UN CAPITONE NELLA RETE RUSSA: CI SONO INTERESSI FINANZIARI A LEGARE SALVINI E MOSCA?
L'EX ALTA FUNZIONARIA DELLA CASA BIANCA DI DONALD TRUMP JULIA FRIEDLANDER, GIÀ ANALISTA DELLA CIA, SI DICE CERTA CHE “MATTEO SALVINI ABBIA UN INTERESSE POLITICO PERSONALE NEL SUO RAPPORTO CON LA RUSSIA. CI SONO POLITICI PRONTI A DARE A MOSCA IN CAMBIO DI UN SUPPORTO FINANZIARIO. IL PROBLEMA È CHE NON È FACILE TRACCIARE QUESTI COLLEGAMENTI ECONOMICI” – E CASINI AZZANNA: “SALVINI PARLA E IL CREMLINO AVALLA. MELONI NON SA COME DISTRICARSI. IL RISCHIO VERO E' CHE..." – VIDEO
1– JULIA FRIEDLANDER: “I RAPPORTI TRA SALVINI E PUTIN SONO GUIDATI DA PROBABILI INTERESSI FINANZIARI
Estratto dall'articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
"Penso che Matteo Salvini abbia un interesse politico personale nel suo rapporto con la Russia. Assolutamente". È interessante che questo giudizio non venga dall'amministrazione Biden, ma da un ex alto funzionario nella Casa Bianca di Donald Trump. Già analista della Cia, Julia Friedlander era stata consigliere per l'Europa nell'Office of Terrorism and Financial Intelligence del dipartimento al Tesoro, e dal 2017 al 2019 Director for European Union, Southern Europe, and Economic Affairs al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Oggi è il ceo di Atlantik-Brücke, associazione non-profit al servizio dell'amicizia tra Germania e Usa, e da Berlino segue attentamente gli sviluppi geopolitici in Europa e le relazioni con Mosca.
Come giudica i rapporti fra i politici europei e la Russia?
"Ci sono due categorie. Quelli che vedono un beneficio per il loro Paese mantenendo buone relazioni con Mosca, e quelli che invece lo fanno per guadagni politici personali. Cioè sono pronti a dare alla Russia, in cambio di quello che è quasi certamente un supporto finanziario. Qui si va a Salvini, Orbán e altri.
Il problema è che non è facile tracciare questi collegamenti economici. Usano le shelf company, compagnie inattive che offrono donazioni alle campagne politiche, o lobbisti informali che spingono certi contratti, che riflettono gli interessi russi. Quindi è difficile provare che il Cremlino abbia staccato un assegno per Marine Le Pen, ma è interessante studiare connessioni e intermediari".
Salvini a quale categoria appartiene?
"Penso che abbia un interesse politico personale. Assolutamente".
Basandosi su cosa?
"Ci sono connessioni ideologiche, ma anche obiettivi economici".
Quali sono i meccanismi?
"Usano le shelf company, quelle che agiscono a nome degli interessi russi, gli oligarchi, o direttamente il Cremlino; oppure lavorano attraverso intermediari finanziari, o parti terze in Europa. Così sembra che ricevi una donazione da un Paese europeo, una corporation italiana che dà soldi, ma non è davvero italiana. Può essere un'azienda italiana, ma registrata da qualche parte in Europa. Ciò rende difficile capire che è il beneficiante e il beneficiato. Sono donazioni anonime o semi-anonime, non necessariamente perché sentono che il candidato non vuole si sappia da dove vengono i soldi, ma perché complicano il lavoro delle autorità per tracciarle".
Un'ipotesi è l'uso di compagnie agroalimentari che conducono affari formalmente legittimi, ma poi donano parte dei profitti.
"Certo, è credibile".
Ha sentito le registrazioni del braccio destro di Salvini per la Russia, Gianluca Savoini, all'Hotel Metropol di Mosca?
"Ho letto i rapporti. Forse parlavano di un side deal, un accordo sottobanco in cui usavano l'industria energetica come mezzo per riciclare soldi per la Lega, o Salvini stesso, ad esempio con falsi contratti. È un modo molto comune di riciclare i soldi, si chiama 'trade based money laundering'. Usi quello che sembra un contratto legittimo, con i soldi per i finanziamenti attaccati ad ogni tipo di attività economiche". [...]
Giorgia Meloni ha promesso che se sarà premier l'Italia non diventerà l'anello debole con Mosca. Riuscirà a mantenere l'impegno, se dipenderà dalla Lega per governare?
"Mi pare un modo, se vuole essere premier, di dimostrare che l'Italia non diventerà un pariah in Europa abbandonando le sanzioni, e presentarsi come un candidato di estrema destra accettabile".
È credibile, considerando ad esempio la sua alleanza con Orbán?
"L'Italia non è l'Ungheria. È nel G7, ha forti legami militari con Nato e Usa. La mia impressione è che anche se sarà soggetta alle pressioni dei partner, difficilmente seguirà l'Ungheria".
Perché Salvini è andato a Cernobbio con le slide contro le sanzioni? Idea sua, o ne ha parlato con i russi?
"Forse. Oppure voleva dire: ci ho provato. Mostrare che cerca di opporsi alle sanzioni, ma tutti gli fanno pressione, e deve cedere perché l'intera Ue lo stringe, e l'Italia ha bisogno dei soldi di Bruxelles. Serve ad avere una scusa, almeno ha baciato l'anello".
Perché i russi si aspettano che adempia?
"Certo, si aspettano che dai. Ma, se confronti i soldi e il supporto che l'Italia riceve dalla Ue, credo che quanto offre Mosca non sarà mai sufficiente".
2– RUSSIA, CASINI: "SALVINI PARLA E IL CREMLINO AVALLA.
Estratto dall'articolo di Fernando M. Magliaro per “Il Messaggero”
«Non temo il fascismo, temo il dilettantismo, il dare risposte semplicistiche a problemi complessi». Non usa la diplomazia Pier Ferdinando Casini intervenendo al convegno L'influenza del quadro internazionale sulle elezioni italiane organizzato nella prestigiosa sede della Fondazione don Luigi Sturzo a Roma. Insieme a Bruno Tabacci, Lucio D'Ubaldo, Claudio Mancini e Simona Colarizzi, Casini è stato molto netto: «Le forze politiche che chiedono oggi l'intervento di Draghi sulle bollette sono le stesse che hanno fatto cadere Draghi rendendo l'Italia debole ed ingovernabile in questa tempesta e sono gli stessi che guardano a Putin. Credo che la gente debba riflettere. È una cosa di irresponsabilità totale. A causa di questi atteggiamenti dilettanteschi rischiamo tra qualche mese di trovarci in una tempesta perfetta. A fronte di questo il Pd è l'unico argine».
Poi l'affondo secco contro il leader della Lega, Matteo Salvini: «Ogni volta che Salvini dice una cosa, il giorno dopo il Cremlino interviene per avallare. Il gioco è così grave che la Meloni non sa come districarsi perché il rischio vero non è solo per l'Italia ma anche per lei, che sia la vittima designata». […]