1. A CHE PUNTO È LA PARCELLIZZAZIONE DEL GRILLISMO? L’ULTIMA MOSSA ARRIVA DAGLI ANTI-DI MAIO, QUELLA PICCOLA GALASSIA FORMATA DA TRAVAGLIO, LEZZI, DI BATTISTA, MORRA E DA 30 PARLAMENTARI, CHE STANNO CHIEDENDO A CONTE DI STACCARE LA SPINA AL GOVERNO DRAGHI
2. INTANTO, LA QUERELLE CON DAVIDE CASALEGGIO ANDRÀ AVANTI PER LE LUNGHE. SECONDO: L’EVENTUALE USCITA FAREBBE FELICE MARIO DRAGHI CHÉ RAFFORZEREBBE IL SUO GOVERNO
3. CHE FARÀ CUOR DI STRACCHINO CONTE? I RUMORS DICONO CHE SIA RESTIO AD ACCETTARE I CONSIGLI DI TRAVAGLIO A STACCARE LA SPINA. PER LUI EUROPEISTA, PRENDERSI IN CARICO I VARI DIBBA E LEZZI, SAREBBE IL BACIO DELLA MORTE. ANCHE PERCHÉ LA PARTE GOVERNISTA, CHE VA DA DI MAIO A FICO, DA D’INCÀ A PATUANELLI, NON CI PENSA PROPRIO A MOLLARE LE POLTRONE
4. VIDEO: IL DISCORSO DI SERGIO MATTARELLA PER IL 2 GIUGNO. TEMA: L'UNITA'…
IL DISCORSO DI MATTARELLA:
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-paese-non-nbsp-fermo-tempo-costruire-272156.htm
DAGONOTA
A che punto è la parcellizzazione del movimento fondato e poi affondato di Beppe Grillo? L’ultima mossa arriva dagli anti-Di Maio, quella piccola galassia formata da Travaglio, Lezzi, Di Battista, Morra, che stanno chiedendo a quel cuor di stracchino di Giuseppe Conte di staccare la spina al governo Draghi: vedi la Meloni, stando all’opposizione, guadagna consensi al punto che sta sorpassando Salvini, è il loro refrain.
Intanto va detto che la querelle con Davide Casaleggio per la piattaforma Rousseau andrà avanti ancora per le lunghe. Secondo: il numero dei parlamentari grillini che smaniano per uscire dal governo sono una miseria: intorno alla trentina.
Terzo: ai cittadini stanno al cuore soprattutto due cose: l’uscita dalla pandemia e il posto del lavoro, e Draghi appare il solo salvagente possibile. Quarto: non tutto il male vien per nuocere: l’eventuale uscita degli descaminados del contismo senza limitismo per Draghi potrebbe essere una mossa favorele perchè rafforzerebbe il suo governo.
Oggi, per la festa della Repubblica, è atteso a minuti un lungo discorso di Sergio Mattarella che avrà come tema l’unità del paese e dei partiti per unire le forze e lasciare alle spalle due anni di vita di merda. E lo farà anche per frenare certe spinte di uscita dalla coalizione governativa.
Che farà il tentennante Conte? I rumors dicono che sia restia ad accettare i consigli di Marco Travaglio a staccare la spina. Per lui europeista prendersi in carico i vari Dibba e Lezzi, sarebbe il bacio della morte. Anche perché la parte governista, che va da Di Maio a Fico, da D’Incà a Patuanelli, non ci pensa proprio a mollare le loro poltrone.
E il direttore del “Fatto”, che vuole essere il protagonista di un fatto pubblico, rischia di restare col cerino in mano: prima aveva a portata di penna un premier, ora non ha ancora un capo politico.
1 - LA BATTAGLIA FINALE CHE DILANIA IL MOVIMENTO
Massimiliano Panarari per “La Stampa”
Da tempo, e in maniera inesorabile, il Movimento 5 Stelle va perdendo le sue stelle. Fra espulsioni e scissioni lo stillicidio di fuoriuscite continua ininterrotto da anni, e ha visto un' escalation ulteriore con la nascita del governo di larghe intese di Mario Draghi.
Ma nelle scorse ore è successo qualcosa di più, un' impennata davvero vorticosa dell' instabilità di fondo (praticamente sistemica) del M5S, già reduce di recente da diversi stop and go. Con Luigi Di Maio che aveva fatto autocritica su un episodio rilevante di populismo penale, e Giuseppe Conte che aveva invece puntualizzato e ribadito la consueta posizione giustizialista sulla prescrizione.
E, ancora, Danilo Toninelli - fresco di pubblicazione di un libro autoprodotto - che ha riaffermato i "sacri principi" antigarantisti grillini, scagliandosi nuovamente contro il famigerato «Sistema», mentre il ministro Federico D' Incà si è spinto per converso a dichiarare la coincidenza tra l' agenda Draghi e quella del Movimento.
Il tutto nel perdurante silenzio assordante di Beppe Grillo, assorbito dalle problematiche vicende familiari. Insomma, una «linea politica» a metà tra il passo del gambero e la maionese impazzita, che frustra i tentativi dell' ala compiutamente governista di proseguire un percorso di normalizzazione e maturazione.
Ma il «bello», appunto, doveva ancora venire, con un' accelerazione ulteriore di questa via crucis che rischia di produrre una sorta di Movimento 5 Schegge. Il Garante per la privacy si è appena pronunciato, ordinando all' Associazione Rousseau di consegnare i dati personali degli iscritti.
Una decisione fortemente attesa dai vertici pentastellati, perché propedeutica alla modifica dello statuto, e quindi, all' intronizzazione continuamente rinviata di Conte (e alla presentazione da parte sua delle iniziative di rilancio nella - ennesima - «nuova fase»).
Un pronunciamento che, naturalmente, è stato accolto da Davide Casaleggio e dai suoi soci a suon di barricate (e di codicilli e busillis), contestando l' esistenza nell' assetto attuale del Movimento di un rappresentante legale legittimato alla ricezione e al trattamento dei dati.
Un mix dirompente - quasi inarrivabile - di teatro dell' assurdo, esegesi delle norme giuridiche in punta di fioretto (o da azzeccagarbugli), e residui mai smaltiti di quel maoismo digitale (dietro cui si trincera il figlio del cofondatore) che del movimentismo pentastellato è una Matrix originaria.
Del resto, assai verosimilmente - anche alla luce del posizionamento antigovernativo di Casaleggio Jr. -, è proprio su questo fronte che si consuma la madre di tutte le battaglie intestine al Movimento. O, se si preferisce, la battaglia finale (anche dal punto di vista finanziario).
Insomma, non c' è pace sotto le Stelle che, di litigio in contrasto, tendono numericamente ad assomigliare sempre di più a quanto recitava un famoso jingle pubblicitario del marchio Negroni: «le stelle sono tante, milioni di milioni». Ma per un' organizzazione politica questa «pluralità della diaspora» e delle posizioni conflittuali, come noto, non è esattamente un bene.
D' altronde, nella vita degli individui come in quella dei partiti, si raccoglie ciò che si semina, e i nodi che non vengono sciolti tempestivamente si ripresentano in seguito ancora più aggrovigliati. E, così, il movimentismo (strisciante e permanente) continua tuttora a impedire un' autentica istituzionalizzazione, garantendo un sovrappiù di legittimità al proprietario della piattaforma della sedicente democrazia diretta digitale.
E il passaggio senza spiegazioni, né discussioni, dall' orizzontalizzazione "disintermediata" alla partitizzazione (con segreteria e leader, peraltro ancora abbozzati e incompiuti) ha legalizzato di fatto il correntismo e le spinte centrifughe.
2 - LA TENTAZIONE DI CONTE: L'ALA DURA GLI CHIEDE DI SMARCARSI DA DRAGHI
Matteo Pucciarelli per “la Repubblica” – Estratto
Ora che l' arrivo di Giuseppe Conte a capo del M5S sembra davvero a un passo, la corazzata diventata piccolo natante dopo tre anni di governo di cui uno e mezzo senza un leader legittimato, può tornare a navigare con meno incertezza. Non sarà più il Movimento dai toni sguaiati di una volta, ma l' intenzione dell' ex capo del governo è quella di farlo tornare ad alzare la voce, anche e soprattutto nell' esecutivo di Mario Draghi.
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Anche perché da fuori i "palazzi del potere" - come li ha definiti l' ex ministro Danilo Toninelli nel suo libro uscito ieri - attivisti e fiancheggiatori del Movimento scalpitano, considerando l' esperimento Draghi dannoso per i destini dei 5 Stelle. Perlomeno alle condizioni attuali.