IL CENTRODESTRA SU VENEZIA POTREBBE PRENDERE DUE PICCIONI CON UNA FAVA: CANDIDARE LUCA ZAIA COME SINDACO DI VENEZIA NEL 2025. COSÌ, SISTEMEREBBERO IL "DOGE", CHE NON SI PUÒ RICANDIDARE, E TERREBBERO LA CITTÀ LAGUNARE, TRAVOLTA DALLO SCANDALO MAZZETTE CHE HA COINVOLTO BRUGNARO – I DESTINI INCROCIATI DEL PRIMO CITTADINO “BATMAN” E DI GIOVANNI TOTI: ELETTI ENTRAMBI LA PRIMA VOLTA NEL 2015, FONDARONO INSIEME “CORAGGIO ITALIA”, POI SONO STATI I MAGISTRATI A SCORAGGIARE LORO…
-1- LUIGI BRUGNARO, ASCESA E CADUTA DEL «BERLUSCONI VENETO»: SALE L'IDEA LUCA ZAIA COME CANDIDATO SINDACO DI VENEZIA NEL 2025
Estratto dell’articolo di Silvia Madiotto per www.corriere.it
Se lo chiede da giorni, il centrodestra, se il terremoto su Venezia intaccherà l’immagine della coalizione che sta sostenendo il sindaco Brugnaro. Se l’avviso di garanzia al primo cittadino e l’arresto del suo assessore lasceranno il segno. C’è un incrocio di rapporti e relazioni che, secondo la procura lagunare, getta dubbi pesanti sui vertici di Ca’ Farsetti e le elezioni del prossimo anno (la forbice è aperta fra settembre ’25 e primavera ’26) rimettono tutto in gioco: equilibri, nomi, liste.
È difficile non osservare la parabola di Luigi Brugnaro, figlio d’operaio diventato confindustriale. Prima c’era il Brugnaro imprenditore, un «Berlusconi veneto» in azienda e nello sport. Nel 2015 l’elezione a sindaco, poi le velleità nazionali, la fondazione di un partito nell’area vagheggiata ma non sempre premiata del «centro».
Un Brugnaro che, fino a poco tempo fa, sembrava ambire anche alla presidenza della Regione: lui si schermiva, ma ci credeva. E adesso dalla Regione a Roma le prospettive del Brugnaro politico subiscono una drastica frenata. È un destino che si incrocia, in quest’estate di indagini, con quello del governatore ligure Giovanni Toti, coinvolto nell’inchiesta sulla corruzione nei palazzi delle istituzioni, e da pochi giorni ai domiciliari anche per finanziamento illecito.
Si erano trovati nel maggio 2021, Toti e Brugnaro, per la nascita del gruppo di Coraggio Italia alla Camera, e si erano divisi nel 2022, con il suo scioglimento. Entrambi alle ultime Politiche rientravano nel simbolo centrista di «Noi moderati», quarta gamba del centrodestra. Entrambi, ora, sono chiamati a difendersi da accuse pesanti.
[… Il segretario della Lega Alberto Stefani entra in punta di piedi, «lasciamo che la magistratura faccia chiarezza su quanto accaduto». Per FdI è stato il segretario veneziano Raffaele Speranzon ad esporsi in questi giorni di fuoco incrociato, «non ci sono elementi a sufficienza per esprimere giudizi, l’auspicio è che chi svolge funzioni pubbliche possa quanto prima dimostrare la propria estraneità ai gravi fatti contestati».
Il centrodestra non dà tutto per perso in vista delle prossime elezioni, anzi. Brugnaro, in fin dei conti, è pur sempre un «civico»: per […] la sfida delle Comunali […] Bisognerà partire presto con un candidato e una narrazione solida, scrollarsi di dosso rapidamente l’inchiesta e se necessario, marcare le distanze dal sindaco uscente.
[…] sullo sfondo si staglia l’uomo delle vittorie del centrodestra, Luca Zaia. In una coalizione che rischia di perdere la bussola in città, il governatore potrebbe rappresentare proprio ciò di cui il centrodestra ha bisogno per ritrovare la strada. Zaia, mai sfiorato da indagini […] è una carta ideale ed autorevole da giocare. Le date coincidono: quando Brugnaro sarà costretto a lasciare il Comune, Zaia dovrà fare altrettanto in Regione. E se l’ipotesi poteva sembrare un azzardo qualche mese fa, oggi è un’opzione in campo […].
DAL POTERE ALLA CADUTA IL DESTINO IN COMUNE DEGLI AMICI TOTI E BRUGNARO
Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Erano una strana coppia, formata da due non allineati del centrodestra con in comune diverse caratteristiche, una più di tutte: l’ambizione. E anche gli esiti finali, almeno per ora, sembrano combaciare.
“Loro” sono il presidente della Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, entrambi finiti invischiati in pesanti guai giudiziari che gettano diverse ombre sulla rispettiva politica amministrativa. Nel 2021 insieme provarono a mettere su una ditta, politicamente parlando: Coraggio Italia. Finì male sul piano parlamentare ma per i due il peggio, a conti fatti, doveva ancora arrivare.
Toti e Brugnaro […] hanno parecchio in comune. Intanto, l’aver conquistato luoghi storicamente di sinistra. Il primo, ex giornalista di Mediaset, nel 2015 beneficiò delle spaccature degli avversari, divisi tra una candidatura di sinistra- sinistra, una del Pd e alleati, e un’altra del M5S. Il secondo sempre nel 2015 espugnò la Laguna contro l’ex magistrato Felice Casson, il quale non si riprese mai da quella bocciatura. Due vittorie inaspettate ma che intercettarono ciò che stava avvenendo nel Paese: ovvero l’estrema mobilità dell’elettorato.
[…] Toti e Brugnaro si presentarono come la novità, outsider per la loro stessa coalizione, descrivendosi come “uomini del fare” che volevano riportare grandezza alle rispettive comunità, immusonite dai “comunisti”, gente un po’ invidiosa del successo e diffidente verso lussi e agi.
Mentre per Toti il modello berlusconiano era tale sul fronte comunicativo, […] per Brugnaro lo era sul fronte fattuale: cioè un ricco imprenditore con squadra di basket che “scendeva in campo” per riaggiustare tutto e con qualche conflitto di interesse dentro l’armadio. Entrambi comunque scelsero per sé l’immagine della concretezza: pane al pane, vino al vino, le chiacchiere stanno a zero, ora ci penso io, ora risolvo tutto io. Il sistema ha funzionato, lustri e lustrini dappertutto, e infatti entrambi furono rieletti senza troppi problemi e a suon di voti per le rispettive liste civiche nel 2020.
Coltivando, sia l’uno che altro, sogni di grandezza al di là dei rispettivi territori. Da qui nacque come detto Coraggio Italia: per provare a rosicchiare un po’ di consenso alla declinante Forza Italia, speculando sul dopo Berlusconi, raccattando qua e là deputati e senatori in cerca d’autore, arrivando a contarne una trentina. […]
Poi si arriva ai giorni nostri, e si scopre quello che era chiaro sin da subito […]. Cioè una certa furba leggerezza, per così dire, nel distinguere pubblico e privato, interessi collettivi e interessi particolari, magari lasciando i telefoni lontani al riparo da eventuali intercettazioni quando i discorsi si facevano pruriginosi. Il sindaco ora si dice pronto a percorrere la propria “via crucis”, il presidente non si dimette nonostante da settimane si trovi ai domiciliari. Siamo infatti all’altra inconfondibile caratteristica della coppia scoppiata: l’ostinazione.