CHI DICE FIGLIO DICE DANNO (SOPRATTUTTO PER “LA CASTA”) – QUELLO DI GABRIELE VISCO, EREDE DELL’EX MINISTRO VINCENZO, FINITO AI DOMICILIARI PER CORRUZIONE, È SOLO L’ULTIMO EPISODIO DI “RAMPOLLO” CHE METTE NEI GUAI IL PADRE - DALL’AFFARE MONTESI, CHE COSTÒ LA CARRIERA AD ATTILIO PICCIONI, PER PASSARE AL FIGLIO TERRORISTA DI CARLO DONAT CATTIN. FINO AD ARRIVARE AI GUAI DEL “TROTA” BOSSI E AI CASI GIUDIZIARI DI LEONARDO APACHE LA RUSSA E CIRO GRILLO...
-Estratto dell’articolo di Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
«Ciascuno ha i suoi problemi...» ha replicato ieri a Palazzo Madama Matteo Renzi a Ignazio La Russa, che l’aveva stuzzicato, in tal modo evocando il particolare genere di guai che possono abbattersi non tanto per le proprie colpe, ma per quelle derivanti dal fatto di essere padri e/o figli. Per una di quelle coincidenze che un po’ fanno riflettere, nessuno più dell’ex premier e dell’attuale presidente del Senato l’avevano meglio sperimentato sulla propria pelle.
Se Renzi ha obiettivamente pagato un prezzo a causa del babbo Tiziano, La Russa si trova nella doppia condizione di dover difendere non solo l’onore di suo padre Antonino, per via delle poco onorevoli rivelazioni di Report, ma anche l’innocenza di suo figlio Leonardo Apache.
Ieri l’altro è finito agli arresti domiciliari un uomo di 52 anni, adulto e vaccinato, Gabriele Visco, ma non c’è mezzo d’informazione che non l’abbia presentato come “il figlio del ministro” (delle Finanze dei governi di centrosinistra, Ignazio Visco). A riprova che le colpe dei figli seguitano inesorabilmente a ricadere sui padri e viceversa.
[…] al di là delle pur necessarie ipocrisie, ecco che nell’ambito del potere valgono gli stessi proverbi per cui i figli sono una benedizione di Dio, sono piezz’ ‘e core , eccetera, ma “chi non ha figlioli non ha pene né duoli”, così come, sempre rapportandosi alla saggezza dei proverbi: “figlioli e guai non mancano mai”.
Allo stesso modo, occorre aggiungere, i suddetti figlioli scontano le colpe dei padri, vedi le malattie ereditarie, la cattiva fama e la perdita del patrimonio come si evince dall’Antico testamento e dalla tragedia greca fino a TikTok.
Per cui oggi, per estremo paradosso e naturale consequenzialità, La Russa e Beppe Grillo, accomunati dai rispettivi figli posti sul banco degli accusati, potrebbero senz’altro riconoscersi nella stessa pena. Inutile dire che è sbagliato fare di tutt’erba un fascio e che è consigliabile maturare un’idea, se non giudizio, caso per caso e reato per reato. Ma la suprema legge della condizione umana dice e ridice anche a chi non vuole sentirlo che i vincoli famigliari sono un elemento di potenziale vulnerabilità.
In questo senso si può dire che in Italia, definita una volta per tutte da un antropologo anglosassone come terra del familismo amorale, le abbiamo sperimentate tutte, comiche e drammatiche, frutto di congiure e casuali.
Per restare ai figli della Prima Repubblica tocca risalire all’affare Montesi, il papà di tutti gli scandali repubblicani. Per le accuse al figlio Piero, che suonava il jazz, era fidanzato con Alida Valli e mai fu provato che avesse conosciuto la povera Wilma, il papà Attilio Piccioni si giocò la successione di De Gasperi. Un quarto di secolo dopo si scoprì che l’uomo forte della Dc, Carlo Donat Cattin, aveva un figlio terrorista — anche se resta dubbio che il governo l’abbia fatto scappare all’estero.
[…] Poi la casistica si abbassa, scade di tono nella commedia e nel pettegolezzo, ma l’elenco prosegue segnalando le esuberanze dei De Mita e dei Craxi — che poi, a conoscerli di persona anni dopo, ci si pente di averli creduti così diversi da tutti gli altri ragazzi; e pian piano si arriva al Trota, poveretto, buttato senza scrupoli nella mischia (l’altro giorno si è sposato con una influencer rumena dei profumi e del lusso).
Tutto del resto si dimentica. Sempre nella Seconda Repubblica si combinano le raccomandazioni fatte dal figlio del tribuno di Mani Pulite e certe discutibili frequentazioni delle figlie più giovani del Cavaliere immortalate e assai ben pagate a Fabrizio Corona. Con il rampollo della sindaca che si era fatto la casa di Batman e quello un po’ menacciuto del sindaco ex rautiano ci si ferma. Ciascuno d’altra parte ha i suoi problemi — altrimenti, viene da dire, sai che noia!