LA CATTOLICONA COSTANZA MIRIANO S’INCAZZA E FA LE PULCI ALL’'AVVENIRE', CHE NON CONDANNA LE NOZZE FRA DUE SCOUT OMOSESSUALI - DITO PUNTATO ANCHE CONTRO LE “APERTURE” DI MARCO TARQUINIO ALLE COPPIE DELLO STESSO SESSO, CHE VANNO CONTRO IL CATECHISMO E BERGOGLIO
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Costanza Miriano per La Verità
Il problema della pagina che Avvenire ha dedicato domenica al caso degli scout omosessuali, a firma di Luciano Moia, è principalmente la collocazione all' interno del giornale: la sezione denominata Catholica. Sarebbe stato più appropriato la pagina varie, o altro, o Liquida, se si preferisce il latino. Perché nel modo di affrontare la questione non c' è assolutamente niente di cattolico.
Se si fosse affrontata la conversazione in un qualsiasi salotto di gente non credente, aperta, multiculturale, di larghe vedute, refrattaria ai dogmi come impone il pensiero medio, non retriva come noi cattolici che pensiamo che la verità sia una sola possibile, gente che beve uno spritz la sera in riva al mare, sarebbero venute fuori più o meno le stesse conclusioni. Conclusioni di buon senso, forse, ma incuranti delle posizioni del magistero della Chiesa, e persino del Papa a cui forse credono di conformarsi: il caso è sempre da affrontare, bisogna discernere, includere, eccetera eccetera.
Ma entriamo nel merito. Il caso, noto, è quello del capo scout di Staranzano, paese vicino a Gorizia, che ha deciso di celebrare un' unione civile con il compagno in Comune. La reazione del parroco, don Francesco Maria Fragiacomo, è da cattolico e da sacerdote, perfetta: «Come cittadino ognuno può fare quello che gli consente la legge dello Stato. Come cristiano, però, devo tener conto di quale sia la volontà di Dio sulle scelte della mia vita. Come educatore cristiano, in più, devo tener conto della missione e delle linee educative della Chiesa e della mia associazione cattolica».
Perfetto, da manuale. Normale, ovvio, oserei dire, per un sacerdote. Se vuoi insegnare a un bambino la matematica la devi conoscere, se gli vuoi insegnare il russo lo devi saper parlare, se vuoi educare in modo cattolico devi sapere cosa dice la Chiesa, e non puoi fregartene del magistero e degli insegnamenti della Chiesa costati il sangue a Cristo e a 2.000 anni di testimoni.
Cosa scrive invece Avvenire, nel pezzo di Luciano Moia, nel quale peraltro Dio non è nominato manco di striscio? «Non si tratta solo di stabilire se il capo scout abbia offerto una testimonianza di vita coerente con la proposta cristiana sul matrimonio e la famiglia». Incredibile. Parole che gridano vendetta. Certo che non si tratta di stabilire questo! Un' unione tra due persone dello stesso sesso non è coerente con la proposta cristiana sul matrimonio, tanto meno sulla famiglia.
A due maschi i figli non possono nascere, a meno che il collega non voglia ammettere che li possano comprare o adottare, cosa su cui Avvenire ha almeno le idee chiare: è stato il primo giornale a combattere l' utero in affitto, mentre sulle adozioni non saprei, ho sentito cose che mi fanno pensare a una posizione più morbida, temo.
La proposta educativa su affettività e sessualità, continua Moia, «va riformulata e riattualizzata». Peccato che da nessuna parte nel magistero della Chiesa esista questa proposizione di intenti. È davvero gravissima la confusione che ingenera l' articolo. Il giornale della Cei dovrebbe avere stampato in fronte il magistero, non è La Repubblica. Gli appelli del magistero a cui fa riferimento il giornalista sono sempre affinché si trovi un modo per la cura pastorale delle persone omosessuali: perché, come ha detto il Papa, nessuno giudica un omosessuale che cerca Dio.
Ma gli omosessuali sono chiamati alla castità. Gli atti omosessuali continuano a essere giudicati dalla Chiesa oggettivamente disordinati, anche se Moia si affretta a sottolineare che in Amoris laetitia questo giudizio non è ripetuto. Sottolineatura in malafede, perché il Papa ha sempre detto che sull' omosessualità lui la pensa come il catechismo, e il catechismo non è cambiato.
Papa Francesco ha detto che il gender è uno sbaglio della mente umana, e che insegnarlo nelle scuole è come mettere i bambini in campi di rieducazione nazista o comunista. Parole sinceramente di una durezza inequivocabile. Ma è così difficile capire che la condanna della propaganda omosessualista e il giudizio sugli atti omosessuali non è in contrasto con l' accoglienza delle persone, ma, anzi, significa volere il vero bene delle persone? Richiamare qualcuno alla castità significa dirgli «tu sei chiamato a un amore più grande», e io, Chiesa, ti accompagno nel tuo cammino per arrivarci.
Inoltre il Papa in Amoris laetitia, quando parla delle famiglie delle persone omosessuali, parla delle famiglie di origine. Mai e poi mai si è sognato di definire famiglia un' unione civile. E scrive che coloro che manifestano la tendenza omosessuale devono avere gli «aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio sulla loro vita».
Non scrive benediciamo le unioni civili, ma accompagniamo le persone che vivono questa tendenza alla ricerca di Dio. Parla di ricerca, di un cammino da fare, dell' individuazione di un percorso per chi cerca Dio pur dovendo fare i conti con una condizione, che, l' esperienza lo dice, può anche essere temporanea, perché ancora nessuno ha dimostrato l' esistenza di una omosessualità innata.
Non giudichiamo le persone. Non condanniamo, come Gesù non ha condannato. Ma ricordiamo che il giudizio è chiarissimo: un aiuto alla nostra fragilità, alla fatica che il cammino per conformarci a quel giudizio ci chiede. Flessibilità e inclusività e accoglienza sono per gli uomini, non per le bugie che li condannano alla sofferenza. Ci sono tante piccole realtà cattoliche che da anni cercano di accompagnare le persone omosessuali, come Courage, Luca Di Tolve, Chiara Atzori, e psichiatri come Tonino Cantelmi che cercano di affrontare la cosa nella libertà dal pensiero unico.
La pagina di domenica scorsa mi sembra aderente alla linea molto morbida adottata da Avvenire sul tema delle unioni civili: sabato ho avuto un incontro sulla famiglia con il direttore Marco Tarquinio sul tema famiglia, a Sanremo, e la percezione mia e di molti presenti (avvalorata dalla pagina sugli scout), quando si è affrontato il tema, è che Tarquinio non fosse contrario al riconoscimento di «alcuni diritti» alle persone dello stesso sesso che decidano di unirsi, purché si preservi la differenza rispetto alle unioni tra uomo e donna.
Sarei molto contenta di essermi sbagliata e di scusarmi per quanto ho scritto, se venissi smentita chiaramente. Però mi pare che le conclusioni del discorso del direttore su natura e cultura, sulla necessità di non giudicare i sentimenti di nessuno, e sui diritti dei «figli» di coppie dello stesso sesso fosse questa.
Anelo a una smentita, perché è rimasta solo la Chiesa a prospettare agli omosessuali un altro modo di guardare alla loro storia. Sarebbe per me una grande gioia vedere una Chiesa coraggiosa e unita, senza paura di sembrare fuori moda, orgogliosa di essere erede di Cristo e della verità.