IN CAMBIO DEI VOTI AVREBBE PROMESSO POSTI DI LAVORO AI FIGLI DEI MAFIOSI MA ANCHE SOLDI, PACCHI DI PASTA E BUONI BENZINA: A PALERMO ARRESTATO L’EX CONSIGLIERE FDI MIMMO RUSSO (SUBITO SOSPESO DAL PARTITO) CON L’ACCUSA DI CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA E VOTO DI SCAMBIO POLITICO-MAFIOSO – “DOBBIAMO VOTARE TUTTI MIMMO”, È STATO PER DECENNI L'ORDINE DI SCUDERIA DEI BOSS DEI QUARTIERI POPOLARI - SI MUOVE LA COMMISSIONE ANTIMAFIA...

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Riccardo Lo Verso per il Messaggero - Estratti

 

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Per un ventennio è stato il chiacchierato ras dei voti nelle borgate di Palermo, leader dei precari che in questi giorni stanno firmando, dopo vent'anni di attesa, i contratti di stabilizzazione con la pubblica amministrazione.

 

«Tu devi votare che i figli di quelli in galera devono entrare», diceva Mimmo Russo. Si fidava solo dei "cristiani". E cioè dei mafiosi. Se non davano certe garanzie «io li butto», diceva. Russo, 69 anni, ex consigliere comunale approdato per ultimo in Fratelli d'Italia (che lo ha sospeso), è stato arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso, oltre che per estorsione aggravata e corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio.

 

La notizia ha allarmato la Commissione parlamentare Antimafia che ha chiesto gli atti delle inchieste di Palermo, Bari, Torino. Tutte e tre riguardano, con vicende differenti, il mercimonio dei voti.

 

 

 

Quattro mandati elettorali in cui, secondo l'accusa e i tanti pentiti che lo tirano in ballo, Russo (subito sospeso da Fdi) ha goduto dell'appoggio costante di Cosa Nostra. Contatti trasversali, i suoi, con diverse famiglie mafiose. Da Porta Nuova, che ingloba la parte centrale della città compreso il rione Borgo Vecchio dove Russo ha impiantato il suo Caf, alla periferia dello Zen, uno dei quartieri più popolari di Palermo.

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In cambio Russo avrebbe inserito i mafiosi e i loro parenti nell'orbita delle cooperative e delle associazioni finanziate con fondi pubblici per svolgere lavori socialmente utili. Oppure li raccomandava per farli lavorare nei supermercati di un noto marchio.

 

Altre volte impiegava i mafiosi nel suo Caf affinché ottenessero la scarcerazione grazie all'affidamento in prova ai servizi sociali. È accaduto ad esempio con Antonino Siragusa, condannato per l'omicidio dell'avvocato penalista Enzo Fragalà, barbaramente ucciso a bastonate sotto il suo studio ad una manciata di metri dal palazzo di giustizia. Siragusa è uno dei dieci pentiti che accusano Russo.

 

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«Dobbiamo votare tutti Mimmo», è stato per due decenni l'ordine di scuderia dei mammasantissima dei quartieri popolari, capaci di controllare gli elettori davanti ai seggi. Come? «Pigliamo i ragazzi e gli diciamo mettiti qua tu porta i tuoi parenti», ha raccontato un collaboratore di giustizia. I voti non erano gratis: Russo avrebbe messo a disposizione dei mafiosi anche soldi, buoni benzina e pacchi di generi alimentari da distribuire agli elettori. Altre volte avrebbe promesso la sponsorizzazione delle feste di quartiere con la musica dei neomelodici che tanto piacciono ai mafiosi che si gonfiano il petto sotto il palco.

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LE MINACCE E IL PERDONO L'ex consigliere, che nel 2022 mancò la rielezione, una volta rischiò grosso. Tradì l'impegno di fare avere un finanziamento pubblico ad un comitato e lo volevano ammazzare. «Mimmo Russo è un morto che cammina, dentro il pozzo lo dovevamo buttare, io l'ho salvato», raccontò un altro collaboratore di giustizia. Poi arrivò il perdono e tutto riprese a funzionare come prima.

 

L'accordo con i mafiosi si sarebbe concretizzato anche quando Russo ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione urbanistica del Consiglio comunale di Palermo. 

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