UNA CAMPAGNA MAL-DESTRA - NEI SONDAGGI DELLA GHISLERI SI CONFERMA IL FLOP SOPRATTUTTO DELLA LEGA, TERZA AL 17,6%, DIMEZZATA RISPETTO AL 34% DELLE EUROPEE 2019 - CONTINUA “L’EFFETTO-SINDACI”: PD PRIMO PARTITO (19,5%) TALLONATO DA FRATELLI D’ITALIA CON IL 19,2%, M5S AL 16,2 - MA LETTA HA POCO DA FESTEGGIARE: A SINISTRA I CONSENSI NON SFONDANO E LA VITTORIA ALLE AMMINISTRATIVE SEMBRA PIÙ FRUTTO DEGLI ERRORI DI SALVINI E MELONI...
-Alessandra Ghisleri per “La Stampa”
L'imminente scenario politico ed economico nel quale siamo proiettati ci pone l'obbligo di una riflessione in merito ad una situazione alquanto articolata. Nelle nostre rilevazioni diffuse a Porta a Porta il 14 settembre, le ultime pubbliche prima della par condicio con il divieto di divulgazione di tutti i sondaggi, una sorpresa aveva preso corpo nel ranking delle intenzioni di voto: il Pd con il 19,4% era proiettato ad essere il primo partito nazionale davanti a FdI che registrava il 19,1%.
A seguire compariva la Lega di Matteo Salvini in contrazione con il 18,5% delle preferenze. In quarta posizione registravamo il M5S con il 17,1%. Al momento tutto appariva come uno "svarione" dettato più dal mood dell'attimo dell'opinione pubblica che da una presa di posizione certa da parte degli elettori.
E' necessario definire che in questi sondaggi settimanali il campione di 800 -1.000 casi rivela un errore statistico tra il 3,5% e il 3,1%; il che significa che i 4 dati rilevati erano in perfetta sovrapposizione - e quindi intercambiabili - pur presentandosi in un ordine definito.
Durante il silenzio elettorale le nostre "macchine" non hanno smesso di testare il territorio nazionale sulle intenzioni di voto e ciò che sembrava un semplice risultato sgrammaticato continuava a comparire nella stessa scala.
Un altro dato sconcertante emerso si presentava sotto il cappello dell'astensione in un intervallo registrato tra il 36,0% e il 38,0%. Nel momento del silenzio elettorale non sono mancati fatti politici carichi di una certa rilevanza a partire dalle interviste rilasciate dal ministro Giancarlo Giorgetti e del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in cui si mettevano in dubbio le scelte delle candidature e non solo, il caso Morisi, le indagini di Fanpage , la manifestazione "no green pass" a Roma trasformatasi in un raduno violento con l'assalto alla Cgil, il sit-in dei portuali di Trieste e il corteo pacifico romano in supporto al Sindacato di cui è stata violata la sede centrale.
Il tutto con l'obbligo definito per legge del green pass obbligatorio per poter lavorare. Le elezioni amministrative che interessavano un elettore su quattro, hanno convalidato un duplice risultato: la grande astensione e la riuscita del Pd nella riconferma delle sue grandi città.
Oggi a cinque giorni dal voto la nuova rilevazione ci pone nuovamente l'elenco dei partiti nello stesso ordine di un mese fa: il Pd ancora primo partito con il 19,5% tallonato da FdI con il 19,2%. Entrambi statici con solo un +0,1% rispetto alla precedente rilevazione pubblica. Chi invece sembra accusare maggiormente il colpo delle elezioni è la Lega di Salvini (17,6%) con il M5S (16,2%), entrambi con quasi un punto percentuale di differenza in un mese.
Nell'elenco non sfugge il guadagno di +0,8% per FI che si attesta all'8,1% e di Azione di Carlo Calenda con un +0,7% che protocolla a livello nazionale un buon 4,5%. Certo questi numeri sentono forte l'emotività non convenzionale del momento, tuttavia è come se la politica oggi avesse registrato una crisi simultanea di domanda e offerta che sembra usurare quella connessione speciale tra partiti, leader ed elettori.
Si stanno aprendo ampi spazi - con pochi confini - che «spaventano e attirano» scriveva Charles Baudelaire («l'espace affreux et captivant»). E a conti fatti i partiti al di fuori delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra con il M5S, nelle intenzioni di voto, sono in un intervallo tra l'8,0% e il 10,0% (Azione 4,5% - Italia Viva 2,0% - +Europa 1,2% - fed. dei verdi - Europa Verde 2,1%,).
Che il Pd sia in discreta salute è dimostrato dagli ultimi risultati elettorali, tuttavia il mancato guadagno di importanti percentuali per una crescita definita e scalare porta alla considerazione che la sua vittoria alle ultime elezioni amministrative sia principalmente dovuta alla scarsa performance, su diversi livelli, dei suoi avversari principalmente Lega e FdI.
L'elettorato di questi ultimi chiede infatti maggiore unità, non solo nelle parole e nelle photo opportunity, ma da ritrovare in una strategia comune dettata da un'unica cabina di regia dove con meno competizione interna possano arginare la fuga di consensi sui loro cavalli di battaglia.
Del resto queste elezioni per un italiano su due non avranno alcun impatto sull'azione del governo che continua a riscuotere un buon successo nell'indice di fiducia (47,4%). Ad oggi anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, rileva un consenso ancora importante (54,2%), tuttavia mostra una lieve flessione di quasi 2 punti percentuali rispetto ai primi di settembre.
Oggi al premier si pongono due importanti posizioni da tenere sotto controllo: da una parte il mantenere saldo l'equilibrio del governo da chi ne insidia continuamente la stabilità politica, dall'altra lo svelarsi di tutte quelle questioni irrisolte per i cittadini che la pandemia, come una bolla, ha soffocato e che oggi ritornano come un mantra insieme alla realizzazione concreta dei progetti del Pnrr.
Ovvero il lavoro e il benessere economico (30,1%), l'emergenza sanitaria (19,1%) in flessione, le tasse (14,7%) in grande rispolvero, il carovita (11,2%), la cura dell'ambiente (8,8%), i servizi per le famiglie (6,0%) e il rispetto dei diritti civili (5,6%). La grande incognita politica sullo sfondo resta sempre dove si muoverà il grande bacino dell'astensione.