Maurizio Molinari per "la Stampa"
Barack ObamaBarack Obama concorda con i leader di Corea del Sud e Giappone la linea della prudenza mentre il Pentagono vigila su ogni mossa di Pyongyang. Ma per Washington il partner più importante è Pechino, perché la priorità è scongiurare il rischio di una transizione violenta in una nazione con le armi nucleari.
Davanti all'improvvisa scomparsa di Kim Jong Il, il presidente americano muove con cura le sue mosse per evitare di ripetere gli errori commessi da Bill Clinton nel 1994, quando alla morte di Kim Il Sung la mobilitazione delle forze sudcoreane innescò nella Penisola una crisi che generò rapporti subito tesi con il successore. La differenza rispetto ad allora è che la Corea del Nord possiede materiale nucleare per realizzare almeno otto atomiche e la priorità per la Casa Bianca è dettata dal «Conplan 5029», il piano redatto assieme a Seul per affrontare «rischi di instabilità» che vanno dalla guerra civile agli attacchi nucleari.
kim-jong-ilSe tali pericoli esistono è perché «Kim Jong Il aveva pianificato una transizione lunga 10 anni ma ne sono passati solo due da quando ha indicato il suo successore in Kim Jong Un», spiega Bruce Klinger, veterano della Cia nell'Asia del Nord-Est oggi alla Fondazione Heritage. E «questi due anni potrebbero non essere abbastanza per scongiurare gravi tensioni interne» se non addirittura un colpo di mano.
A destare timore è lo scontento nelle forze armate, dove la repentina ascesa al potere di Kim Jong Un, 28 anni, ha sollevato malumori in una gerarchia composta di ottuagenari, fino al punto da obbligare Kim Jong Il a molteplici epurazioni nell'ultimo anno. Nelle conversazioni con il presidente sudcoreano e il premier giapponese, Obama ha concordato una linea di estrema prudenza per scongiurare ogni tipo di ripercussione nei nuovi equilibri a Pyongyang. Per questo il comunicato della Casa Bianca non va più in là dell'impegno a «rimanere garanti della stabilità nella penisola coreana, e della libertà e sicurezza dei nostri alleati».
BAMBINE NORDCOREANE PIANGONO IL CARO LEADERTocca a satelliti, aerei spia e sorveglianza hi-tech del Pentagono applicare la «vigilanza», come la definisce il capo degli stati maggiori congiunti Martin Dempsey, tesa a «essere pronti a qualsiasi evenienza» grazie ai 30 mila uomini schierati in Corea del Sud. «Ma la verità è che possono aprirsi in Corea del Nord molteplici scenari e chiunque affermi di sapere che cosa avverrà sta mentendo o si illude» spiega una fonte militare Usa al «New York Times», avvalorando l'idea che in questa fase il partner cruciale per Washington sia la Cina di Hu Jintao per la maggiore conoscenza che ha di Kim Jong Un e dei vertici militari che controllano l'arsenale balistico e nucleare.
KIM JONG-UN E UN UFFICIALE DELL'ESERCITO NORDCOREANOLe opzioni che Obama ha davanti sono tre: rilanciare il dialogo multilaterale per il disarmo nucleare, mantenere la linea dura delle sanzioni, tentare un approccio diretto con il «Grande Successore». Fra gli analisti i pareri sono discordi. Per Christine Ahn, direttrice del «Korea Policy Institute», «ironicamente il cambio della guardia in Corea del Nord arriva in un momento di distensione nei rapporti con Washington grazie ai colloqui in corso a Pechino e ciò può portare a sviluppi positivi» che Obama deve affrettarsi a cogliere. John Feffer, dell'Istituto di studi politici di Washington, ritiene invece che nulla di ciò avverrà perché «Kim Jong Un non è pronto al potere e a comandare dietro il trono saranno i militari di Jang Song Thaek».
Nuova centrale nucleare nordcoreana