CHE FAI, RUDY? – TRUMP NON È “FURIOSO” SOLO CON MIKE PENCE, MA STA ROMPENDO ANCHE CON IL SUO AVVOCATO DI FIDUCIA RUDY GIULIANI. IL MOTIVO NON È LEGATO ALLA POLITICA MA AI SOLDI! “MCDONALD” NON VUOLE PAGARE LA PARCELLA MONSTRE DELL’EX SINDACO DI NEW YORK (20 MILA DOLLARI AL GIORNO), CHE PURE È RIMASTO SEMPRE AL SUO FIANCO. NON A CASO È INDAGATO PER AVER INCITATO ALLA RIVOLTA DEL CONGRESSO…
-Camilla Lombardi per www.wired.it
Mercoledì 13 gennaio Donald Trump è diventato il primo presidente degli Stati Uniti a essere sottoposto a procedura di impeachment due volte nel corso del suo mandato. Dai terribili fatti del Campidoglio di Washington D.C., il presidente è diventato sempre più isolato all’interno del Partito repubblicano e rancoroso nei confronti dei suoi più stretti collaboratori, secondo lui “incapaci di difenderlo” in maniera efficace dalle accuse di “incitamento all’insurrezione” mosse nei suoi confronti dalla Camera dei rappresentanti. Molti di loro, nel cerchio più intimo dei suoi fedelissimi, sono rimasti in silenzio dopo il voto a favore dell’impeachment da parte dei deputati.
Come hanno riportato alcune fonti al Washington Post, infatti, Trump non solo è “incredibilmente furioso” nei confronti del vicepresidente Mike Pence, ma sta anche rompendo i rapporti con il suo avvocato di fiducia, Rudy Giuliani.
Secondo il quotidiano statunitense Trump ha incaricato gli assistenti di non pagare le spese legali di Giuliani e si è detto intenzionato ad approvare personalmente eventuali rimborsi per le spese sostenute durante i viaggi per conto del presidente per contestare la vittoria di Joe Biden alle elezioni del 3 novembre.
Alcuni funzionari vicini al tycoon, riferisce il Washington Post, hanno detto che “Trump ha espresso privatamente preoccupazione per alcune delle mosse di Giuliani e non ha apprezzato la sua richiesta di 20mila dollari al giorno come tariffa per il suo lavoro nel tentativo di ribaltare le elezioni” (una cifra che l’avvocato nega, sottolinea il Guardian, ma che a quanto pare è stata messa per iscritto). Ai dipendenti della Casa Bianca è stato persino ordinato di non passare al presidente nessuna delle chiamate di Giuliani.
La cosa paradossale è che anche Giuliani ora è indagato per il suo presunto ruolo nell’incitamento dei sostenitori di Trump alla rivolta a Capitol Hill la scorsa settimana. Durante il rally trumpiano Save America a Washington, poco prima dell’insurrezione, l’ex sindaco di New York aveva arringato la folla: “Sono disposto a mettere in gioco la mia reputazione, il presidente è disposto a scommettere la sua reputazione, sul fatto che troveremo degli illeciti criminali”. Riferendosi ai presunti brogli elettorali (inesistenti) da parte dei democratici, aveva aggiunto: “Risolviamo il processo con un duello”.