CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! - TITOLO DALL’ANSA: “BIDEN COMPIE 80 ANNI E SPOSA LA NIPOTE NAOMI ALLA CASA BIANCA”. INCESTO DI STATO? - VERONICA GENTILI SUL “FATTO QUOTIDIANO”: “D’ALTRONDE LO DICE IL DETTO”. MA NON CI DICA! - TITOLO A TUTTA PAGINA DA “AVVENIRE”: “MINE E CADAVERI ABBANDONATI NELLE STRADE”. GERARCHIA COERENTE: LE MINE COSTANO CARE E SALTANO, I MORTI NON VALGONO NIENTE E STANNO IMMOBILI…
-“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
«Pizzetto e occhiali a goccia / il politico della porta accanto che fece piangere Salvini» è un titolo della Repubblica su Stefano Bonaccini, il presidente della Regione Emilia-Romagna che si candida a segretario del Pd.
Ma, come documenta anche la foto soprastante, Bonaccini ha una barba folta e i baffi. Solo che in redazione ignorano il significato del sostantivo pizzetto: «Barbetta a punta, sul solo mento» (Lo Zingarelli 2023).
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Titolo dall’Ansa: «Biden compie 80 anni e sposa la nipote Naomi alla Casa Bianca». Incesto di Stato?
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Questa settimana il coltissimo Mephisto Waltz comincia così (lui scriverebbe «principia») la sua rubrica sul Sole 24 Ore: «Da una parte le fake news, la temerarietà della propaganda molesta, insolente e disguidante».
Gli segnaliamo un parere dell’Accademia della Crusca: «Nessun dizionario riporta a lemma il verbo disguidare o l’aggettivo disguidato». Poi il buon diavolo scrive «Veni, Vidi, Vici», con tre maiuscole.
Ma la frase «venni, vidi, vinsi» in latino con la quale Giulio Cesare annunciò al senato la vittoria su Farnace II, re del Ponto, riportata da Plutarco in Vita di Cesare, è sempre apparsa in minuscolo (vedi Il Plutarco della gioventù a cura di Pietro Blanchard, prima edizione italiana, 1816), perché il latino è scritto convenzionalmente con pochissime maiuscole.
Poco oltre, Mephisto Waltz eccede di nuovo con le maiuscole, attribuendo a Cesare la pronuncia di «“Alea Iacta Est”, attraversando il Rubicone – che è ed era un “pisciatello”, un rigagnolo».
Ora, il Pisciatello è un torrente, affluente di sinistra del Rubicone. Il quale Rubicone, per quanto esiguo (35 chilometri), nel I secolo avanti Cristo giuridicamente aveva la stessa dignità del Danubio: segnava il confine con la Gallia Cisalpina. Il diavoletto conclude in bruttezza con la solita citazione errata: «Stalin (1878-1953), a Yalta (febbraio 1945), per sminuire il potere di Pio XII, sbottò: “Quante divisioni ha il Papa?”».
Niente di più inesatto. Come riferisce Stefano Lorenzetto nel suo libro Chi (non) l’ha detto (Marsilio), il 23 aprile 1948 il Corriere della Sera uscì in prima pagina con questo titolo, preceduto dall’occhiello «Le memorie di guerra di Churchill»: «“Il Papa! Quante divisioni ha?” domandò Stalin al ministro Laval».
Nell’anticipazione delle Memorie pubblicata dal Corriere, si leggeva la seguente testimonianza di sir Winston Churchill sul viaggio che Pierre Laval, ministro degli Esteri francese, fece a Mosca nel 1935: «Stalin e Molotov erano naturalmente ansiosi di saper qualcosa intorno alla forza dell’esercito francese sul fronte occidentale: “Quante divisioni? E quanto dura la ferma militare?” Finita l’esplorazione di questo campo Laval disse: “Non potete far nulla per incoraggiare la religione e il cattolicismo in Russia? Ci farebbe tanto comodo, per via del Papa”.
“Oh il Papa!” disse Stalin. “Quante divisioni ha?”». Lorenzetto aggiunge che il 14 settembre 1948 il New York Times attribuì al presidente statunitense Harry Truman l’aneddoto su Stalin, collocandolo temporalmente nell’ambito della Conferenza di Potsdam del 1945, non di quella svoltasi a Yalta nello stesso anno. Pare che Pio XII, appena informato della morte del dittatore sovietico, abbia esclamato: «Ora Stalin vedrà quante divisioni abbiamo lassù!». Ma satanasso non lo sa.
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Titolo a tutta pagina da Avvenire: «Mine e cadaveri abbandonati nelle strade». Gerarchia coerente: le mine costano care e saltano, i morti non valgono niente e stanno immobili.
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Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «D’altronde lo dice il detto». Ma non ci dica! Più avanti: «Il governo ha deciso di tirare dritto sul reddito di cittadinanza, revocando da Giugno 2023 l’assegno».
Torniamo a farle notare che «i nomi dei mesi dell’anno e quelli dei giorni della settimana, considerati come nomi comuni, si scriveranno sempre con lettera minuscola» (Aldo Gabrielli, Dizionario linguistico moderno, Mondadori, 1956). E comunque in diritto si revoca ciò che è già stato fatto.
Quindi si revoca il provvedimento a partire da giugno 2023. Oppure non si usa il verbo revocare e si dice che non sarà più erogato l’assegno. Per come ha scritto Gentili, si capisce che a giugno 2023 il governo chiederà ai percettori di restituire i soldi.
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Ugo Magri sulla Stampa, riferendosi a Sergio Mattarella: «Di certo il presidente non può essere entusiasta del nuovo strappo con la Francia. Definirlo dispiaciuto sarebbe un eufemismo. Tra l’altro per lui è uno sgradevole déjà vu.
Gli era toccato ricucire faticosamente i rapporti tre anni fa, dopo che l’allora titolare della Farnesina Luigi Di Maio era andato a sostenere la rivolta violenta dei gilet gialli scatenando l’ira dell’Eliseo». Non è così.
Di Maio volò a Parigi per incontrare Christophe Chalençon, uno dei leader dei gilet gialli, il 5 febbraio 2019, quando era vicepremier nel governo Conte I nonché ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, perciò prima che maturasse l’aplomb, l’uso delle lingue e la conoscenza degli scenari internazionali che il 5 settembre di quello stesso anno gli valsero la nomina a ministro degli Esteri (e quindi la titolarità della Farnesina, come scritto da Magri).
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Alessandro Sallusti, direttore di Libero, nel suo editoriale in prima pagina: «Detto che il deputato anti Piantedosi non è coinvolto, c’è da chiedersi come c’è da credergli». Un ci sia avrebbe rispettato il congiuntivo ed evitato la cacofonia.
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Dal sito della Repubblica: «New York – La polizia sta indagando sulla morte di quattro studenti dell’Università dell’Idaho trovati in una casa vicino al campus di Mosca, nell’Idaho».
Dovendo tradurre dalla lingua originale, hanno pensato bene di cambiare nome anche alla città, che è Moscow, capoluogo della contea di Latah, nell’Idaho nordoccidentale. E per fortuna che la notizia è preceduta dalla dicitura «a cura della redazione Esteri». Grande cura.
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Lucio Musolino sul Fatto Quotidiano si occupa di Giuseppe Scopelliti, ma dimentica una virgola e stravolge così il senso del testo: «Poco importa se nell’aprile 2018 l’ex sindaco di Reggio Calabria, dal 2002 al 2010 è stato condannato in via definitiva per falso a 4 anni e 7 mesi di carcere». Essere condannati definitivamente – ogni giorno, ogni ora – per 8 anni consecutivi è un record giudiziario mondiale. Bastava mettere la virgola dopo «2010».