CARO DI MAIO, CARO TI COSTA IL DIVIETO DI PUBBLICITÀ DELLE SCOMMESSE - IL SERVIZIO BILANCIO DEL SENATO AVVERTE IL GOVERNO, CHE AVREBBE SOTTOSTIMATO IL MANCATO GETTITO DERIVANTE DALLA STANGATA SULLA LUDOPATIA, UN FENOMENO CHE DISTRUGGE LE FAMIGLIE MA ARRICCHISCE LE CASSE DELLO STATO - ''LA STIMA NON APPARE SUPPORTATA DA DATI E INFORMAZIONI''
-Michele Arnese per www.startmag.it
Che cosa scrive il Servizio del Bilancio del Senato analizzando la parte del decreto Dignità su giochi e scommesse
Il governo ha sottostimato l’impatto per l’erario del divieto di pubblicità di giochi e scommesse deciso dal decreto Dignità?
E’ la domanda che sorge leggendo il rapporto del servizio bilancio del Senato al decreto voluto in particolare dal ministro dello Sviluppo economico. Luigi Di Maio, infatti, del divieto ne ha fatto una bandiera, incontrando il favore della Cei e di Avvenire, il quotidiano dei vescovi.
Che cosa si legge nel report dei tecnici di Palazzo Madama?
Ecco i dubbi messi nero su bianco dal servizio Bilancio del Senato. Risultato: i 345 milioni di minori entrate fino al 2021 potrebbero essere molti di più.
“Per le lotterie ed i giochi numerici la stima dell’onere riferibile al divieto di pubblicità indicato pari a 150 mln di euro annui a regime, non risulta sufficientemente supportata da dati ed informazioni: mancano, ad esempio, elementi oggettivi che giustifichino l’indicata percentuale di riduzione del giocato pari al 5%”, è scritto nel Dossier redatto dai tecnici di Palazzo Madama.
Non solo: “Con riferimento alla stima dell’impatto del divieto di pubblicità sul gioco on line e sulle scommesse sportive, mancano dati oggettivi a supporto della indicata perdita derivante dal “giocato” (assunta pari al 20%) così come per la valutazione della diminuzione delle scommesse sportive, indicata nel 5%”.
Inoltre – si legge nella Nota – la Relazione tecnica non parrebbe aver stimato gli effetti indiretti associabili al divieto di pubblicità in termini di diminuzione del gettito da imposte dirette ed IRAP, calcolate sul reddito delle aziende presenti nella filiera del comparto dei giochi, in particolare di quelle che forniscono pubblicità, che inevitabilmente verrebbe a contrarsi”.
QUI il testo completo della nota del Senato