CHE SUCCEDERÀ IN EUROPA DOPO LE ELEZIONI IN GERMANIA? - IL DISASTRO DI ARMIN LASCHET CAUSERÀ UN EFFETTO DOMINO A BRUXELLES: IL PPE È IN FORTE CRISI DI IDENTITÀ E ANCHE LA LEADERSHIP DELLA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE, URSULA VON DER LEYEN NE ESCE RIDIMENSIONATA - A GENNAIO SI VOTA PER LA PRESIDENZA DEL PARLAMENTO EUROPEO E LO STALLO A BERLINO PUÒ FAVORIRE UNA RICONFERMA DI DAVID SASSOLI…
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Gabriele Rosana per “il Messaggero”
L'uscita di scena di Angela Merkel e il tonfo dei cristiano-democratici della Cdu/Csu in Germania innescano un terremoto politico anche per la tenuta del centrodestra in Europa. E qualche scossa di assestamento in vista della stagione delle euro-nomine, a cominciare dalla presidenza del Parlamento.
Se alla fine perderà davvero la guida del più grande Paese dell'Unione a favore dei socialdemocratici, il Partito popolare europeo (Ppe), finora la principale famiglia politica continentale, si troverà ridimensionato nelle stanze del potere Ue e messo all'angolo con appena 7 capi di Stato e di governo su 27, e per di più tutti di Paesi medio-piccoli.
Il rimescolamento delle carte avrà un impatto su un eventuale bis della popolare tedesca Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione nel 2024 ma, ancora prima, pure sul rebus delle nomine europee di inizio 2022. A gennaio si vota per la presidenza dell'Eurocamera e ora a essere in crisi di identità è tutto il Ppe: una condizione che rilancia la riconferma di David Sassoli a Strasburgo.
Secondo il manuale Cencelli Ue, toccherebbe al centrodestra occupare la poltrona che è adesso dell'italiano, ma dopo il ritiro del candidato designato - il tedesco Manfred Weber - il crollo della Cdu/Csu potrebbe essere un altro indizio a favore della rielezione di Sassoli.
I NEGOZIATI
A Bruxelles monta anche un certo senso di inquietudine di fronte allo stallo post-elettorale a Berlino e alla prospettiva di interminabili negoziati di coalizione. «Speriamo non facciano come gli olandesi», è il timore che serpeggia fra i diplomatici.
Nei Paesi Bassi sono passati sei mesi dalle elezioni e ancora non si vede l'ombra di un governo nel pieno dei suoi poteri, ma solo un interim senza fine del falco Mark Rutte. Sorte analoga potrebbe toccare ad Angela Merkel, che si occuperà di ordinaria amministrazione fino all'avvento del successore.