CHE FARA' IL PD CON I QUESITI REFERENDARI PROPOSTI DA LEGA E RADICALI? SE UNA PARTE DEI DEM TEME I MAGISTRATI E TACE, LUIGI ZANDA ESCE ALLO SCOPERTO: "CI SONO QUESITI PER I QUALI PENSO SIA UTILE L'APPROVAZIONE DA PARTE DEI CITTADINI. PENSO A UNA MIGLIORE REGOLAMENTAZIONE DELLA CARCERAZIONE PREVENTIVA. A UNA MIGLIORE VALUTAZIONE DELLA PROFESSIONALITÀ DEI MAGISTRATI. A MIGLIORI REGOLE PER IL CSM. MA GLI ITALIANI CHE VOTANO SONO SEMPRE MENO…"
-Fabio Martini per "la Stampa"
Luigi Zanda, uno dei pochi battitori liberi nel Pd, dice che l'occasione offerta da alcuni referendum sulla giustizia «è molto importante» perché riforme oramai necessarie «rafforzerebbero anche l'indipendenza della magistratura». E quanto alla prossima competizione referendaria avrà una caratteristica diversa da altre: «I voti di diversa provenienza politica finiranno per mischiarsi».
Due volte portavoce alla Presidenza del Consiglio con Francesco Cossiga, Presidente dell'Agenzia per il Giubileo nel 2000, Luigi Zanda è stato tesoriere del Pd e presidente dei senatori. Il Pd e i suoi partiti "antenati" hanno difeso l'indipendenza della magistratura, ma restano indifferenti ad errori e perdita di credibilità: i referendum sono l'occasione per un cambio di atteggiamento?
«Siamo davanti ad un'occasione molto importante. Ci sono quesiti per i quali personalmente penso sia utile l'approvazione da parte dei cittadini. Penso a una migliore regolamentazione della carcerazione preventiva. A una migliore valutazione della professionalità dei magistrati. A migliori regole per il Csm. E penso che serva una parola chiara sull'equivoco che esiste tra separazione delle funzioni e delle carriere dei magistrati. Risolvere diverse di queste questioni, rafforzerebbe l'indipendenza e l'autonomia della magistratura»
Separando le carriere, si spezzerebbe un legame tra pm e magistratura giudicante che talora può distorcere la vita di un processo? Falcone la pensava così
«L'unanimità raggiunta sulla necessità di superare le funzioni indica che un problema c'è. Un problema molto serio. Una volta che abbiamo accettato di separare le funzioni, la separazione delle carriere può essere una logica conseguenza, quantomeno dal punto di vista concettuale».
La Lega semplificherà la battaglia, il Pd come potrà opporre argomenti meno trancianti?
«Le campagne referendarie sono semplificatorie, anche perché gli elettori saranno chiamati ad esprimersi su contenuti tecnici che il Parlamento avrebbe dovuto risolvere senza lasciarle marcire per decenni. Con un paradosso: che ora si chiede agli italiani di esprimersi proprio su questioni sulle quali il Parlamento non è stato capace di intervenire».
Perché dice che gli elettorati si mischieranno?
«I referendum interrogano ideali e coscienze dei cittadini e non è assolutamente detto che le indicazioni dei partiti saranno considerate vincolanti da tutti gli elettori, che in diversi casi voteranno secondo la propria coscienza. Anche per questo penso che i risultati andranno analizzati con molta attenzione. I partiti dovranno stare attenti a cantare vittoria».
L'esclusione del quesito sulla cannabis abbasserà l'affluenza?
«Capisco gli argomenti della Corte, ma valutando il solo aspetto politico, penso che il tema del quesito avrebbe portato al voto moltissimi cittadini».
Negli ultimi 27 anni una sola volta è stato raggiunto il quorum: come si può immaginare che stavolta ci saranno le file?
«Lo dobbiamo dire con amarezza: gli italiani che votano sono sempre meno. A me ha colpito che la prima questione affrontata dal presidente Mattarella nel suo messaggio sia stato il richiamo alla crisi delle democrazie, col rischio conseguente che possano vincere i sistemi autoritari. In Italia c'è da ridisegnare la forma di Stato e di governo ma ormai da 40 anni c'è l'incapacità del Parlamento di ammodernare istituzioni che non reggono più».
Da qualche giorno è bagarre: rischio di una guerriglia quotidiana?
«Il discorso di Mattarella, la conferma di Draghi, i referendum in modi diversi segnano il confine tra un prima e un dopo. Nel prima, la scena era occupata da pandemia e Pnrr. Nel dopo sono tornate ad imporsi questioni squisitamente politiche sulle quali i partiti non potranno più nascondersi dietro le spalle di Draghi. Dobbiamo impegnare questo anno con una vista lunga. Regolamenti parlamentari, sfiducia costruttiva, attuazione dell'articolo 49 sulla democrazia dei partiti, una nuova legge elettorale. Se il Parlamento vuole, il tempo c'è».