DI CHI E' LA COLPA DELLA FUGA DI ARTEM USS? - L'EX PROCURATORE DI TORINO, ARMANDO SPATARO, ATTACCA MELONI E NORDIO CHE HANNO MOSSO CRITICHE AI MAGISTRATI SULLA SCARSA VIGILANZA SULL'OLIGARCA RUSSO: "UN CONTO È IL DIRITTO DI CRITICA, ALTRO È IPOTIZZARE COLPE DEI GIUDICI, A RISCHIO DI SCATENARE IL FUROR DI POPOLO. SE USS ERA UNA SPIA, AVREBBERO POTUTO OCCUPARSENE LE AGENZIE D'INFORMAZIONE. MA HO LETTO CHE NON SAREBBERO STATE INFORMATE, IL CHE NON DEPONE PER L'EFFICIENZA DEL NOSTRO SISTEMA DI SICUREZZA…"
-Estratto dell'articolo di Liana Milella per www.repubblica.it
"L'anomalia è una sola: che una presidente del Consiglio, un ministro o vari parlamentari ritengano di poter sindacare il merito e le motivazioni delle decisioni di una Corte d'Appello". L'ex procuratore di Torino Armando Spataro "rivede" il film del caso Uss e su quelle parole di Giorgia Meloni - "le anomalie" della vicenda - parte l'intervista con Repubblica perché "un conto è il legittimo diritto di critica, altro è ipotizzare colpe dei giudici, a rischio di scatenare il furor di popolo".
Nessun dubbio sui suoi colleghi?
"L'episodio, piuttosto, dovrebbe far riflettere tutti sull'infondatezza della tesi secondo cui i giudici si conformerebbero sempre alla linea dei pm, sicché sarebbe necessario separarne le carriere. In questo caso, il Procuratore generale aveva chiesto il carcere, ma la Corte ha scelto gli arresti domiciliari con sorveglianza elettronica"
Meloni li accusa proprio di questo, "domiciliari con motivazioni discutibili" con l'estradizione in corso e "il rischio di fuga".
"[…] Dopo l'arresto del 17 ottobre e il primo periodo di detenzione in carcere, la Corte d'Appello, il 25 novembre, ha sostituito la misura con gli arresti domiciliari, smentendo alcuni fatti dati per certi: Artem Uss non stava affatto fuggendo quando è stato fermato a Malpensa, ma si apprestava a raggiungere il figlio minore a Mosca. Inoltre, aveva ormai stabile dimora a Basiglio con la famiglia, dopo aver concentrato nel nostro Paese i suoi interessi economici tra cui investimenti immobiliari".
Quindi il braccialetto era una misura sufficiente?
"La Corte ha deliberato che gli fosse applicato, che non avesse contatti personali, telefonici o elettronici con altre persone e che della sorveglianza su tutti gli obblighi imposti fosse incaricata la stazione dei carabinieri di Basiglio. Provvedimento ineccepibile, tanto che il ministro Nordio, al pari del Pg, non lo ha impugnato come avrebbe potuto, ma anzi ha tranquillizzato gli americani sul fatto che la misura applicata garantiva la sicurezza detentiva.
E sia ben chiaro che, al di là del fatto che Uss si era comportato in modo ineccepibile per oltre tre mesi, la Corte d'Appello, che ha concesso l'estradizione solo per due dei quattro reati contestatigli, non avrebbe potuto ordinare d'ufficio il ritorno in carcere senza una richiesta del ministro o della Procura Generale. Quanto ai controlli, se Uss era una spia, avrebbero potuto in parte occuparsene anche le Agenzie d'informazione. Ma ho letto che non sarebbero mai state al corrente della situazione, il che non depone per l'efficienza del nostro sistema di sicurezza".
Nordio ha promosso un'ispezione. Ma le scelte dei giudici possono essere contestate disciplinarmente e provocare una "punizione"?
"Assolutamente no, se sono scelte che, pur discrezionali, rispettano la legge. Per essere più chiari, il codice disciplinare in vigore, nel prevedere i doveri dei magistrati e oltre 25 ipotesi di illeciti commessi nell'esercizio delle funzioni giudiziarie, come la grave violazione di legge per ignoranza o negligenza inescusabile, afferma in modo insuperabile che "l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare". Una scelta diversa sarebbe folle e darebbe luogo a violazioni costituzionali".
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Il presidente della Corte d'Appello Ondei sostiene che a Milano non è mai giunta la lettera degli Usa. Nordio dice di averla mandata. Un simile disguido è possibile?
"È accertato che il ministro ha inizialmente inviato all'autorità giudiziaria solo la sua rassicurante risposta agli Usa e che solo su istanza del difensore di Uss, accolta dalla Corte, è stata inviata la lettera degli americani, mai accompagnata, però, da una richiesta di custodia in carcere da parte del ministro. Ma ciò non integra un disguido significativo, perché certo le mere aspettative americane, come di qualsiasi Paese, non potevano avere rilevanza ai fini della decisione".
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Nordio, sollecitato dagli Usa, sarebbe potuto intervenire con una sorta di diktat, tecnico o politico che fosse, per imporre la detenzione in cella?
"Per quanto negli Usa il rapporto tra giustizia e politica non è certo uguale al nostro che esalta l'indipendenza della magistratura, nessun diktat del genere sarebbe possibile, anche se ad alcuni cultori di abnormi riforme del nostro sistema piacerebbe una tale possibilità".
Una richiesta di Nordio avrebbe potuto riportare Uss in carcere solo grazie alla sua sola firma?
"Assolutamente no. Il ministro non avrebbe potuto disporre lui il carcere, ma solo chiedere ai giudici di disporlo. Anche quando arresti in flagranza e fermi vengono effettuati dalla forze di polizia giudiziaria occorre sempre la convalida di un giudice che può anche disattendere le richieste dei pm".
Ammetterà però che dopo anni di ossessiva propaganda a favore del braccialetto questo caso ne rivela tutta l'effimera debolezza come misura coercitiva.
"Quello che ho letto o sentito in questi giorni è frutto di equivoci e disinformazione. Gli Usa avrebbero lamentato che, prima del caso Uss, in altri sei casi vi sarebbero state in Italia simili fughe di estradandi. Sembra che il problema riguardi solo costoro. Gli arresti domiciliari, in realtà, costituiscono - braccialetto elettronico o meno - una misura detentiva meno sicura del carcere, ma è prevista dal nostro ordinamento in presenza di minori esigenze cautelari e di minore gravità dei reati per cui è disposta. […]"
Per il caso Abu Omar lei è espertissimo di rapporti con gli Usa. I suoi sono stati difficili. Loro possono pretendere, dalla nostra giurisdizione, che un detenuto stia chiuso in carcere?
"Le due vicende sembrano unite, quanto alla reazione politica italiana, da una comune caratteristica, quella di non deludere gli americani, i quali sono evidentemente ancora convinti del fondamento della teoria dell'Esecutivo unificato che tutto decide e dispone: era il pensiero di Dick Cheney, vice presidente Usa durante l'amministrazione di George W. Bush. Ma, purtroppo per chi la pensa diversamente, la nostra magistratura è un potere costituzionale e non riceve ordini dagli altri due". [..]