CHE MERDONE HA PESTATO FABIO PINELLI! – È DIVENTATO UN CASO POLITICO E ISTITUZIONALE LA SPARATA DEL VICEPRESIDENTE DEL CSM (DI DESIGNAZIONE LEGHISTA E CON “FREQUENTAZIONI” RENZIANE): “IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA AVEVA PERSO LA FUNZIONE PROPRIA CHE LA COSTITUZIONE GLI ASSEGNA” – UNA SPARATA CONTRO LA PRECEDENTE GESTIONE ERMINI, MA CHE INEVITABILMENTE È RISULTATA ANCHE UNA CRITICA A MATTARELLA, CHE DELL'ORGANO DI AUTOGOVERNO DELLE TOGHE È IL PRESIDENTE – PINELLI HA TENTATO UNA PRECISAZIONE RAFFAZZONATA. E LE OPPOSIZIONI ATTACCANO...
-1 - PINELLI, L'AFFONDO CHE SCUOTE IL CSM "NON SIAMO PIÙ LA TERZA CAMERA"
Estratto dell’articolo di Fra. Gri per “la Stampa”
Al Consiglio superiore della magistratura va in scena per la prima volta il nuovo vicepresidente, Fabio Pinelli, eletto in quota Lega, che illustra un anno di attività a testa bassa. Diventano un caso, però, le sue parole quando collega i risultati con il nuovo corso introdotto da lui, e dalla maggioranza di destra-centro regolarmente alleata con la corrente conservatrice Magistratura Indipendente. In una parola: al Csm non si fa più politica.
Pinelli accenna a un presunto «deragliamento» dai compiti istituzionali. Scandisce: «Il Consiglio superiore della magistratura aveva perso la funzione propria che la Costituzione gli assegna, di alta amministrazione. Non di impropria attività di natura politica. Il Consiglio non è la terza Camera».
È un vecchio ritornello della destra che il Csm abbia esondato dagli argini. Indimenticabili gli scontri ai tempi di Francesco Cossiga che voleva mandare i carabinieri per impedire un dibattito sgradito al governo dell'epoca. Ma così dicendo, Pinelli sottintende che il Presidente Sergio Mattarella avrebbe permesso il deragliamento. E si incarta ancor di più quando porta ad esempio la scorsa consiliatura, quella segnata dallo scandalo Palamara.
Così insorge il suo predecessore, David Ermini, di cui era nota la consonanza con il Quirinale: «Nel nostro Consiglio la politica non è mai entrata e non so se tutti possono dire la stessa cosa». Ma si fa sentire l'intero Pd. E poi i membri togati, eccetto quelli di Magistratura Indipendente: «Non sappiamo su quali basi fattuali e giuridiche il vice presidente fondi tali discutibili affermazioni» […]
Un pasticcio da cui Pinelli tenta di uscire a sera: «Non ho mai affermato che il Consiglio abbia in passato tradito il proprio mandato costituzionale, cosa che peraltro sarebbe stata impedita dall'intervento del Presidente della Repubblica». […]
2 - CSM E POLITICA, IL PASSO FALSO DI PINELLI (CHE RITRATTA)
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
«Il Consiglio superiore della magistratura aveva perso la funzione di organo di alta amministrazione, non volto a un’impropria attività di natura politica». Il bilancio del primo anno di attività del Csm a trazione centro-destra consente al vicepresidente (di designazione leghista) Fabio Pinelli di presentare ottimi numeri nello smaltimento degli arretrati e tempi dimezzati per la trattazione delle pratiche, ma anche di innescare una polemica dai contorni che sfiorano gli equilibri istituzionali.
Al nuovo corso impresso sotto la sua guida, Pinelli ascrive infatti la recuperata consapevolezza che «il Consiglio non è una terza Camera». Una denuncia piuttosto evidente nei confronti della consiliatura precedente che — indirettamente — rischia di ripercuotersi anche sul capo dello Stato Sergio Mattarella, presidente del Csm come lo è stato di quello a cui il suo vice imputa il «deragliamento» dai binari stabiliti dalla Costituzione.
In altre parole: un’indebita invasione nel campo della politica.
Alla richiesta di chiarimenti Pinelli mette le mani avanti: «È evidente che il presidente della Repubblica non ha mai consentito o autorizzato una funzione dell’organo diversa da quella assegnatagli dalla Costituzione». Tuttavia, «sarebbe ipocrita non ricordare quello che è successo» nel 2019 quando ci furono le dimissioni di cinque consiglieri: «Era la prima volta che accadeva, e si discuteva se il Csm dovesse essere sciolto o meno».
Il riferimento è al cosiddetto «scandalo Palamara», dove però non ci furono sconfinamenti sul terreno della politica; semmai avvenne il contrario, con due parlamentari coinvolti negli accordi extra-consiliari per decidere le nomine di alcuni procuratori. Allora Pinelli sposta l’attenzione sui pareri che il Csm è chiamato a fornire sui disegni di leggi, ma «solo per valutare l’impatto delle riforme sull’organizzazione degli ufici giudiziari»; senza entrare, quindi, nel merito di scelte riservate al Parlamento.
Tanto che lui s’è astenuto sul documento riguardante il decreto legge Caivano, proprio per presunte «esondazioni dal perimetro delle valutazioni consentite». In ogni caso «le scelte del legislatore, in democrazia, non sono sindacabili», e la politica può fare ciò che vuole dei pareri del Csm, anche non tenerli in alcun conto: «La politica è responsabile delle sue decisioni e i cittadini giudicano se sono adeguate oppure no».
[…] A sera Pinelli, per riparare al mezzo passo falso, precisa: «Non ho mai affermato che il Csm abbia in passato tradito il proprio mandato costituzionale, cosa che peraltro sarebbe stata impedita dall’intervento del presidente della Repubblica», e prova a correggere il tiro su quanto detto al mattino. Che però resta, come le tensioni dentro e fuori il Consiglio .