CARROCCIO E BUOI – LA LEGA HA TENTATO FINO ALL’ULTIMO A INSISTERE SULLE RIAPERTURE, MA DRAGHI HA TIRATO DRITTO E IN CONFERENZA STAMPA HA RISPOSTO A TONO A SALVINI – IL PREMIER HA CAPITO CHE IL LEADER LEGHISTA GIOCA A FARE IL POLIZIOTTO CATTIVO SOLO PER TENERE CALDO L'ELETTORATO E NON SCOPRIRSI TROPPO A DESTRA, DOVE C'È LA MELONI CHE LO TALLONA – DRAGHI NON VUOLE FARE LA FINE DI CONTE: PRENDERÀ LE DECISIONI CHE RITIENE NECESSARIE SENZA FARSI TRASCINARE NELLA GAZZARRA POLITICA, PERCHÉ ORA LA COSA PIÙ URGENTE È RIAFFERMARE UNA FORMA CHIARA ED EVIDENTE DI AUTORITÀ DELLO STATO


1 – IL GOVERNO E L’AUTORITÀ DELLO STATO

Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

mario draghi

In altri tempi, sarebbe stato quanto meno sorprendente il modo in cui Draghi ha trattato Salvini, e più in generale la Lega nella sua conferenza stampa di ieri. Al leader del Carroccio che aveva definito «impensabile» non autorizzare le riaperture dei locali pubblici, il premier ha risposto che «quello che è pensabile o no lo decidono i dati».

 

Più o meno con lo stesso tono, sostiene chi ha partecipato alla riunione a Palazzo Chigi, aveva replicato al capo delegazione Giorgetti, che più moderatamente aveva avanzato le stesse richieste. E al ministro del turismo Garavaglia, che aveva sollecitato gli italiani a prenotare le vacanze estive, aveva dedicato una battuta ironica: «Piacerebbe anche a me. Ma non posso».

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

 

Draghi si comporta tranquillamente così perché ritiene che i leghisti siano perfettamente consapevoli della gravità della situazione, e le loro prese di posizione siano solo propaganda rivolta a un elettorato che considerano esclusivo.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

Cosa poi possa pensare di un partito di governo che si comporti così, ovviamente, non lo dice. Significherebbe mettersi sullo stesso piano e questo il premier assolutamente non lo vuole. L'importante, per lui, è rendere chiaro che a decidere non sono Salvini, né Giorgetti, né Garavaglia.

 

MASSIMO GARAVAGLIA ERIKA STEFANI

Solo se i dati sui contagi dovessero cambiare, cambierebbe la linea del governo, che ieri ha spostato al 30 aprile la data di un eventuale ripensamento sul rigore che al momento considera ancora necessario. Nel corso della conferenza stampa, il presidente del Consiglio ha dato queste spiegazioni nel suo stile abituale, calmo e imperturbabile.

 

Draghi infatti è convinto che, dopo due anni e mezzo trascorsi come sono trascorsi, nel pieno di una crescente gazzarra politica, inarrestabile perfino di fronte alla tragedia della pandemia, la cosa più urgente sia riaffermare una forma chiara, evidente di autorità dello Stato.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

In questo senso intende marcare la differenza da Conte, che, seppure nato come «tecnico», «equidistante» tra i partiti della maggioranza, era poi stato trascinato dal Movimento 5 stelle a prendere parte, o a mediare politicamente, ma senza grandi margini di manovra. Draghi invece no: non avendo un partito di riferimento, farà ciò che ritiene necessario per il Paese. Almeno finché glielo lasceranno fare.

 

2 – IL COMPROMESSO DI DRAGHI METTE ALL’ANGOLO SALVINI

Alessandro Barbera e Amedeo La Mattina per “La Stampa”

 

Una sconfessione delle richieste di Matteo Salvini, che vorrebbe negozi aperti ovunque dopo la Pasqua, ma anche una forzatura verso l’ala rigorista di Pd e Cinque Stelle, che avrebbero rimandato la riapertura delle aule.

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

 

Eppure, come già era accaduto sui condoni delle cartelle esattoriali, chi paga il prezzo più alto alle scelte del governo di Mario Draghi è il leader leghista. All’ora di pranzo, durante la riunione di maggioranza, il premier ha detto a Giancarlo Giorgetti che i numeri dei contagi e dei morti è ancora troppo alto. «Bisogna essere pragmatici, realisti: apriremo le scuole fino alla prima media.

 

Di più non si può fare, poi vedremo». Il ministro leghista dello Sviluppo economico ha fatto la sua parte su input del segretario. «Condivido l’apertura parziale della scuola, ma rimane un gigantesco problema per le attività economiche».

 

giancarlo giorgetti mario draghi

È vero, ha spiegato il premier, i dati migliorano e fanno ben sperare, «tuttavia è presto per prendere una decisione. Il rischio è di vanificare tutto, anche questi deboli segnali positivi». È la linea di sempre dell’ala rigorista del Pd, dei ministri Dario Franceschini e Roberto Speranza, spalleggiati dal collega Cinque Stelle Stefano Patuanelli.

 

La Lega ha tentato fino all’ultimo di ripristinare il sistema a tre colori, quello che fra gennaio e febbraio aveva permesso ai ristoranti di restare aperti fino al tramonto nelle zone gialle. La prudenza imposta dal Comitato tecnico scientifico non ha mai lasciato spazio all’ipotesi.

GIANCARLO GIORGETTI MASSIMO GARAVAGLIA

 

A quel punto il dibattito è virato sulla possibilità di non attendere la fine di aprile per valutare le riaperture, e sulla necessità di pensare ad ulteriori misure di sostegno alle attività che saranno costrette a tenere abbassata la saracinesca. La riunione non è stata in grado di entrare nel merito, ma nella maggioranza si sta valutando un nuovo decreto Sostegni-bis per altri venti, forse trenta miliardi di euro.

mario draghi consiglio europeo

 

Il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini preme per indennizzi più forti dell’ultimo decreto, ma questa volta gli aiuti non saranno a pioggia ma mirati alle attività più in sofferenza: bar, ristoranti, palestre.

 

Fedele allo stile di lotta e di governo, Salvini stavolta è riuscito a infastidire il solitamente impassibile Draghi. Tutto avviene davanti ai giornalisti, nei primi minuti della conferenza stampa del premier con una dichiarazione del leghista.

 

MASSIMO GARAVAGLIA

«È impensabile tenere chiusa l’Italia per tutto il mese di aprile. Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue, e soprattutto dei dati medici e scientifici, chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano in sicurezza le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi.

giancarlo giorgetti mario draghi stefano patuanelli luciana lamorgese roberto garofoli marta cartabia

 

Qualunque proposta in Consiglio dei ministri e in Parlamento avrà l'ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita». Draghi, a precisa domanda di un cronista, ha risposto con un impercettibile sorriso: «Pensabile o impensabile dipende solo dai dati che vediamo. Dopo un anno di sofferenza si sa qualcosa di più sulle fonti di contagio, un anno di sofferenza ha mostrato che queste regole non sono campate per aria. È desiderabile riaprire, questo lo è anche per me, dopo di che quando, se e come, dipende dai dati a disposizione».

 

mario draghi consiglio europeo 2

Una risposta tanto pacata quanto difficile da replicare. Per evitare di far salire ulteriormente la tensione, l’ultima parola è affidata a «fonti della Lega». «Se con contagi alti e ospedali pieni si chiude, con contagi bassi e ospedali a posto si apre. Semplice. Siamo perfettamente d'accordo. Diciamo solo che non è possibile decidere adesso che per tutto aprile, qualunque cosa accadrà, tutto rimarrà comunque chiuso. Salute e lavoro non sono nemici».

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1

Nella maggioranza c’è chi sospetta uno studiato gioco delle parti, in cui Salvini giocherebbe il ruolo del poliziotto cattivo per tenere caldo l’elettorato. Un po’ di lotta e un po’ di governo, per non scoprirsi troppo a destra. «Soffre la concorrenza di Giorgia Meloni», spiegano fonti di maggioranza che chiedono l’anonimato. «Ma invece di parlare di aperture e chiusure, nella Lega farebbero bene a occuparsi dei problemi sanitari nelle Regioni che governano e delle crisi industriali sul tavolo di Giorgetti».