CHI COMANDA IN EUROPA? - IN SOLDONI, LA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA NON ACCETTA LA SUPREMAZIA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA DELL'UE - OGGI INCONTRO IMPORTANTISSIMO DELLA MERKEL CON I GOVERNATORI DEI LAENDER E POI DARA' DIRETTIVE ALLA SUA ''PORTAVOCE'' URSULA - I GIORNALI TEDESCHI, E NON SOLO, SPUTTANANO L’ITALIA COME “ANELLO DEBOLE” DELL'UE MA NESSUNO SCRIVE CHE DOPO IL BELPAESE, I MAGGIORI ACQUISTI DELLA BCE SONO I BOND DI FRANCIA E SPAGNA. DI QUI LA STIZZA DEL DUPLEX MACRON-LAGARDE
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1 - DAGONOTA
La sentenza della Corte costituzionale tedesca non può essere considerato soltanto un atto ostile contro la Bce e i suoi piani di sostegno monetario all’Eurozona ma più un siluro sganciato contro la supremazia della Corte di Giustizia europea, di cui i togati crucchi non accettano - né accetteranno mai - la supremazia.
Le cancellerie europee e gli operatori di mercato attendono una presa di posizione più chiara da parte di Angela Merkel che ieri si è limitata a un prudente “dovremo analizzare bene la pronuncia della Corte”. Salvo poi aggiungere un sibillino “l'Alta Corte mostra chiaramente alla Bce i suoi confini”.
Nell’incontro di oggi con i primi ministri dei Laender, vogliosi di un allentamento del lockdown, a cui sarà demandata la responsabilità sulla ripartenza, Angelona si è ben guardata dal tornare sull’argomento annunciando invece la riapertura di scuole e negozi.
La Lagarde, spinta da Macron, ha risposto con un comunicato secco (“Ci esprimeremo a tempo debito”) che faceva trapelare l’insofferenza del duplex francese per la posizione dell’Alta Corte.
Insofferenza che è maturata in serata quando, dalla Bce, a proposito della proporzionalità degli acquisti dei titoli di stato, hanno prima fatto notare che la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito, nel dicembre 2018, “che la Bce sta agendo nel suo mandato per la stabilità dei prezzi".
E poi hanno rivendicato il proprio ruolo, rimarcando che la Banca centrale europea “rimane pienamente impegnata a fare qualunque cosa necessaria, nel suo mandato”.
Nel frattempo la Lagarde continua ad acquistare i btp italiani alla faccia dell’insofferenza di Berlino che sembra voglia usare l’Italia come capro espiatorio, da offrire in pasto all’opinione pubblica, per imprimere l’ennesima sterzata rigorista alla gestione dell’Unione che - nei piani della Merkel - deve passare per lo stop all’acquisto massivo dei titoli di stato e uso della pressione fiscale e delle ricchezze private. Fine delle aste garantite e via libera alle super patrimoniali e ai tagli lineari.
Chi sa far di conto, però, segnala che il rapporto pil/debito pubblico dell’Italia - destinato a salire nel 2020 al 158,9% - non è l’unico problema dell’Eurozona. Quello della Francia ha galoppato fino al 116,5% e quello della Spagna al 115,6%. Chi s’ostina a far passare l’Italia per il "grande malato", l’unico anello debole gioca con il fuoco. Perché Parigi e Madrid hanno, come noi, il cappello teso verso Francoforte. E senza le robuste innervature di danari dalla Bce rischiano il ko.
E’ in questo contesto che il ruolo dell’altra primadonna tedesca, la Von der Leyen, diventa fondamentale. Ursula è tra due fuochi: da un lato, deve dimostrare che la Commissione è autonoma dalle pressioni della sua Germania. Dall’altro, deve evitare un aperto conflitto con la Cancelliera, sua sponsor, amica e prima “azionista” dell’Ue.
2 - DALLA BUNDESBANK UN COLPO TERRIBILE ALLE FONDAMENTA DEL SISTEMA EURO
Estratto dell’articolo di Claudio Antonelli per “la Verità”
[…]I giudici tedeschi hanno deciso che il Quantitative easing della Banca centrale europea leda, almeno in parte, i principi fondamentali della Bundesbank, del Parlamento e quindi della Costituzione tedesca stessa. La corte ha intimato alla Bce di prendersi tre mesi di tempo per giustificare gli acquisti di titoli pubblici dell' eurozona, sia quelli già effettuati si quelli in canna per le prossime settimane.
Al termine dell' ultimatum, se la Bce non avrà convinto i tedeschi, la Bundesbank sarà di fatto autorizzata a sganciarsi dal programma. Una scelta devastante, non tanto per il Quantitative easing stesso che è in via di esaurimento, ma per le tutte le future strategie di vendita dei titoli in pancia al bilancio della Bce. Ma soprattutto è una scelta che decreterebbe la fine dell' autonomia e del ruolo super partes della Bce.
Se viene meno l'unità e l'autonomia riconosciuta alla Banca centrale, come potrà l'eurozona prendere decisioni in materia valutaria e di debito in grado di garantire tutti i Paesi membri? A quel punto - e qui sta la bomba atomica - la moneta potrà ancora chiamarsi unica? La risposta non dipende da noi ma dai tedeschi. Se decideranno di rompere l'euro sarà una scelta avallata da Angela Merkel. La sentenza di ieri si basa infatti sul principio del Deutschland über alles. La corte dice espressamente di non riconoscere tout court decisioni della corte Ue. Nella loro trasparenza i tedeschi spiegano che riconosceranno le decisioni Ue solo se affini agli interessi tedeschi. Altrimenti le strade dell'Unione si possono separare. […] Se il Paese che traina l' Ue non vuole più accollarsi alcun rischio al di fuori del proprio confine territoriale, come potrà stare in piedi la baracca?
Tradotto, alla fine dell' ultimatum si aprono due scenari. Bruxelles e Francoforte potranno accettare anche formalmente la subalternità a Berlino e quindi decideranno di annientare il ruolo della Bce (che dovrà smettere di fare da salvagente ai Paesi più indebitati) per cedere il passo alle leve fiscali. Esattamente come predica la Merkel, a sostenere i debiti pubblici non sarà più l' acquisto di titoli, ma la pressione fiscale e l' uso delle ricchezze private. Basta aste garantite, sì alle super patrimoniali e ai tagli lineari. L' altro scenario è evidentemente la rottura dell' euro. […]
3 - GERMANIA LA CONSULTA CONTRO IL BAZOOKA DELLA BCE
Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
[…] L'Alta corte tedesca ha deciso e questa è una buona notizia - che di per sé gli acquisti dei bond governativi non violano i Trattati europei. La Bce potrà continuare a stendere il suo scudo protettivo sui debiti e potrà intervenire quando i rendimenti dei titoli più fragili schizzeranno troppo in alto. Tuttavia, «un programma di acquisti dei bond ha rilevanti conseguenze di politica economica».
Dunque, quelle misure sono diventate ormai «sproporzionate», secondo Karlsruhe. In sostanza, incamerando negli ultimi 5 anni ben 2.600 miliardi di titoli di Stato, la Bce ha perso di vista il suo dover fare politica monetaria - mantenere l' inflazione intorno al 2% - e non politica economica. E invece il programma cosiddetto QE è troppo distorsivo rispetto alle scelte dei governi o alle valutazioni dei mercati, e rischia di salvare aziende decotte, di penalizzare i risparmiatori, di favorire i debitori, eccetera.
Peraltro, la sentenza sul Qe getta un' ombra lunga anche sul programma straordinario per la pandemia, il Pepp da 750 miliardi. Prevedibili anche i ricorsi, ora che è uscita l' attesa sentenza di Karlsruhe su un programma che presenta ancora molti più paletti del Pepp.
La "sproporzione" del QE, argomentano i giudici tedeschi, non è stata riconosciuta due anni fa dalla Corte di Giustizia europea. Perciò Karlsruhe sostiene che quel verdetto «non è comprensibile» e che consente a un tribunale nazionale di emendarlo. Con quella sentenza i giudici Ue sono andati "ultra vires", al di là della loro giurisdizione. Ma il duello è solo all' inizio.