CAVOLETTI DI BRUXELLES PER ZELENSKY – VENERDÌ DOVREBBE ARRIVARE LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA CANDIDATURA DELL’UCRAINA PER L’INGRESSO NELL’UE: I 27 SONO SPACCATI E I PRECEDENTI NON SONO INCORAGGIANTI – IL VIA LIBERA ALLO STATUS DI PAESE CANDIDATO ALLA FINE DOVREBBE ARRIVARE, MA VINCOLATO ALLE RIFORME ANTI-CORRUZIONE E SULLO STATO DI DIRITTO…
-Marco Bresolin per “la Stampa”
La Commissione europea ha messo a punto il suo parere con il quale raccomanderà al Consiglio europeo di concedere lo status di Paese candidato all'Ucraina, seppur ad alcune condizioni. La stessa sorte toccherà anche alla Moldavia, mentre invece per la Georgia il cammino sembra essere più complicato.
Ursula von der Leyen svelerà la sua decisione finale venerdì, ma già ieri mattina ha presentato il suo orientamento al collegio dei commissari, dove c'è stato un primo dibattito.
Von der Leyen si trova stretta tra la volontà di non deludere l'Ucraina, alla quale vuole dare un segnale positivo, e la necessità di evitare che i governi facciano nuovamente a pezzi la sua proposta, come già successo con il sesto pacchetto di sanzioni contenente l'embargo petrolifero.
La presidente della Commissione è ben consapevole delle divisioni all'interno del Consiglio sul percorso di adesione di Kiev, per questo non può permettersi di far arrivare sul tavolo del summit una chiara opinione positiva, senza alcun caveat.
Il punto è stabilire il peso e le condizionalità delle osservazioni relative allo Stato di diritto, e in particolare alla lotta alla corruzione: il pieno rispetto di queste condizioni sarà una condizione necessaria per concedere lo status di Paese candidato a Kiev oppure si tratterà di obblighi ai quali vincolare soltanto l'eventuale apertura dei negoziati di adesione?
Fonti Ue fanno notare che, in ogni caso, spetta al Consiglio concedere lo status di Paese candidato e che dunque la Commissione può permettersi un certo margine di ambiguità, pur mandando all'Ucraina un segnale positivo e offrire - per la prima volta - una chiara prospettiva di adesione.
C'è infatti la volontà di mandare «un messaggio simbolico molto forte e un incoraggiamento per il popolo ucraino» ha detto la vicepresidente della Commissione, Vera Jourova, auspicando la fine del percorso «nel giro di anni, non di decenni».
Il documento sull'Ucraina che verrà adottato venerdì, e che poi finirà sul tavolo dei leader il 23-24 giugno, è diviso in tre parti. Un'introduzione, nella quale si fa un quadro generale della situazione nel Paese e delle relazioni tra Kiev e l'Ue. La parte centrale, che a sua volta è divisa in tre parti e analizza la situazione politica del Paese, quella economica e la «capacità di assumere gli obblighi della membership», il cosiddetto «acquis comunitario».
Infine ci sono le conclusioni con la raccomandazione per il Consiglio europeo e le condizioni necessarie per poter aprire i negoziati di adesione. Un alto funzionario Ue spiega che, seppur definito dai trattati, il percorso per concedere lo status di Paese candidato non è per forza "bianco o nero", ma lascia qualche margine alla Commissione per definire formule ad hoc. Del resto, anche per i Paesi del Balcani occidentali erano state prese decisioni differenziate.
Nel caso della Macedonia del Nord (nel 2005) e del Montenegro (nel 2015), la Commissione aveva formulato una chiara raccomandazione al Consiglio, invitandolo a concedere lo status di Paese candidato.
Nel caso della Serbia (2011), invece, la raccomandazione per la concessione dello status di candidato era stata positiva, ma l'esecutivo Ue aveva sottolineato la necessità di riprendere il dialogo di pace con il Kosovo. Per la Bosnia-Erzegovina (2019), la Commissione aveva posto delle condizioni per l'avvio dei negoziati di adesione, ma aveva evitato di esprimersi sulla concessione o meno dello status di Paese candidato.
Per questo la Bosnia-Erzegovina, così come il Kosovo, al momento risulta un Paese "potenzialmente candidato". Diversi governi preferirebbero una soluzione simile anche per l'Ucraina, anteponendo il rispetto delle condizioni indicate dalla Commissione alla concessione dello status.
La Moldavia dovrebbe ricevere un parere simile , ma non la Georgia. Anche questi due Paesi hanno presentato la richiesta di adesione subito dopo l'invasione russa in Ucraina e hanno già rispedito a Bruxelles i due questionari preliminari. Ma se per Chisinau sono in arrivo notizie positive, le cose potrebbero essere un po' più complicate per Tbilisi: «Aspettiamo prima la decisione - ha detto ieri, decisamente seccato, il primo ministro Irakli Gharibashvili -, ma certo se qualcuno merita lo status di Paese candidato, questa è la Georgia. E dopo l'Ucraina e la Moldavia».