A CHE GIOCO GIOCA IL GOVERNO MELONI? – IN QUESTE OLIMPIADI LA DESTRA È ANDATA ALLO SCONTRO CON IL COMITATO OLIMPICO INTERNAZIONALE – DALLE POLEMICHE PER LA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE, DEFINITA “DISGUSTOSA” DA SALVINI, AI SOSPETTI SULLA PUGILE IMANE KHELIF, CON L’ADESIONE ITALIANA ALLE POSIZIONI DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONE DELLA BOXE GOVERNATA DALLA RUSSIA – AL CIO L’ITALIA È DIVENTATO UN PROBLEMA POLITICO. E GLI STRASCICHI PESARANNO NEI RAPPORTI CON IL PROSSIMO PRESIDENTE, CHE SUCCEDERÀ A THOMAS BACH...
-Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
La cerimonia di inaugurazione? «Disgustosa. I francesi sono stati squallidi (Matteo Salvini, vice premier). L’incontro tra le pugili Angela Carini e Imane Khelif? «Angela incontra un trans: siamo ostaggi della politica woke» (ancora Salvini ma anche la ministra Daniela Santanchè).
Infine ieri, in occasione della cerimonia di chiusura: «Andando avanti così il Cio abolirà la distinzione tra gare maschili e gare femminili, unificando le competizioni in un unico genere “neutro” (la ministra Eugenia Roccella a cui prenderà un colpo nel sapere che sì, a Los Angeles, nel tiro, specialità dove le donne spesso sparano meglio degli uomini, potrebbero esserci gare open, aperte a tutti, come tra l’altro accadeva trent’anni fa).
[…] il racconto che la destra del governo Meloni ha offerto di queste Olimpiadi francesi non lascia spazio alle interpretazioni: seduta, sola, sulla sedia della destra mondiale va allo scontro “culturale” con la Francia di Emmanuel Macron e con il Cio di Thomas Bach. Ma contro il primo assume una posizione di politica estera dove, in fondo, lo sport è un tavolo come un altro, ed è noto che i rapporti tra i due governi sono accidentati.
Lo scontro con il secondo pone invece un problema più complesso perché rischia di lasciare degli strascichi importanti con il Cio. Al Comitato internazionale non è sfuggito che alcune posizioni italiane – le sole nel panorama: nemmeno l’Ungheria di Orbán è arrivata a tanto – sono state la copia carbone rispetto a quelle dei grandi nemici, come la Russia di Putin. E inoltre hanno messo costantemente in discussione la carta olimpica, «che è un po’ la nostra Costituzione» spiega a Repubblica una fonte del Comitato.
Ha contestato la politica, ma anche lo sport: la pallanuoto del presidente Paolo Barelli (deputato di Forza Italia) che si mette di spalle, magari anche per una giusta protesta, contro gli arbitri, si mette di spalle alle Olimpiadi. «Perché una cosa è contestare, un’altra è mettere costantemente in discussione i principi base del Comitato. L’Italia è stata la sola a muoversi in questa direzione. E questo non può che aprire una riflessione nel futuro».
A inquietare Ginevra è anche il comportamento di alcune federazioni, su tutte la boxe: la decisione di Angela Carini di non combattere è un punto di non ritorno. Come lo sono le parole di Franco Falcinelli, l’uomo forte del pugilato italiano, che ha definito un «benefattore» il presidente russo dell’Iba, Kremlev, nemico numero 1 del Cio. Ammettendo che la sua Iba, fuori dal Comitato olimpico, finanzia gli atleti italiani.
Tutto questo la premier Giorgia Meloni lo sa. E, infatti, ha cercato una toppa. Quando è volata a Parigi, di ritorno dalla Cina ha rinunciato ad accompagnare sua figlia a Eurodisney per incontrare, anche in vista dei Giochi di Milano- Cortina, Bach (tenendo fuori dalla porta, se non per i saluti iniziali di qualche minuto, il presidente Giovanni Malagò): ha chiesto formali rassicurazioni sulle norme di genere per l’accesso alle competizioni e Bach non ha potuto che confermare le policy Cio. Ma soprattutto ha voluto porsi come un’interlocutrice affidabile.
Ed effettivamente i rapporti personali tra i due sono eccellenti. Il problema è che il Cio funziona molto poco con le persone e tanto con le procedure: Bach ha annunciato la sua non ricandidatura e, dunque, chi arriverà dopo di lui troverà un dossier sui rapporti con l’Italia per nulla lusinghiero, con tutti i contrasti rispetto alla carta olimpica emersi in queste settimane. E certo non aiuta quello che è accaduto nelle ultime ore con le dichiarazioni della ministra Roccella. E del solito Roberto Vannacci, che se non fosse deputato europeo di un partito di governo, resterebbe soltanto una macchietta. […]