CESOIE SU CESA – NON DITE A CONTE CHE "DIBBA" MENA DURO SU CESA INDAGATO PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE NELL’AMBITO DI UNA OPERAZIONE CONTRO LA ‘NDRANGHETA E CHIUDE LA STRADA A OGNI ACCORDO CON L’UDC: “NON SI PARLA CON CHI È ACCUSATO O CONDANNATO PER REATI GRAVI” – LA VICENDA PESA NELLE TRATTATIVE PER L’ALLARGAMENTO DELLA MAGGIORANZA, I SENATORI GRILLINI SI SFOGANO: “NON POSSIAMO ACCETTARE QUALSIASI COSA. IL SIMBOLO DELL'UDC CHE DOVREBBE SOSTENERE IL GOVERNO È MACCHIATO..."
-Gabriella Cerami per huffingtonpost.it
Una “macchia” sul simbolo dell’Udc “che può costare cara anche a noi”. Così la definisce un senatore grillino. Una macchia che getta il Movimento 5 Stelle nell’angoscia. Il segretario dei centristi Lorenzo Cesa è indagato per associazione a delinquere nell’ambito dell’operazione “Basso profilo” e la notizia piomba nei corridoi nel Senato mettendo a serio rischio le trattative per far nascere la quarta gamba a sostegno del governo. Per adesso nessuno dei pentastellati, a parte Alessandro Di Battista che però si trova fuori dal Parlamento, lo dice apertamente.
Perché? “Perché attaccare l’Udc significa mettere in discussione la stampella”, spiegano i vertici M5s, e quindi “far saltare tutto”. Martedì la fiducia si è fermata a 156 voti a favore, per andare avanti e avere una maggioranza stabile occorre che un gruppo parlamentare si schieri a favore dell’esecutivo. E il gruppo adocchiato e con il quale le trattative erano in stato avanzato, era proprio l’Udc che avrebbe dovuto fare da contenitore a tutti quei parlamentari ‘Responsabili’.
Il fatto che nessun parlamentare M5s di peso voglia rilasciare dichiarazioni ufficiali la dice lunga sullo stato dell’arte. Nelle chat e a taccuini chiusi però i senatori si sfogano: “Non possiamo accettare qualsiasi cosa. Va bene che Cesa si è dimesso da segretario, ma il simbolo che dovrebbe sostenere il governo è macchiato e non possiamo accettarlo”.
L’imbarazzo è tale, accompagnato alla situazione si stallo che vive l’esecutivo, che i parlamentari del Movimento 5 Stelle che fanno parte della commissione Antimafia diffondono una nota senza mai citare la parola ‘Udc’. Il passaggio più forte, se così si può definire, di questa nota è il seguente: “L’operazione Basso profilo cade a pochi giorni dall’inizio del primo maxi processo calabrese della storia contro la ‘ndrangheta. Questo vuol dire che l’offensiva dello Stato è in atto e che la risposta delle istituzioni, con la Direzione Investigativa Antimafia coordinata dalla procura di Catanzaro in prima linea, c’è ed è decisa.
Affinché tale risposta sia anche decisiva non sono sufficienti magistrati coraggiosi e bravi investigatori, è necessaria anche una ferma volontà politica e una fragorosa riscossa civile”. Solo il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra nomina, in un Facebook live, il segretario Udc: “Prendiamo atto delle dichiarazioni di estraneità di Lorenzo Cesa ai fatti contestati ma intanto la sua abitazione romana è stata sottoposta a perquisizione”.
Insomma, in altri tempi si sarebbe urlato allo scandalo con nomi e cognomi sparati su ogni post su Facebook possibile e immaginabile. Oggi i senatori che rispondono al telefono preferiscono non rilasciare dichiarazioni ufficiali: “Non possiamo governare con l’Udc, ma per favore non me lo attribuisca”. Altri invece in fretta e furia chiudono il telefono: “Cesa? Scusi, sono in commissione”.
Solo Alessandro Di Battista risponde all’Adnkronos: “Con chi è sotto indagine per associazione a delinquere nell’ambito di un’inchiesta di ’ndrangheta non si parla. Punto. Tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva ma non tutti possono essere interlocutori in questa fase. Si cerchino legittimamente i numeri in Parlamento tra chi non ha gravi indagini o condanne sulle spalle”. Le uniche parole fino ad ora davvero forti dette in modo chiaro, ma come è noto i 5Stelle duro e puro si trova fuori dal Parlamento quindi fuori dalle trattative.
A questo punto, un componente del governo che sta seguendo le trattative ipotizza: “Un gruppo parlamentare a sostegno del governo ci serve. E se si tornasse a parlare con Renzi, ora che è più debole?”. L’indagine su Cesa ha scompaginato tutto ancora una volta.