CHE ROTTURA DI MARÒ - NUOVO RINVIO DEL PROCESSO (È IL 27ESIMO) L’ITALIA PROTESTA CONTRO L’INDIA E RICHIAMA L’AMBASCIATORE, LA BONINO: ‘ORA SE NE OCCUPERÀ RENZI’
Vincenzo Nigro per "la Repubblica"
L'ennesimo rinvio era ampiamente previsto. Il sistema giudiziario indiano funziona così, e non è nemmeno molto differente, per quanto riguarda la lentezza, da quello italiano. È il 27esimo rinvio. La Corte suprema di Delhi ha dato ancora una settimana di tempo alla procura generale per formulare i capi d'accusa contro i marò e per precisare il tipo di procedura giudiziaria da seguire.
Si rincorrono le solite voci: il ministero degli Interni chiede di applicare il "Sua Act", la legge anti-terrorismo che è molto efficace per l'accusa, ma che di fatto equiparerebbe i due fucilieri a dei terroristi. Il Ministero degli Esteri, da giorni sotto il tiro continuo della diplomazia italiana e ormai anche dei paesi europei, chiede invece di farla finita, di far partire il processo seguendo il normale Codice penale indiano, con il rischio che l'accusa non possa procedere agevolmente contro i due marò.
Venerdì scorso, nella sua ultima riunione sul "caso marò", il governo Letta aveva previsto questo ennesimo rinvio, e aveva quindi già previsto di reagire come ieri mattina ha fatto il ministro degli Esteri Emma Bonino. Nuove dichiarazioni pubbliche alle agenzie di stampa, nuova forte protesta verbale, e momentaneo ritiro dell'ambasciatore d'Italia a New Delhi. Daniele Mancini rientrerà oggi a Roma per "consultazioni con il governo", un modo per segnalare ancora una volta una protesta contro i tempi della lunga telenovela giudiziaria indiana.
L'ambasciatore rimarrà qualche giorno a Roma, il tempo di sapere chi sarà il suo nuovo ministro degli Esteri, partecipare a qualche riunione alla Farnesina. Probabilmente, da lunedì in poi, sarà lo stesso Matteo Renzi a presiedere un vertice sul caso, visto che ormai sarà lui in prima persona a dover gestire l'affare indiano.
Ieri mattina, quando l'inviato speciale Staffan De Mistura è entrato nell'aula della Corte suprema di Delhi in cui era in discussione il caso, gli avvocati indiani che difendono lo Stato italiano hanno detto chiaramente che un altro rinvio era possibile. Il rinvio è arrivato alla fine di un'udienza di soli 20 minuti, ed è stato concesso dallo stesso giudice B. S. Chauhan che una settimana prima aveva avvertito di «non voler concedere altri rinvii». La nuova udienza ci sarà il 24 febbraio, il giudice ha ripetuto che «quel giorno vogliamo conoscere la decisione presa dal Governo per far avanzare il caso».
A Roma Emma Bonino ha chiesto al suo segretario generale, l'ambasciatore Michele Valensise, di convocate il rappresentante indiano in Italia, Basant Kumar Gupta: all'ambasciatore ancora una volta è stato presentato «lo sconcerto e la profonda delusione» del governo italiano per l'ennesimo rinvio.
Preoccupazione e sostegno verbale anche dall'Unione europea, ha parlato la portavoce del "ministro degli Esteri " Cathy Ashton, ma naturalmente oltre alle parole non c'è altro se non attendere le decisioni indiane. «L'Italia - dice la Bonino - proseguirà e intensificherà il suo impegno per il riconoscimento dei propri diritti di Stato sovrano in conformità con il diritto internazionale. L'obiettivo principale resta quello di ottenere il rientro quanto più tempestivo in patria dei due fucilieri».
La Bonino non dice di più, salvo aggiungere qualcosa che ormai è chiaro a tutti in Italia: «Ci sono diverse iniziative da prendere, ma la decisione spetta ora al nuovo Governo Renzi». Il vero problema è che prevedibilmente il braccio di ferro durerà ancora a lungo, sicuramente alcuni mesi (se non molti). Renzi dovrà consultare il calendario delle elezioni politiche in India, che si terranno da aprile a maggio, per arrivare alla formazione di un nuovo governo prevedibilmente in giugno. Sino ad allora sarà bersagliato da chi in Italia lo riterrà immediatamente responsabile di un pasticcio che Italia e India non sono state capaci di risolvere per 2 lunghi anni.