di Firenze Dario Nardella al barese Antonio Decaro. Mastella è sicuro di riuscire a chiudere il cerchio parlando invece con Renzi.
Né Renzi né Mastella parlano al telefono con Carlo Calenda, che all'epoca del tentativo di far nascere un governo Conte bis rivelò pubblicamente di aver ricevuto una telefonata del sindaco di Benevento, con una proposta «tipo tu appoggi Conte e il Pd appoggia te a Roma» («Che squallido!», reagì Mastella). Di Maio ha confessato che lui, col leader di Azione, ci parlerebbe pure. È l'altro, però, che non vuole parlare con lui. «Sì, ma se lui ti telefona?», hanno chiesto l'altro giorno a Calenda. Risposta: «A Di Maio non prenderei neppure la telefonata».