CAOS A 5 STELLE! – BYE BYE GRILLINI! CON LA SCISSIONE IL MOVIMENTO DEVE DIRE ADDIO ALLE AMMINISTRATIVE, E SALTA PURE L’ALLEANZA COL PD! IL TEMPO SCORRE, E QUALCUNO DOVRÀ CONTROLLARE E CERTIFICARE LE LISTE DA PRESENTARE AL VOTO SUI TERRITORI. IL COMPITO SULLA CARTA AL CAPO POLITICO REGGENTE, CIOÈ VITO CRIMI, MA SECONDO L’AVVOCATO LORENZO BORRÈ NON PUÒ: “IL RINVIO DELLE CONSULTAZIONI PER LA NOMINA DEI COMPONENTI DEL COMITATO DIRETTIVO RISCHIA DI…”
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Antonio Atte per AdnKronos
Allarme amministrative in casa 5 Stelle. Con lo stallo politico ai vertici del Movimento, i pentastellati ora vedono come un pericolo concreto la possibilità di non riuscire a presentare il simbolo alle prossime elezioni d'autunno.
Mentre il comitato dei 7 nominato da Beppe Grillo prosegue i suoi lavori con il difficile obiettivo di trovare una sintesi sullo statuto tra il garante M5S e l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il tema della partecipazione del Movimento alle amministrative comincia a essere particolarmente sentito.
"Il tempo scorre", si ragiona in ambienti parlamentari, "e qualcuno dovrà pur controllare e certificare le liste da presentare al voto sui territori". Il compito sulla carta spetta al capo politico reggente Vito Crimi, ma le recenti vicende processuali di Cagliari hanno confermato la fragilità giuridica del suo ruolo, che va avanti in regime di prorogatio da ormai troppo tempo: il rischio è quello di inciampare nel solito ginepraio di ricorsi, presentati magari da eventuali candidati esclusi che potrebbero impugnare la decisione di Crimi.
Per Lorenzo Borrè, l'avvocato 'spina nel fianco' dei grillini, il rischio di andare incontro a questo scenario è altissimo: "Il rinvio delle consultazioni per la nomina dei componenti del Comitato direttivo - spiega il legale all'Adnkronos - rischia di essere l'ostacolo principale per la presentazione delle liste pentastellate alle amministrative".
L'articolo 2 del Dpr n.132/1990 dispone infatti che "il deposito del simbolo della lista deve essere corredato da una 'dichiarazione sottoscritta dal presidente o dal segretario del partito', carica attualmente vacante secondo la lettera dello statuto, così come acclarato dal Presidente del Tribunale di Cagliari, e che non può essere surrogata da Crimi".
Secondo Borrè, "voler dare priorità alle modifiche statutarie, considerati i termini per gli adempimenti per la convocazione dell'assemblea e i nodi irrisolti sulla piattaforma legittimata a celebrarla, rischia di trasformare la presentazione delle liste in un Vietnam giudiziario, con ricorsi e controricorsi amministrativi a macchia di leopardo".
"Da garante esterno continuo a caldeggiare l'ipotesi dello svolgimento immediato delle consultazioni sulla piattaforma Rousseau. E' un parere gratuito", chiosa l'avvocato dei mille ricorsi, "ma da ponderare attentamente". Insomma, la prospettiva di non riuscire a presentare la lista M5S nelle città al voto a partire da Roma - dove nel frattempo, lo scorso 25 giugno, il Disability manager di Roma Capitale Andrea Venuto ha depositato il simbolo della 'Lista civica Virginia Raggi' presso l'Ufficio brevetti e marchi del Mise - è vissuta dai 'portavoce' nazionale e locali come un incubo da scongiurare a tutti i costi. Ma non c'è solo la questione delle liste a turbare il sonno dei pentastellati. L'altro tema caldo è l'alleanza con il Pd, destinata a sfaldarsi se non verrà chiuso al più presto il discorso leadership.
Le speranze di trovare un candidato comune con i dem a Torino sono ridotte al lumicino e ad oggi Napoli è l'unica città dove centrosinistra e M5S sono riusciti a convergere sullo stesso frontman, ovvero l'ex ministro Gaetano Manfredi. Resta anche l'incognita delle regionali in Calabria dopo il passo indietro della candidata Maria Antonietta Ventura.
Nella riunione di lunedì, la maggioranza dei parlamentari calabresi ha confermato l'asse con Pd e Articolo 1 auspicando però la candidatura di una figura politica interna al M5S per sostituire Ventura. Ma l'intesa con i democratici mostra anche qui le prime crepe: i parlamentari Auddino, Melicchio, Ferrara e Orrico, secondo quanto apprende l'Adnkronos, avrebbero espresso forti perplessità circa l'alleanza con il Pd, dicendosi favorevoli ad appoggiare il percorso civico di Luigi De Magistris.