IL CAOS GRILLINO CREA PROBLEMI A DRAGHI: NON HA UN INTERLOCUTORE POLITICO - CONTE E' INDECISO A TUTTO, GRILLO E' ALTROVE E DI MAIO E' STATO RIDIMENSIONATO A LEADERINO DI SCORTA - BEPPEMAO STA SPINGENDO CONTE IL CACADUBBI A DARSI UNA MOSSA: "SE CERCHI L'UNANIMITA' NON L'AVRAI MAI" - SOLO ORA SI STA RENDENDO CONTO CHE FARE IL MEDIATORE A PALAZZO CHIGI ESALTAVA LE SUE VIRTÙ DEMOCRISTIANE MA FARE IL SEGRETARIO DI PARTITO RICHIEDE PALLE QUADRATE - SE IL CENTRODESTRA STRAVINCE ALLE COMUNALI METTE LE MANI SUL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
-Dagonews
Il lato fragile della maggioranza di governo è quello esposto al caos cinquestelle. Tra beghe legali, faide interne, fumosi progetti di rinnovamento, il Movimento è acefalo e senza una guida solida.
Un deserto politico che mette in imbarazzo Mario Draghi che si ritrova senza un interlocutore tra i grillini: Conte ha ancora un piede e mezzo fuori, è indeciso a tutto, non sa se farsi re sulle macerie M5s o creare un partito ex novo; Beppe Grillo è un interlocutore debordante, con i suoi ragionamenti fiume spara dieci idee, cento progetti e mille cazzate; Di Maio è stato ridimensionato a leaderino tascabile da scongelare al massimo per le assemblee condominiali.
Draghi ha annusato Conte: lo percepisce "indeciso", ha capito che non ha la forza di affrontare i suoi oppositori. Lo stesso Enrico Letta, nella confusione sulla leadership pentastellata, fu costretto a incontrare sia Conte che Luigino Di Maio. D'altronde L'Avvocato di Padre Pio non è (ancora) il rappresentante politico del M5s.
Beppe Grillo incalza: "Giuseppe, devi scendere in battaglia, sei troppo sfumato. Devi rischiare, se cerchi l'unanimità non la troverai mai". Ma Conte è angustiato, non vuole mettersi contro i potentati né scontentare i suoi fan (e ha anche vago timore che qualche procura vada prima o poi a disturbare la sua carriera politica).
Solo ora si sta rendendo conto che fare il presidente del Consiglio "mediatore", ruolo che esaltava le sue virtù neodemocristiane, è cosa ben diversa dal fare il segretario di partito.
In questa nuova veste, bisogna prendere posizione (per esempio sul terzo mandato grillino), andare in contrasto, battagliare, polemizzare, infiammare o sedurre gli elettori: "Giuseppi" è disposto a farlo, rischiando di sporcare la bianca pochette inamidata?
Che sia l'uomo giusto o un clamoroso bluff, si scoprirà in autunno quando le principali città italiane saranno chiamate a eleggere il loro sindaco. Il risultato delle urne porterà allo showdown: si capirà chi è un leader, chi un leaderino e chi un turista della politica.
Ps: se il centrodestra dovesse fare filotto e stravincere, da Napoli a Torino passando per Roma, non potrebbe chiedere di andare subito al voto, essendo a quel punto iniziato il semestre bianco di Mattarella. Potrebbe però spendere le sue fiches per mettere bocca sulla scelta del prossimo presidente della Repubblica...