C’E’ CHI DICE BOH - NEL PARTITO DEI NON ARRUOLATI OLTRE A PRODI, MAGRIS, OCCHETTO E VASCO, CI SONO ANCHE NANNI MORETTI E FIORELLO: “IL REFERENDUM? NON DICO NULLA, IO VOTO “FORSE” PERCHÉ SE MI SCHIERO MI LAPIDATE” - L’EX MINISTRO BARCA NEL FRONTE DEL SI’ - - -
Alessandra Longo per la Repubblica
Non è che non sappiano per cosa votare ma non lo vogliono dire pubblicamente, non ci stanno a essere arruolati come soldati nell’esercito del Sì e nell’Armata del No, non mettono la firma in calce agli appelli, respingono, con motivazioni diverse, ogni tentativo di essere inglobati nella Grande Battaglia referendaria.
Per esempio Romano Prodi, molto corteggiato, però irremovibile: «Ormai sono un privato cittadino. Al referendum andrò a votare ma non dico come. Lo so solo io che cosa scriverò sulla scheda e non farò endorsement». Civetteria, narcisismo, prudenza? Nulla di tutto questo, piuttosto, per la gran parte dei renitenti allo schieramento, allergia al clima da crociata come spiega Achille Occhetto, uno che ha fatto la svolta della Bolognina e potrebbe tranquillamente dire quel che pensa:
«Ovvio che ho le idee chiare! Ma ritengo questa campagna referendaria una delle più vergognose nella storia del Paese. Lo scontro è oltre, non è più sul merito. E io non ho alcuna intenzione di arruolarmi per una cosa o per l’altra. Sto girando l’Italia con l’ultimo libro di filosofia che ho scritto e non mi infilo in un tritacarne di basso livello».
«Non c’è bisogno di far sapere a tutto il vicinato se vo o se rimango», diceva il Mastro Don Gesualdo di Verga. E anche lo scrittore Claudio Magris, che si è sempre assunto la responsabilità di posizioni nette sulle questioni politiche cruciali, preferisce il low profile (Gli amici, tuttavia, lo descrivono «decisamente orientato per il Sì»). Il silenzio: che non è indifferenza ma scelta esistenziale in mezzo al frastuono delle polemiche accompagnate da inevitabili cadute di stile.
Tra i molti artisti e intellettuali che firmano l’appello per il Sì, da Sorrentino a Stefania Sandrelli, da Cristina Comencini a Salvatore Natoli, manca il nome di Nanni Moretti. Che cosa pensa della riforma? Nanni, dicci qualcosa, anche non di sinistra... Commento finora non pervenuto.
«C’è chi dice no» cantava Vasco Rossi che si è molto urtato di vedere una sua creatura “usata” come colonna sonora a Pontida. «La propaganda politica stia alla larga dalle mie canzoni», ha tuonato Vasco su Facebook contro Salvini, ricevendo subito 32 mila «like». Se il mitico Blasco dirà Sì o No non lo sappiamo perché lui non si è espresso seguendo sin qui l’orientamento del collega Francesco Guccini (da «Canzone delle domande consuete »: “Tu non sai le domande , ma non risponderei per non trascinare le parole in linguaggio d’azzardo”).
Puoi essere uno abituato ai riflettori, uno showman come Fiorello e non avere molta voglia di buttarti nella mischia, là dove si picchia e ci si divide: «Il referendum? Non dico nulla, io, in queste discussioni, non mi ci infilo che faccio la fine di Benigni. Io voto “forse” perché se mi schiero mi lapidate». Nel segreto dell’urna non sarà così e Fiorello metterà la sua croce sulla scheda.
E la Chiesa? Non è nemmeno da prendere in considerazione che il cardinal Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, non abbia elaborato un suo personale pensiero sul referendum però non ci saranno indicazioni di voto e anche i media della Cei si atterranno a questa linea di non ingerenza. Così ha detto Sua Eminenza: «Auspichiamo che le persone si informino, non si accontentino del sentito dire, di opinioni o di slogan, ma si impegnino personalmente». Una cautela apprezzata in rete: «Bagnasco è finemente diplomatico », scrive un suo estimatore.
Infine, non si può non segnalare il colpo di scena di un irriducibile tra i non arruolati. Fabrizio Barca, economista, ex ministro della Coesione Territoriale con Monti, sponsor dell’«astensione attiva», (vai alle urne e annulli la scheda), ieri ci ha ripensato. Voterà Sì «perché abbattere Renzi vuol dire minare l’argine contro la sfiducia nelle pubbliche istituzioni». Un Sì «pieno di rabbia» fa sapere Barca, che si era tenuto fuori con eleganza, individuando, in sentimento e ragione, le due parole chiave che animavano la scelta rederendaria.
«Il primo, il sentimento, è l’elefante che, con la sua potenza, guida le nostre decisioni. La seconda, la ragione, è il Cavaliere che monta l’Elefante: sa guardare lungo e per questo si è guadagnato un ruolo (sussidiario) ma solo se riesce a comunicare con l’Elefante...» Troppo complicato? Spiegava Barca: «Invito a non eccitare l’Elefante, né per il Sì né per il No al referendum». Adesso ha cambiato idea.