IL CAV HA SEMPRE UN PIANO NEL TASCHINO - BERLUSCONI MANDA IN TILT IL CENTRODESTRA, ANCHE SE “FORZA ITALIA” GLI FRANA INTORNO - HA LA SUA ENORME PARTITA DA GIOCARE. ANZI DUE: QUELLA INDUSTRIALE E FINANZIARIA, ATTORNO A MEDIASET, E QUELLA POLITICA. DOPO ESSERE STATO RIAMMESSO NEL CONSESSO EUROPEO VUOLE ENTRARE A FAR PARTE DEL CLUB DEI KINGMAKER DEL CAPO DELLO STATO
-Amedeo La Mattina per “la Stampa”
«Come sempre - spiegano con enfasi religiosa i pontieri di Forza Italia - Berlusconi è uno e trino. L' inciucio è una categoria che gli sta troppo stretta. Per lui stare nel centrodestra e dialogare con la maggioranza, fare gli interessi di Mediaset e ascoltare gli appelli del Capo dello Stato fanno parte di un tutt' uno. Solo che poi ci si mette in mezzo Gianni Letta e lui sì che inciucia di brutto, aiutato da Brunetta e in parte anche dalla Gelmini».
I pontieri anonimi ora cercano di incollare i cocci di una coalizione in frantumi. In commissione Salvini ha fatto presentare una pregiudiziale di incostituzionalità al decreto Covid che contiene un articoletto, il 4 bis, per tutelare le aziende italiane dalle scalate nemiche e straniere. Ovviamente si sta parlando della difesa di Mediaset nei confronti di Vivendi.
Anche Fratelli d' Italia ha presentato la stessa pregiudiziale, perché il decreto contiene troppe norme eterogenee, ma Meloni, accorgendosi che stava mettendo due dita negli occhi al Cavaliere, ha disposto che venisse cancellato dal testo proprio il riferimento all' articolo-carezza a Berlusconi.
Ma Salvini non si è accontentato delle parole ripetute da Berlusconi in questi giorni: la collaborazione offerta alla maggioranza non ha nulla a che fare con gli "inciuci", è solo senso di responsabilità verso il Paese. Invece al leader del Carroccio non è bastato. È andato in tv a dire che comunque una parte di Fi inciucia.
Non contento ha poi mandato gli auguri di buon lavoro a Nicola Gratteri che sta facendo «pulizia» dopo che il procuratore antimafia ha spedito agli arresti domiciliari il presidente del consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, di FI.
Come se non bastasse, l' ex ministro dell' Interno ha aperto le porte a tre deputati azzurri - Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara - che hanno spiegato il loro passaggio alla Lega affermando che Fi ha perso forza propulsiva: ora sarebbe Salvini «il miglior interprete della rivoluzione liberale». E altri tre parlamentari di Fi sono pronti a trasferirsi nella Lega, tra questi sembra ci sia il senatore Francesco Giro.
Un pugno nello stomaco al Cavaliere. È guerra. I pontieri cercano di farli parlare al telefono ma l' uno non chiama l' altro. Meloni se ne tiene alla larga, convinta che Berlusconi non cadrà nella trappola «dividi et impera» del Pd.
Rimane tuttavia il dilemma sul Giano bifronte. Berlusconi sta giocando un' enorme partita industriale e finanziaria a livello nazionale ed europeo attorno a Mediaset. Sul piano politico vuole entrare a far parte del club dei kingmaker del prossimo Capo dello Stato. È tornato ad essere conteggiato dopo gli anni bui che sono seguiti alla sentenza di condanna per frode fiscale, alla perdita del seggio al Senato e agli umilianti servizi sociali.
Riammesso nel grande consesso del Ppe del quale è europarlamentare. Cerca un spazio vitale mentre il suo partito frana nelle urne e nei sondaggi, deputati e senatori cambiano casacca, si mettono in proprio, guardano al centro, a destra nel disperato tentativo di ritornare in un Parlamento tagliato di 345 seggi dal referendum.
Un' emorragia continua verso FdI e soprattutto verso la Lega. Una cosa, quest' ultima, che il Cav non si sarebbe mai aspettato. E infatti ogni tanto rimprovera gli elettori perché non sanno votare: e non si riferisce solo agli arcinemici dei 5 Stelle. La telefonata alla fine ci sarà, anche perché dovranno decidere entro Natale i nomi dei candidati sindaco delle maggiori città italiane.
Ma il Cavaliere questa volta è fuori di sé e ricorda ai due sovranisti che Fi non è solo parte integrante del centrodestra, ma «è il soggetto fondante». Che senza Fi non ci sarebbe un centrodestra, «ma una destra isolata in Europa e in Italia, non in grado né di vincere né di governare, esattamente come avviene in Francia per il Front National».
Quanto alla vicenda Mediaset, tuona, «basta meschinità, non c' è nessuno scambio di favore»: nel giro del Cavaliere ricordano che è stato il Copasir, presieduto dal leghista Volpi, a dire «attenzione alle scalate degli stranieri nelle aziende italiane».
I leghisti raccontano che il loro obiettivo in commissione non era affossare la norma pro-Mediaset, ma spostare il voto sul decreto che modifica i decreti Salvini. La pregiudiziale di incostituzionalità era un' arma di trattativa che ha funzionato: l' odg è stato invertito.
Martedì si voterà il decreto Covid mentre quello sicurezza slitta a venerdì. L' obiettivo della Lega è evitare la conversione in legge del decreto anti-Salvini in scadenza a metà dicembre: deve ancora passare al Senato e tra poco si apre la sessione di bilancio.
Ma tant' è, la frittata è fatta.