CHE FAIDA AL GOVERNO! - GIORGIA MELONI VUOLE ISOLARE SALVINI IN EUROPA PER NON ESSERE ISOLATA DAGLI EUROPOTERI - IL LEGHISTA, CHE HA ATTACCATO URSULA E MACRON (“UNA PERSONA PERICOLOSA”), E’ TORNATO A CHIEDERE DI “PARLARE CON PUTIN”, PROPRIO ORA CHE LA DUCETTA GUIDA IL G7 E LA NATO NON ESCLUDE PIU’ UN INTERVENTO IN UCRAINA - PER LA SORA GIORGIA IL CAMMINO E’ SEMPRE PIU’ STRETTO: O MOLLA GLI ALLEATI PUZZONI DI ECR ED ENTRA NELLA PROSSIMA MAGGIORANZA EUROPEISTA E ATLANTISTA, OPPURE SI RITROVA ALL’OPPOSIZIONE CON GLI IMPRESENTABILI AMICI DI PUTIN…
-Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Le hanno inoltrato la locandina postata ieri su X da Matteo Salvini, quella che pubblichiamo in pagina. E Giorgia Meloni non ha gradito. Sfondo giallo, scritta nera: «Soldati italiani a combattere in Ucraina? No grazie». E accanto al simbolo della Lega: «Elezioni europee 8-9 giugno 2024». È lo slogan elettorale del vicepremier, uno schiaffo a Giorgia Meloni che punta a imbarazzare la premier sul fianco atlantico: «Serve la volontà di dialogare con la Russia», dice a suo nome il vice Andrea Crippa. Parlare con Putin e ignorare Emmanuel Macron.
Il contrario di quanto può sostenere una presidente del G7 che deve molto agli americani e ha bisogno di trattare i prossimi equilibri europei con Francia e Germania. E infatti la reazione di Meloni […] non è di imbarazzo, ma di rabbia per la slealtà dell’offensiva salviniana. […] la leader colpirà l’alleato, raccontando nei prossimi giorni a tre interlocutori di peso che è il leghista il soggetto da isolare in Europa. E lo farà perché il rischio, adesso, è che a tornare ai margini del continente sia invece proprio lei, Giorgia Meloni.
Bisogna entrare nel cuore di questa crisi inaspettata che sta scuotendo Palazzo Chigi, per capire le prossime mosse. È successo tutto molto in fretta […] I russi che rischiano di sfondare, la Nato che non esclude più alcuno scenario […] È quello che da settimane sostiene Macron. Inizialmente deriso da molti, adesso preso sul serio. Ieri è stato Guido Crosetto il primo big dell’esecutivo a inquadrare l’intervento del Presidente francese con parole nuove. Non si è detto d’accordo con lui, ma ha ammesso il rischio che, cadendo Kiev, si verifichi un coinvolgimento diretto dei Paesi dell’Alleanza […]
Ecco, i venti di escalation provocano un enorme problema politico per Meloni. E plasmerebbero la nuova Europa. Il primo effetto è evidente: non potrebbe che nascere una Commissione ultra europeista e atlantista, anche a costo di appoggiarsi a numeri risicati lungo l’asse Ppe-Liberali- Socialisti. Significherebbe chiudere con ogni opzione di coinvolgimento strutturale dell’intero gruppo dei Conservatori, e ovviamente di Identità e democrazia: troppi i partner sospettati di essere sensibili alle ragioni di Putin.
[…] Meloni, a quel punto, dovrebbe scegliere: mettersi all’opposizione o spaccare il suo eurogruppo. Un indizio pesante è arrivato nei giorni scorsi, al termine dell’evento del Pse in Germania. In un documento voluto anche da Olaf Scholz i socialisti hanno chiarito la linea: mai con i Conservatori e mai con Id. Un approccio condiviso, con sfumature, anche dai liberali.
Certo, Meloni è capo di governo, di fatto obbligata a partecipare alla costruzione della nuova Commissione e a votarne il nuovo presidente. Ma è altrettanto evidente che i suoi compagni di strada potrebbero restare esclusi. E lei, costretta ai margini, a causa di un governo atlantista ma con dentro Salvini, europeista a parole ma amico di Orbán e di Vox. Il rischio, insomma, è che torni sotto osservazione […] E dunque, Meloni è pronta a reagire. La sua idea – condivisa con Tajani – è marcare intanto una distanza nettissima da Salvini. Isolare lui, per non restare isolata.
Lo farà a partire da tre incontri nei prossimi giorni. Il primo, domani, con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: a lui ribadirà la massima adesione atlantica e spiegherà che il suo vice chiede il dialogo con Putin ma non decide nulla in politica estera. Il secondo interlocutore è meno noto, però molto interessante. La premier riceverà venerdì il Presidente della Baviera, Markus Söder. Un nome poco noto in Italia, ma che conta molto: è a capo della regione più ricca d’Europa, pezzo da novanta della Csu e nella rosa dei tre potenziali candidati popolari alla Cancelleria.
Soder è anche il più tenace avversario di un accordo con l’ultradestra europea, perché deve combattere in casa l’Afd. E non distingue troppo tra Id e Conservatori, tra Meloni e Salvini (a differenza del suo rivale interno, Manfred Weber). Ecco, questo incontro, non scontato, racconta del tentativo della premier di lottare per costruire intese che la mantengano in partita. Al bavarese, anche a lui, spiegherà che c’è un abisso tra lei e il vice leghista. Il terzo passaggio chiave è stato delegato a Tajani, che ha invitato a Roma per l’avvio della campagna elettorale Ursula von der Leyen, arcinemica di Salvini.
E proprio il ministro degli Esteri, ieri, ha alzato il livello di scontro con Salvini: «Non sono disponibile a un’alleanza con Afd e con Id». […] La verità è che Meloni e Tajani cercheranno di isolare Salvini. E lo faranno per garantire alla premier un ruolo nelle trattative che contano. Se però l’escalation dovesse verificarsi davvero, si aprirebbe uno squarcio nell’esecutivo. E un vicepremier non potrebbe sostenere, come ieri, che Macron è «un guerrafondaio », «una persona pericolosa», un Capo di Stato che «va fermato». A farne le spese potrebbe essere anche il governo.