IL CENTRODESTRA RISCHIA DI ESPLODERE SULLE REGIONALI - GIORGIA NON ESCLUDE PIÙ LA ROTTURA CON SALVINI E TAJANI: “SE NON ARRETRANO OGNUNO ANDRÀ PER SÉ MA E’ CHIARO CHE NON CONVIENE A NESSUNO” – SALVINI SPARA AVVERTIMENTI: “SE SALTA SOLINAS IN SARDEGNA SALTANO ANCHE MARSILIO IN ABRUZZO E BARDI IN BASILICATA”. I MELONIANI, CHE VOGLIONO CANDIDATE TRUZZU SULL’ISOLA, REPLICANO: “SALVINI IN SARDEGNA VALE IL 3%”. IL FORZISTA GASPARRI: “IL GIOCO SI E’ FATTO COMPLICATO” – E TAJANI…
-Monica Guerzoni per corriere.it - Estratti
Sciarpa e berretto giallorosso, Maurizio Gasparri sta entrando allo stadio Olimpico per il derby Lazio-Roma quando ammette che la coalizione di governo non è mai stata così vicina alla rottura sulle Regionali: «Il gioco si è fatto complicato. Quando si arriva alla finalissima devono intervenire i capitani delle squadre, i Rivera, i Mazzola...».
E quindi i Salvini, i Tajani e soprattutto le Meloni. Ma un vertice all’orizzonte ancora non c’è, il che conferma quanto concreto sia il rischio di uno strappo. Come spiegano i fedelissimi della premier, ci si siede al tavolo solo quando c’è l’accordo, altrimenti «si finisce per sancire la spaccatura».
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Nelle ultime ore i toni si sono alzati ancora, in pubblico come nei contatti riservati. Salvini in tv da Bruno Vespa si dice fiducioso, «si troverà la quadra». Ma intanto spara avvertimenti a tutto campo, dice (a Meloni e Tajani), che se salta Solinas in Sardegna saltano anche Marsilio in Abruzzo e Bardi in Basilicata.
E se fino a ieri mattina a via della Scrofa avevano l’impressione che il capitano leghista stesse «mandando avanti Andrea Crippa», per non esporsi in prima persona, a sera hanno cominciato a prendere sul serio le minacce di Salvini. Braccio di ferro. Muro contro muro. E Giorgia Meloni, com’è noto, non ama fare passi indietro. Ecco allora la controminaccia di FdI: «Se la Lega non cede finirà che ci spaccheremo e ognuno andrà per la sua strada, ma è chiaro che non conviene a nessuno». E non conviene soprattutto al Carroccio, è il non detto.
«Salvini in Sardegna vale il 3%», malignano i meloniani e ricordano che Solinas nei sondaggi sui governatori più amati è ultimo in classifica. E che il presidente uscente non gode dell’appoggio delle decisive liste locali, riformiste e moderate. Paolo Truzzu, il sindaco di Cagliari che Meloni vuole alla guida della Regione, quanto a consenso non sta messo molto meglio. Eppure lei lo ha blindato e non intende ripensarci, anche a costo di perdere l’isola. Il rischio esiste, perché in Sardegna Schlein e Conte hanno siglato l’intesa sul nome di Alessandra Todde, che appare forte abbastanza da non temere la corsa solitaria dell’ex governatore Soru.
L’alternativa allo strappo, a sentire i dirigenti di FdI, è che Salvini rinunci a Solinas per far posto a Truzzu, che in Umbria resti Donatella Tesei e che in Basilicata salti l’azzurro Bardi, da sostituire con un leghista. Ma i forzisti non ci stanno e annunciano le barricate. «Bardi non si tocca, è escluso», è il mandato che Antonio Tajani ha dato ai suoi parlamentari. Forza Italia si sente sottorappresentata e il segretario è pronto a mettere sulla bilancia i voti del suo partito, in proporzione al numero attuale di governatori: oltre alla Basilicata il Piemonte, il Molise, la Calabria e la Sicilia.
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