DAL CAMPO LARGO AL CAMPO SANTO E’ UN ATTIMO: COME SI RIESCE A PERDERE LA LIGURIA DOPO UNA INCHIESTA E L’ARRESTO DEL GOVERNATORE TOTI E’ QUALCOSA CHE PUO’ RIUSCIRE SOLO AL CENTROSINISTRA – INTORNO AL PD (AL 28 PER CENTO, AUMENTATO IL CONSENSO DELLE EUROPEE), C’E’ IL DESERTO: IL M5S EVAPORA DILANIATO DALLA GUERRA GRILLO-CONTE - A CONTI FATTI, NELLE QUATTRO REGIONI ANDATE AL VOTO, PER ORA IL RISULTATO È TRE (ABRUZZO, BASILICATA, LIGURIA) A UNO (SARDEGNA)...
-Alessandro De Angelis per https://www.huffingtonpost.it
Doveva essere un rigore a porta vuota, che avrebbe dovuto rappresentare il primo goal del “tre a zero” – così diceva Elly Schlein - nella partita autunnale delle tre regioni al voto (Liguria, Umbria, Emilia-Romagna): l’inchiesta, l’arresto del governatore Giovanni Toti, il patteggiamento, i suoi che lo scaricano. E invece il centrosinistra ha perso di un punto.
Uomo partita, quella vecchia volpe di Claudio Scajola. Perché con i suoi voti su Imperia ha compensato una performance non brillante di Marco Bucci su Genova città, la zona dove evidentemente si è registrato di più l’effetto dell’inchiesta col porto come epicentro. Raramente, da quando c’è l’elezione diretta dei governatori, si è verificata una riconferma della coalizione uscente di fronte a uno scandalo che l'ha travolta.
Lo scarto, sia pur ridotto, rende più eclatante la beffa. Pur esigua numericamente è, politicamente, una disfatta, per una coalizione che solo qualche mese fa alle Europee, tutta assieme con Matteo Renzi aveva un vantaggio di sette punti e, senza Renzi, di quattro. In mezzo, da allora ad oggi, certo il centrodestra ha azzeccato il candidato, l’unico possibile.
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La verità è che la sconfitta, e qui il suo valore politico è più grande della Liguria, squaderna tutte le contraddizioni di una coalizione che non è tale, diversamente dal centrodestra – sia pur con mutati rapporti di forza - sta assieme da trent’anni. C’è il Pd, che ha avuto un eccellente risultato (28 per cento, aumentando il consenso delle Europee) e il deserto attorno. Deserto al centro, che nel Nord diventa un handicap rilevante: praticamente la coalizione di Andrea Orlando è disarmata sul fonte moderato (la civica con Calenda raccoglie solo l’1,8 per cento). E, se non il deserto, una frana molto seria sul fronte dei Cinque stelle, dimezzati rispetto alle Europee.
C’è poco da fare: mostra tutta la sua fragilità lo schema di una competizione identitaria tutta a sinistra, da cui si conferma il Pd come partito egemone, Avs come secondo partito della coalizione col 6,2 e una crisi dei pentastellati. Insomma, mutano i rapporti di forza, la somma non fa un’alternativa. Genova per loro (i Cinque stelle) è quasi un’ironia della storia, densa di conseguenze per il futuro. Lì è iniziata e lì finisce, politicamente, prima che si consumi l’epilogo a carte bollate tra il Fondatore e l’Elevato, diventato il Mago di Oz alla sua prova del fuoco: elevarsi da solo reggendo il peso del parricidio.
La sconfitta, e questo è il suo valore nazionale, è la sconfitta di un metodo, al tempo stesso, politicista e inerziale. L’idea cioè di un sistema di alleanze come discussione nominalistica – Renzi sì, Renzi no, Conte che a livello nazionale è alleato a metà e in Liguria irrinunciabile – sempre gli stessi, in un mutato gioco di ruoli. E l’idea che, a un certo punto ci sarebbe stata una spinta naturale “contro la destra”: l’unità come fine e non come mezzo per realizzare un progetto di cambiamento, da costruire politicamente, oltre la retorica dell’allarme democratico.
Anzi proprio l’allarme, come accade da un po’ di tempo a questa parte, la rende più bruciante. Perdi contro una coalizione travolta dallo scandalo, ma anche nel più acuto momento di contrapposizione con la destra su migranti, manovra, questione democratica, a conferma che nessuna indignazione può essere sostitutiva di una coerente politica alternativa. E’ tutto qui il rigore sbagliato. E, a conti fatti, nelle quattro Regioni andate al voto, per ora il risultato è tre (Abruzzo, Basilicata, Liguria) a uno (Sardegna). Lì Giorgia Meloni si è fatta l’autogoal col candidato. Altro che “spallata”.