CHI GUIDA IL CORVO? - PER SCIOGLIERE L’INGARBUGLIATA RETE CHE SI CELA DIETRO AL MAGGIORDOMO PAOLO GABRIELE, I MAGISTRATI PARTONO DALLA DOMANDA PIÙ BANALE (MA CRUCIALE): PERCHÉ? - POTREBBE NON ESSERE SOLO LA VOLONTÀ DA PARTE DI QUALCUNO DI METTERE IN DIFFICOLTÀ BERTONE, MA LA FUGA DI NOTIZIE POTREBBE ESSERE MOTIVATA DA QUALCOSA DI BEN PIÙ GROSSO, COME…
M. Antonietta Calabrò per "Il Corriere della Sera"
La domanda è: perché? Per quanto gli interrogatori del maggiordomo del Papa, il presunto corvo responsabile al momento unico dei leaks vaticani, conoscano una pausa e non riprenderanno se non tra qualche giorno, l'indagine sulla fuga di notizie e di documenti riservatissimi finiti sulle pagine di libri e giornali non si ferma e - dicono in Vaticano - conosce una «fase di approfondimento» a livello documentale, sia sulle carte detenute illecitamente da Paolo Gabriele, provenienti direttamente dall'appartamento del Pontefice, sia sui verbali delle deposizioni degli interrogatori formali cui è stato sottoposto lo stesso indagato.
Si studiano anche altri «elementi probatori» emersi finora. Alla ricerca, innanzitutto, del movente dell'operazione Corvo. Ben più concretamente dell'ipotesi di «scenario» (mettere in difficoltà il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e provocarne la sostituzione). Gli inquirenti sono alla ricerca cioè delle cause scatenanti e delle finalità concrete di quella che appare come una ben organizzata fuga di carte.
La «gestione» della pubblicazione degli atti risponde infatti ad un ben preciso timing in relazione a scadenze della vita della Chiesa (il ricambio ai vertici dell'Istituto Toniolo, ad esempio, o piuttosto alle vicende interne alla vita dello Ior) o anche alla ampia situazione sociale e politica italiana. Si è giunti dunque a un momento decisivo, per il giudice istruttore Piero Antonio Bonnet e per il promotore di giustizia Nicola Picardi. Anche perché così potranno essere decisi eventuali altri accertamenti.
Nel mirino degli inquirenti restano i contatti e le amicizie che l'uomo intratteneva assiduamente fuori e dentro il Vaticano. Fonti ben informate hanno parlato di almeno due cardinali con cui di tanto in tanto Gabriele parlava e si confidava. Poi anche alcuni laici, almeno quattro o cinque, tra cui sicuramente un giornalista, che vedevano il maggiordomo del Papa, a volte anche nei bar fuori della città leonina, raccogliendo da lui racconti, informazioni, dettagli.
I magistrati vogliono capire se è in questo contesto che è maturata l'idea di Gabriele di cominciare a fare fotocopie di documenti cui aveva accesso nell'appartamento del Pontefice. Cioè, se sia stato uno dei suoi «contatti» a spingere il maggiordomo a tradire la fiducia del Papa e della Santa Sede. I magistrati li potrebbero perciò ascoltare come testimoni e nel caso non si presentassero spontaneamente, procedere alle rogatorie in Italia.
Altrettanto potrebbe accadere allo stesso Gianluigi Nuzzi, autore del bestseller «Sua Santità». Durante l'Angelus, Benedetto XVI ha nuovamente esortato «all'unità» della Chiesa, e collegandosi in tv con i cattolici polacchi, riferendosi a Bertone, ha sottolineato che essi in questi giorni commemorano il pellegrinaggio compiuto da Giovanni Paolo II 25 anni fa, «con il mio segretario di Stato».