CHE MAL DI QUORUM – SALVINI E CONTE SI GIOCANO L’OSSO DEL COLLO TRA REFERENDUM ED ELEZIONI AMMINISTRATIVE. IL “CAPITONE”, TRAVOLTO DALLA BUFERA DEL MANCATO VIAGGIO IN RUSSIA, TEME CHE NON SI RAGGIUNGERÀ IL QUORUM PER IL REFERENDUM SUL QUALE HA MESSO LA FACCIA. E PEPPINIELLO SPOMPATO CONTINUA A BATTERE SUL TASTO DEL PACIFISMO CONVINTO CHE PORTI VOTI… (CIAO CORE)

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Carlo Bertini per "La Stampa"

 

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

I due leader che si giocano l'osso del collo sono Matteo Salvini e Giuseppe Conte, ma l'election day di oggi che accorpa referendum e amministrative sarà un test anche per le due coalizioni. Una partita tutta racchiusa in una manciata di numeri: nove milioni di votanti, quasi mille comuni con il sindaco in ballo, 26 capoluoghi di provincia di cui 4 di regione. A Genova si sfidano sette candidati sindaco, all'Aquila quattro, a Catanzaro e Palermo sei per ciascun campanile.

 

Un voto accorpato alla tornata referendaria sulla giustizia: cinque quesiti (abolizione della legge Severino e stop alle misure cautelari, i due principali) che i promotori, Lega e Radicali, caldeggiano invocando altrettanti sì. Idem Fi e Fdi, mentre il Pd, anche se dà libertà di voto, è per il no, così come i grillini.

matteo salvini giancarlo giorgetti by macondo

Non c'è dubbio che Salvini sia sulla graticola: potrebbe subire un duro colpo già stasera quando si saprà se il voto referendario avrà ottenuto il quorum. Se così non sarà, a pagare il conto resterà solo lui, avendo deciso di metterci la faccia, a differenza degli alleati di Forza Italia rimasti defilati: come Giorgia Meloni, bersaglio di accuse dei leghisti.

 

«Salvini farà la fine di Renzi, sul referendum che ha personalizzato», pronostica Osvaldo Napoli di Azione.

La pace (non) porta voti E se a questo fattore si aggiunge il pericolo di brutte sorprese nei voti di lista nei mille comuni, si capisce la tensione del Capitano e dell'avvocato del popolo, per ragioni diverse ma simmetriche. Salvini, già scosso anche dalle polemiche della vigilia sul suo viaggio a Mosca, ieri si è scagliato contro Enrico Letta, rompendo il silenzio elettorale dal salone del Mobile di Milano: «Draghi bis? Diamo la parola agli italiani e non accetteremo più governi non eletti o con il Pd», assicura. Con una promessa speculare a quella fatta dal leader dem in questi giorni.

CONTE SALVINI

 

Attaccato da Salvini per la difesa delle auto elettriche dal 2035, fatta ieri dalle colonne di questo giornale: «Regali il mercato automobilistico alla Cina, così non difendi l'ambiente, non difendi il lavoro. O Letta ha legami con la Cina, o non si spiega, intervenga il Copasir...». Conte batte sul tasto del pacifismo, come Salvini - è questo refrain che li unisce - («il negoziato di pace è la madre di tutte le battaglie», lo slogan dell'ex premier), sperando che porti voti: a un Movimento dimezzato nei consensi dal 2018 ad oggi e una Lega che teme di essere surclassata dalla Meloni, che invece sulla guerra ha la stessa linea di Letta. Insomma, politicamente, queste due partite di Conte e Salvini sono legate tra loro e avranno riflessi sulle due coalizioni.

matteo salvini a desenzano

 

Speranze di centrosinistra Domani dalle 14 lo spoglio nei comuni, e da lì usciranno i numeri di vincitori e vinti: il Pd «gioca fuori casa», dice Letta, perché nel 2017, «quando corse in solitaria», spuntò solo 5 dei 26 capoluoghi. Basterà strapparne uno in più per poter vantare un risultato. Ma le speranze sono ambiziose: sul voto di lista, anche se nelle città medie il Pd soffre da dieci anni, spera di superare di un decimale la Meloni. Nelle città, le sfide considerate aperte sono Lodi, Cuneo, Como, Parma e Piacenza e forse Viterbo: in questi posti, «se vai al ballottaggio puoi farcela», così come all'Aquila, dove Stefania Pezzopane è sostenuta da Pd, 5 Stelle e Italia viva e non da Azione. E così come a Verona, molto difficile da conquistare. Al pari di Belluno, Messina, Catanzaro e Palermo.

 

Nel complesso, nel 70% dei comuni, Pd e 5 Stelle corrono insieme e il test per un'alleanza molto contrastata dentro i due partiti, sarà evidente.

giuseppe conte

Sicilia test per campo largo Anche se Letta sostiene che queste comunali non avranno effetti sulle coalizioni, Palermo è un test per la tenuta del progetto politico del «campo largo». L'ala riformista dem del ministro Lorenzo Guerini metterà sotto i riflettori i voti di lista del capoluogo siciliano: se neanche lì dove M5s è radicato Conte strapperà un risultato ben sopra le due cifre, allora ci saranno scossoni su scala nazionale. Anche dentro il Movimento, dove tutti attendono al varco l'avvocato del Popolo in questo primo test della sua leadership da quando si è insediato al timone. E se a Palermo il centrosinistra farà le primarie comuni per il candidato governatore alle regionali di autunno, anche per il centrodestra è qui che si giocherà una partita tra Salvini, Berlusconi e Meloni.

 

giorgia meloni matteo salvini

Centrodestra alla prova A Palermo infatti, Roberto Lagalla è sostenuto da Forza Italia, Lega e Fdi: ma la Meloni ha dato il suo assenso in cambio della conferma della candidatura a governatore della regione per Nello Musumeci. Con non pochi rimbrotti da parte di Salvini. A Verona invece il centrodestra è diviso. L'ex sindaco Flavio Tosi, appoggiato da Forza Italia e Renzi, insidia la vittoria al primo turno di Federico Sboarina di Fdi appoggiato dalla Lega. Quindi Pd e m5s puntano al ballottaggio con l'ex calciatore Damiano Tommasi. Anche a Parma il centrodestra è spaccato e il centrosinistra spera di riconquistarla dopo decenni. Genova viene data per vinta dal sindaco Bucci, appoggiato anche da Renzi, fattore di polemiche a sinistra. Come si vede, molte sfide con coalizioni divise in un voto frammentato localmente

matteo salvini alla scuola di formazione politica della lega
giuseppe conte a palermo 1
giuseppe conte
giuseppe conte 2
salvini sassuolo milan
IL VIAGGIO DI SALVINI A MOSCA BY ELLEKAPPA