LA CAMPAGNA ELETTORALE È INIZIATA DAVVERO E SI SFIDANO I DUE CANDIDATI: TRUMP CONTRO OBAMA - IL PUZZONE ARANCIONE DOPO IL FLOP DI TULSA E ORGANIZZA UN ALTRO RADUNO, STAVOLTA PIENO DI GENTE, E ANNUNCIA NUOVI DAZI CONTRO FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA E REGNO UNITO - OBAMA FA UN COMIZIO VIRTUALE E PER LA PRIMA VOLTA PARLA DI TRUMP IN MODO DIRETTO, ACCUSANDOLO DI ''DIVIDERE IL PAESE'', CON UN GOVERNO ''CAOTICO, DISORGANIZZATO E MALIGNO''. BIDEN MENO PARLA E MEGLIO È
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Anna Guaita per “il Messaggero”
Attaccare. Questa è la tattica difensiva che Donald Trump preferisce. Andare sempre all'attacco, soprattutto di Paesi e alleanze straniere, in modo da creare reazioni di patriottismo fra gli elettori. Anche oggi il presidente sceglie questa tattica, preparandosi a scatenare una nuova serie di dazi su prodotti europei e alzarne altri già elevati nel 2018. La sua lite con l'Europa sembra destinata a riaccendersi proprio verso settembre, a ridosso delle elezioni.
A subire la nuova ondata di dazi dovrebbero essere prodotti importati da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, che potrebbero rincarare addirittura del 100%, mentre tariffe più contenute, fra il 15 e il 25% dovrebbero essere affibbiate ad alcuni import europei già tassati due anni fa, come formaggio, yogurt arance, e questo passo colpirebbe anche l'Italia. La guerra commerciale fra l'America e l'Europa è esplosa dopo che da 14 anni le due potenze erano rimaste in uno stato di contrasto latente sulle sovvenzioni che ciascuna dava alla propria industria aerospaziale.
L'Organizzazione mondiale del commercio ha dato agli Usa il diritto di rifarsi per il supporto dato dall'Europa al consorzio Airbus, ma ha poi anche dato il diritto all'Ue di rifarsi a sua volta per il supporto dato da Washington alla Boeing. E invece di trovare un accordo negoziale, è scoppiata questa guerra, fortemente voluta da Trump, che non dà grande valore alle alleanze. Ora poi che i sondaggi lo danno in sofferenza, non si vede come il presidente possa scegliere la strada del negoziato tranquillo, che a suo giudizio non eccita la base elettorale.
Secondo un sondaggio del New York Times e del Siena College, Trump ha perso altri due punti, scendendo al 36% di approvazione, mentre il suo rivale alle presidenziali di novembre, Joe Biden, sale al 50%. Solo una settimana fa, Trump era al 38, e un mese fa era al 43. Stretto fra la crisi del Covid, che invece di rallentare sta accelerando proprio negli Stati del sud che gli dovrebbero essere più fedeli, e l'insorgere del movimento per la giustizia razziale, Trump perde consensi anche in quei settori della società che nel 2016 gli sono stati cruciali per la vittoria, come le donne bianche e gli anziani.
Martedì poi Biden ha messo in campo la sua arma migliore, l'ex presidente Barak Obama. I due hanno tenuto un evento virtuale per la raccolta di fondi che ha attirato 180 mila partecipanti e ha raccolto oltre 7 milioni di dollari dalla base e altri 3 milioni e mezzo fra i donatori vip, per un totale di oltre 11 milioni, a riprova di quanto ancora Obama sia popolare fra le file dei democratici. Per la prima volta l'ex presidente ha anche parlato di Trump in modo diretto, senza peli sulla lingua, accusandolo di aver contribuito a «dividere il Paese», con un approccio al governo «caotico, disorganizzato e maligno», e ha indicato in Biden il candidato in grado di «sanare il Paese e rimetterlo in moto».
LA STRATEGIA
Obama ci ha tenuto a chiarire che non se la prende con tutti i repubblicani (in un chiaro tentativo di attirare a Biden sia gli indipendenti che i repubblicani moderati), anzi ha notato come lui stesso avesse avuto disaccordi con il predecessore George Bush, ma che quello non aveva mai cessato di «credere nelle istituzioni, nella Costituzione e nella leadership mondiale degli Stati Uniti». Mentre il duo democratico intratteneva decine di migliaia di sostenitori per via virtuale, Trump invece otteneva in Arizona quel bagno di folla che non era riuscito ad avere sabato sera in Oklahoma. Almeno 3 mila giovani si sono riuniti in una mega-chiesa evangelica, scandendo a squarciagola «Usa! Usa!»