IN CELLA “’O MALOMMO”: ARRESTATO IERI A TORINO L’EX PREFETTO CARLO FERRIGNO - DEVE SCONTARE DUE ANNI E OTTO MESI DI PENA RESIDUA PER AVER AVUTO RAPPORTI SESSUALI CON UNA 17ENNE IMBOTTITA DI COCA DA UN IMPRENDITORE PRIMA DI ESSERE “OFFERTA AL DRAGO” - EX COMMISSARIO NAZIONALE ANTIRACKET, FERRIGNO ERA STATO COINVOLTO NEL BUNGA-GATE - PROPOSE A UNA VITTIMA DEGLI STROZZINI L’ACCESSO AL FONDO IN CAMBIO DI SESSO… -


Meo Ponte per "la Repubblica"

CARLO FERRIGNO

I carabinieri della Compagnia San Carlo hanno bussato alla porta del suo elegante appartamento in centro martedì sera. Carlo Ferrigno probabilmente li aspettava perché si è limitato a chiedere: «È arrivato l'ordine di carcerazione?». E poco dopo l'uomo che era stato questore di Torino, prefetto a Napoli e Asti e addirittura commissario nazionale antiracket, è finito in carcere.

Dovrà restarci due anni, otto mesi e 18 giorni per scontare il residuo di una condanna a tre anni e 4 mesi patteggiata un anno fa a conclusione dell'inchiesta del pm milanese Stefano Civardi da cui era emerso che una ragazza di 17 anni era stata drogata con dosi pesanti di cocaina per prostituirsi con lui.

BALLERINA DEL VENTRE

Un'indagine nata dalla denuncia di una commerciante di Brescia che si era rivolta all'associazione Sos Racket ed usura e a cui Ferrigno, come ad altre donne in quella stessa situazione, aveva fatto una proposta sconcertante: accesso al fondo di risarcimento alle vittime degli usurai in cambio di prestazioni sessuali. Gli investigatori avevano così scoperto la storia della diciassettenne drogata da un imprenditore milanese (Mario Abissino, condannato a sua volta a 5 anni e 4 mesi) e poi «ceduta» alle voglie di Ferrigno.

Si chiude così con accuse infamanti che vanno dallo sfruttamento della prostituzione minorile al millantato credito (per le promesse alle vittime dell'usura) fino alla rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio, la carriera di un poliziotto che, pur criticato da sempre, era riuscito ad arrivare ai vertici della polizia.

Nato ad Urbino nel 1939 Carlo Ferrigno, dopo essere stato questore a Torino ed Asti nel 1996 era stato promosso prefetto. Già un anno dopo però di lui (che molti poliziotti chiamavano «o' malommo » e che in quel momento era a capo della direzione centrale della polizia di prevenzione) si era occupata la procura di Milano per «l'affaire» di quello che è stato definito «l'archivio parallelo » del Viminale. Una miniera di documenti, trecento e più faldoni con catalogati, ufficialmente non esistenti in cui secondo molti erano nascosti forse i segreti della strategia della tensione, compreso quelli sulla strage di piazza Fontana.

LELE MORA, PRIMA DELLA GALERA

A rimuovere Ferrigno dall'incarico in quei giorni era stato Giorgio Napolitano, allora ministro dell'interno. Ciònonostante Ferrigno era «risorto» nel 2003 con la nomina a Commissario nazionale antiracket. Il suo nome però era nuovamente spuntato nelle indagini della procura milanese sulle notti del Bunga Bunga ad Arcore.

A metterlo ancora nei guai una donna, la danzatrice del ventre marocchina Maria Makdoum che Ferrigno aveva presentato a Lele Mora e che era finita ad esibirsi Arcore, rimanendo sconvolta da quello che accadeva in quelle «cene eleganti». In una telefonata intercettata Ferrigno raccontava ad un amico le confidenze di Maria, scandalizzata per il dopo cena a luci rosse. In più aveva spiato il traffico telefonico della ballerina e cercato di conoscere il suo stato di salute da un ginecologo per paura di aver contratto malattie sessuali.

L'11 aprile 2011 Carlo Ferrigno che amava farsi chiamare il «moralista» era finito agli arresti domiciliari mentre poco prima la famiglia stava accarezzando l'idea di farlo interdire a causa di quella passione sfrenata per le donne. E contro di lui c'erano le accuse non solo della 17 anni drogata con la cocaina ma anche di una sedicenne di Torino a cui aveva promesso l'arruolamento in polizia.