CANTONATE SUL GOVERNO – IL PRESIDENTE DI ANAC NON GRADISCE DI ESSERE STATO TIRATO PER LA GIACCHETTA DA DI MAIO SULLA GARA PER LA VENDITA DI ILVA: “IL NOSTRO PROVVEDIMENTO È UN PARERE E NON CONTIENE SOLUZIONI, CHE INVECE VENGONO LASCIATE AL GOVERNO” – “CALENDA MI HA DETTO CHE CI ERAVAMO FATTI STRUMENTALIZZARE E IO GLI HO RISPOSTO...”
-Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Presidente Cantone, sulla base del vostro parere il governo annullerà la gara per la vendita dell' Ilva?
«Non credo possa farlo per questo motivo».
Che vuol dire?
«Il nostro provvedimento è un parere e non contiene soluzioni che, invece, vengono lasciate al governo che dovrà effettuare autonome valutazioni».
Ieri Di Maio ha dichiarato in Parlamento che sulla gara è stato fatto un pasticcio.
«È una sua legittima posizione che rispetto. Quando il ministro Di Maio, che è da sempre fautore della massima trasparenza, pubblicherà la nostra nota e la sua richiesta sarà tutto più chiaro».
Perché vi siete occupati di Ilva?
«Ci è stato chiesto. Una decina di giorni fa ho incontrato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Fra le altre cose mi ha parlato della vicenda Ilva e di possibili criticità nella gara, anticipandomi che ci avrebbero chiesto un parere. Ho prospettato che forse non eravamo competenti ma lui ha evidenziato profili di nostra spettanza ».
Quindi l' istanza è arrivata da Palazzo Chigi?
«No. E' stata mandata dal ministro competente e cioè quello dello Sviluppo economico per un parere. Abbiamo lavorato con la massima urgenza e in una settimana abbiamo risposto».
Voi avete svolto attività di vigilanza?
«Non abbiamo fatto accertamenti, né potevano farli. Nel parere spieghiamo che abbiamo agito per spirito di leale collaborazione istituzionale e sulla scorta dei dati fornitici, solo per esprimere una posizione giuridica».
Quali erano i dubbi del governo?
«Il primo era sulla legittimità dell' offerta presentata dalle parti con riferimento al rispetto dei termini intermedi e noi abbiamo risposto che dovevano rispettarli, precisando di non sapere se questo era stato fatto.
Il secondo riguardava la modifica della scadenza al 2023. E su questo riteniamo che un periodo più lungo di sei anni avrebbe potuto portare a riaprire i termini per le offerte».
E il terzo?
«Era stato fatto un bando che prevedeva la possibilità di rilancio, ma nella lettera per invitare le imprese non se ne fa cenno. Noi riteniamo che, malgrado la scarsa chiarezza della regolamentazione, si poteva anche consentire il rilancio, esprimendoci nello stesso modo dell' Avvocatura dello Stato ».
Ha parlato con il ministro Di Maio delle vostre conclusioni?
«Gli ho mandato il parere e naturalmente l' ho avvisato. Lo stesso ho fatto con il presidente del Consiglio e con lui abbiamo parlato degli aspetti giuridici. In quella sede gli ho ribadito i limiti del nostro intervento».
Perché?
«Non ho dormito tre notti, perché sapevo di quanto era delicata la questione e dei problemi sulla competenza. Il consiglio dell' autorità all' unanimità ha ritenuto che era opportuno esprimerci proprio perché non facevamo alcun accertamento sulla vicenda.
Il governo avrebbe ben potuto fare le sue valutazioni senza il nostro intervento e noi abbiamo al massimo potuto confermare alcuni loro dubbi, fermo restando che solo a loro spetta decidere».
Quando siete stati coinvolti c' era il timore che si sarebbe perso tempo.
«Lo so bene e invece vorrei si desse atto al mio ufficio che in sei giorni abbiamo risposto».
Secondo l' ex ministro Carlo Calenda parlare di procedure non corrette "è un' idiozia".
«Mi ha chiamato giovedì sera, era arrabbiato ma abbiamo avuto una telefonata civile e corretta; voleva capire cosa avevamo scritto.
Mi ha detto che non potevamo non capire che ci eravamo fatti strumentalizzare ed io gli ho risposto che questo rischio non può diventare un alibi per non prendere posizione ».
Nel discorso di insediamento Conte aveva sottolineato che l' Anac non ha dato i risultati sperati. Avete fatto pace?
«Credo che le divergenze siano state appianate ben prima di questa vicenda. Ovviamente noi rivendichiamo di essere un' autorità indipendente, ma questo non vuole dire che siamo una Repubblica indipendente».