CHI FRODA S’IMBRODA - TRAVAGLIO CONTRO IL PARTITO-AGENDA CHE CIANCIA E NON PRENDE POSIZIONE SULL’EVASIONE FISCALE - “CHI FALSIFICA I BILANCI O VIOLA LE REGOLE, DEVE FINIRE IN GALERA SÌ O NO? PASSERA È INDAGATO PERCHÈ GUIDAVA BANCA INTESA QUANDO IL GRUPPO FRODAVA IL FISCO. E PER DUE VOLTE, MONTI HA TENTATO DI DEPENALIZZARE L’ABUSO DEL DIRITTO” – IL BOIA OBAMA: LE BANCHE STACCANO UN ASSEGNO DA 20 MILIARDI $...


1. QUELLE MULTE PAGATE PER RIFARSI L'IMMAGINE
Sole 24 Ore.com

Marco Travaglio

Le banche americane cercano di lasciarsi alle spalle una volta per tutte gli scandali sui mutui. E per farlo sono disposte a staccare un assegno da 20 miliardi di dollari. Una cifra, però, che di per sè la dice lunga sulle responsabilità mai del tutto ammesse della finanza americana nella crisi, nelle pratiche irresponsabili che nel 2008 contribuirono a scatenare la più grave recessione dagli anni Trenta di cui ancora l'economia risente.

I colossi statunitensi hanno firmato ieri due accordi paralleli: Bank of America, che aveva rilevato il "mostro" dei mutui subprime Countrywide Financial, ha versato a Fannie Mae 11,6 miliardi per archiviare le accuse di aver mentito sulla qualità dei mutui che aveva venduto all'agenzia para-governativa.

Il secondo patto con le authority ha visto un gruppo di dieci grandi banche, dalla stessa Bank of America a JP Morgan, pagare 8,5 miliardi per risolvere un'altra egregia saga di violazioni venuta alla luce: questa volta nei pignoramenti facili, decisi con firme automatiche senza analizzare come promesso i casi. Gli istituti di credito erano ansiosi di chiudere le due pratiche prima dell'annuncio dei bilanci del quarto trimestre del 2012, una sorta di catarsi.

MARIO MONTI A RADIO ANCHIO

Ma se i conti sono migliorati, e potranno assorbire i nuovi oneri, le banche statunitensi hanno ancora molta strada da percorrere per rifarsi l'immagine e le autorità molte riforme finanziarie da completare per il futuro al di là dei compromessi per saldare i conti con il passato.

2. CHI FRODA S'IMBRODA
Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"

Con comodo, senza fretta, non appena avranno finito i giochi di prestigio per nascondere portaborse, inquisiti e impresentabili dietro le solite foglie di fico o nelle liste satellite, i partiti potrebbero comunicarci il loro illuminato parere (programma è una parola grossa) in materia di giustizia fiscale. Giunge infatti notizia che la più antica banca svizzera, la Wegelin di San Gallo, fondata nel 1741, chiude i battenti dopo che un suo azionista ha confessato alla Corte distrettuale di Manhattan di aver aiutato alcuni evasori Usa a evadere tasse per 1,2 miliardi di dollari.

Pierluigi Bersani

Condannata a una multa di 74 milioni, la Wegelin è fallita. E ora rischiano grosso altre 12 banche elvetiche, fra cui i colossi Ubs e Credit Suisse. Cose che capitano nella culla del capitalismo, dove i reati finanziari sono puniti come gli omicidi, essendo considerati più gravi perché fanno molte più vittime (milioni di contribuenti onesti e l'intero mercato). Da noi le principali banche hanno evaso negli ultimi anni, col trucchetto dell'"abuso del diritto", la bellezza di 2 miliardi.

E se la sono cavata con comode multe. Il ministro Passera, così ricercato da Monti (ma anche dal Pd), è indagato perchè guidava Banca Intesa quando, secondo l'accusa, il gruppo frodava il fisco. Nessuno rischia la galera, né la chiusura. Anzi, per due volte in un anno il governo Monti ha tentato il colpaccio di depenalizzare l'abuso del diritto. Ora, la domanda ai nostri politici vecchi e "nuovi" è molto semplice: chi froda il fisco, falsifica i bilanci o comunque viola le regole dell'economia e della finanza deve finire in galera e chiudere bottega sì o no?

Siccome tutti, a parole, dichiarano guerra all'evasione, ci dicano chi sono i prigionieri e poi li vadano a prendere. Sono questi concetti elementari e comprensibili che la gente perbene vorrebbe leggere nei programmi. Invece il dibattito elettorale (la dove c'è, dunque non nel Pdl e nella Lega) prosegue sempre più astratto, vaporoso, volatile.

pier luigi bersani

Nel Partito Agenda l'unico problema è dove sistemare la Bad Company di Casini, tant'è che ieri la Stampa, con un titolo davvero soave, informava che "l'Udc proporrà i nomi meno indigesti per il Senato", mentre gli immangiabili e gli indigeribili andranno alla Camera, luogo per stomaci forti. A sinistra Vendola vuol mandare "i ricchi all'inferno" (con l'eccezione di don Verzé buonanima, i Marcegaglia e i Riva, si suppone), senza distinguere tra onesti e disonesti.

E naturalmente ce l'ha col "neoliberismo", di cui vaneggiano anche gli Arancioni, senza spiegare dove sarebbero in Italia questi neoliberisti (negli ultimi anni avete mai visto una liberalizzazione? una privatizzazione? una legge contro i conflitti d'interessi? Un'antitrust?). Ma il dibattito più stimolante è quello dentro e intorno al Pd. Dopo l'allarme di Polito El Drito, sconvolto dalla scoperta che la sinistra è di sinistra, bisogna - tenetevi forte - trovare degna sistemazione ai "montiani del Pd", che lamentano di essere stati "esclusi deliberatamente".

SILVIO BERLUSCONI

Qualcuno con la mente sgombra riderà a crepapelle: ma perché, nel Pd esistono dei "montiani"? E che ci fanno, visto che Monti si candida al Centro contro il Pd? Non potrebbero, essendo "montiani", presentarsi in una delle tre liste pro Monti, come saggiamente ha fatto Ichino, visto che le primarie del Pd le ha vinte Bersani e Monti non era neppure candidato, e nemanco iscritto, e ha già fatto sapere che con Bersani premier non farebbe nemmeno il sottosegretario?

Che si direbbe se nel Pd sbucassero pure dei berlusconiani (dichiarati, s'intende) o dei maroniani che chiedono un posto al sole? Di questo passo, potrebbero perfino emergere i vendoliani per Monti, i bersaniani della Lega e gli ingroian-dipietristi del Pdl. Anzi no, tutto si può dire del Cainano tranne che possa tollerare qualche amico dei giudici. Non vivo, almeno.