Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
È difficile riassumere oltre due secoli, trasformando Ma l' operazione realizzata dal generale Gaetano Maruccia, vicecomandante dell' Arma dei carabinieri, rappresenta proprio questo: descrivere in dodici passi un cammino che dal 1814 porta al domani.
"Dodici passi" è il libro che l' alto ufficiale ha scritto, sintetizzando le esperienze di 43 anni in uniforme. D' altronde la modernità della visione che ha ispirato la creazione dell' Arma emerge sin dalle Patenti Regie, il primo regolamento voluto da casa Savoia: «Contribuire alla maggiore felicità dello Stato, che non può andare disgiunta dalla protezione dei buoni sudditi, e dalla punizione dei rei».
Ecco, il volume si concentra soprattutto su questa «felicità». Come recitava il documento sabaudo: «I carabinieri dai malviventi devono farsi temere; ma quando si tratta di proteggere e mantenere la tranquillità fra i pacifici abitanti, i carabinieri allora devono farsi amare». L' elemento chiave è nella disposizione di «conciliare l' amore e il rispetto al Governo».
Ne scaturisce un' idea di sicurezza quasi rivoluzionaria, in cui l' aspetto repressivo viene dopo la capacità di costruire un legame con la cittadinanza che va oltre il rispetto, tanto da venire definito con termini come "amore" e "felicità".
Il rapporto degli italiani con l' Arma è stato sempre segnato da un sentimento intenso, che Maruccia ripercorre in ogni capitolo del libro pubblicato da Cairo Editore citando romanzi, film e serie tv che lo hanno narrato - da "Pinocchio" di Collodi a B-movie come i "Carabbinieri" con Abatantuono, Montagnani e Bombolo - fino a renderlo parte della cultura nazionale. C' è persino un' intera sezione sulle barzellette, perché «ogni rappresentazione in chiave umoristica sui carabinieri non ne sminuisce il valore, anzi ne amplifica l' autorevolezza».
i generali dei carabinieri bernardini nistri e luzi
Il problema è come declinare questa tradizione in una società che cambia così velocemente da apparire priva di un' identità: una metamorfosi che spesso travolge i riferimenti etici e che in alcuni casi è arrivata a contagiare i ranghi dell' Arma.
Vicende come la morte di Stefano Cucchi o le deviazioni nel comando di Piacenza hanno monopolizzato l' attenzione mediatica e messo in luce un malessere presente anche tra i carabinieri. In questi giorni il governo sta scegliendo il nuovo comandante in capo, che sostituirà Giovanni Nistri.
Sul tavolo ci sono i nomi di diversi generali, tutti con curriculum d' eccezione. Gaetano Maruccia è il candidato con più anzianità di servizio, ma per lui conta soprattutto il domani. Alla luce di una carriera vissuta sul territorio - da Catania a Napoli durante la faida di camorra, dal Lazio fino all' intero Nord-Ovest - è convinto che sia necessario rinsaldare le radici storiche: «Onore, fedeltà al sacrificio, sempre con la gente e per la gente. Il valore tra i valori che meglio esplicita il ruolo dell' Arma nella società è la fedeltà».
Fedeltà a quella missione di servizio da cui scaturisce «la considerazione della gente». È una questione di «umanità: intervenire a tutela del bisognoso, sentire vicino lo scorrere della vita del prossimo».
L' applicazione concreta di questi valori è nelle Stazioni, i piccoli presidi disseminati ovunque: «l' ossatura portante» dell' istituzione, «garante di presenza operativa e sociale». «La cifra distintiva dell' Arma è la capacità di interpretare il territorio attraverso le Stazioni, che operano un' azione di rassicurazione verso le comunità ».
Quanto siano strategiche lo dimostrano due dati: il 75 per cento dell' organico è schierato in questa rete. E gli italiani presentano in quegli uffici il 70 per cento delle denunce: sono quelli da cui si aspettano risposte.
GIGI PROIETTI SUL SET DEL MARESCIALLO ROCCA
Maruccia cita il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che le ha definite «un' inestimabile patrimonio di presenza». E lascia spazio alle testimonianze dei marescialli che vivono questa realtà: «è un rapporto unico, fatto di vicinanza fisica, conoscenza reciproca, capacità di ascolto e di intervento».
Si tratta di un circuito virtuoso in cui più alta è la fiducia, più c' è collaborazione nel costruire sicurezza. La repressione può così diventare secondaria. Lo ha riconosciuto persino Foreign Policy : in un articolo sulla morte di George Floyd, soffocato dagli agenti che lo avevano fermato, ha indicato come modello per la polizia Usa proprio l' Arma dei carabinieri, capace di essere «forte senza usare la forza».