PER CHI LAVORAVA PASQUALE STRIANO? - CON LA SCUSA DELLE INDAGINI DELLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA, IL FINANZIERE PASQUALE STRIANO RACCOGLIEVA INFORMAZIONI A STRASCICO SULLE SEGNALAZIONI DI OPERAZIONI SOSPETTE AI POLITICI. MA QUAL ERA IL SUO OBIETTIVO? SOLTANTO "INFORMARE" I GIORNALI? OPPURE DIETRO C’È DELL’ALTRO? COSA RICEVEVA IN CAMBIO? QUALCUNO GLI COMMISSIONAVA QUELLE RICERCHE? E CHI? - LA MAGGIORANZA URLA AL COMPLOTTO, E IL MELONIANO TOMMASO FOTI PUNTA IL DITO VERSO IL M5S...
-1. COSÌ I DATI DELL’ANTIMAFIA VENIVANO USATI DAL FINANZIERE PER I DOSSIER SUI POLITICI
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
Il presunto «mercato» delle segnalazioni di operazioni sospette, le ormai famigerate Sos, è venuto alla luce per un articolo di giornale sui guadagni di un ministro e potenziali conflitti d’interesse (negati dall’interessato). Ma l’attività del luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, indagato per accesso abusivo a sistemi informatici a partire da quell’episodio, e poi rimosso, potrebbe non essere confinata a notizie uscite sulla stampa.
Le informazioni rastrellate dal finanziere dietro lo scudo del suo lavoro per la Direzione nazionale antimafia potevano avere altri obiettivi: da un lato essere destinate a circuiti diversi da quello dei mass-media […]; dall’altro sfociare in cosiddetti «atti d’impulso» (cioè sollecitazioni a svolgere indagini) alle varie Procure d’Italia […].
Infine c’è l’ipotesi più «minimale» di raccolte dati su singole persone derivanti da specifiche richieste o esigenze di amici e conoscenti; dietro un’attività così vasta e prolungata del tempo può nascondersi di tutto.
Dunque l’oggetto dell’indagine avviata dopo la denuncia del ministro Crosetto e transitata alla Procura di Perugia per il possibile coinvolgimento di magistrati in servizio alla Dna, oltre il luogotenente Striano, riguarda l’attività del «Gruppo Sos» di quell’ufficio giudiziario. Presso il quale giungevano (e giungono, ma ora il sistema di trattamento dei dati è profondamente mutato) migliaia di segnalazioni, dentro le quali bisognava pescare quelle meritevoli di approfondimento. Di che tipo?
Dall’indicazione di un nome, attraverso l’accesso alla banca dati della Dna e ad altri sistemi informatici (da quello dell’Agenzia delle entrate in giù) è possibile raccogliere informazioni da cui ricostruire l’intera vita di una persona, sotto il profilo economico e non solo. Che uso si poteva fare o è stato fatto, dopo, di quei potenziali «dossier»?
Il finanziare […] ha spiegato di essersi sempre mosso secondo le regole stabilite da un protocollo informale in vigore presso la Dna, concordato con il sostituto procuratore nazionale Antonio Laudati che all’epoca si occupava di quella materia; una sorta di delega in bianco alla ricerca di qualsiasi spunto utile d’indagine, e anche gli accertamenti sul ministro Crosetto sarebbero derivati da presunti intrecci (a lui presumibilmente ignoti) con soggetti forse legati a esponenti di organizzazioni criminali.
Era lecito questo modo di operare? Le Sos erano […] diventate un pretesto per una sorta di pesca a strascico di informazioni su personaggi noti e meno noti?
Le centinaia di accessi relativi a nomi della politica e non solo, hanno fatto sorgere il dubbio di attività che difficilmente sarebbero potute sfociare verso indagini collegate alla criminalità organizzata e al riciclaggio, dietro il quale spesso si nascondono gli affari delle mafie.
Sarebbero state individuate interrogazioni ai terminali che sembrano difficilmente riconducibili alla «missione» originaria della Dna. Insomma, c’è l’ombra che di una possibile deviazione rispetto ai fini istituzionali sui trascorsi di una struttura presso cui confluisce una mole impressionate di dati sensibili, che possono a loro volta essere coltivati con l’acquisizione di dati altrettanto sensibili.
Di qui i necessari approfondimenti. Così come resterebbe da chiarire, se fosse confermato il «mercato», in cambio di che cosa il luogotenente si sarebbe dato da fare con le sue ricerche. Soldi o altro genere di utilità? Su questo per adesso non sono stati raccolti elementi utili, ma le verifiche sono in corso.
Anche rispetto agli accessi sui nomi più famosi circolati in questi giorni e in passato finiti sui giornali per essere stati oggetto di Sos ci sono stati finora riscontri negativi; dall’ex premier Giuseppe Conte e la sua compagna Olivia Paladino, a Matteo Renzi e Matteo Salvini, Francesco Totti e altri ancora. Pure su loro ci sono state segnalazioni per diverse operazioni economiche o finanziarie, ma finora non risulta che il militare assegnato alla Dna se ne sia interessato. Pure in questo caso, però, i controlli non sono esauriti.
2. IMBARAZZI, SILENZI, SOSPETTI L’OMBRA DELL’INCHIESTA SULLE VACANZE DEI DEPUTATI
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
C’è un clima da ultimo giorno di scuola alla Camera dei deputati […]. A preoccupare la maggioranza non è il voto sulla delega fiscale, […] bensì l’ombra lunga del complotto intravista dietro il dossieraggio di politici e vip svelato dall’inchiesta di Perugia.
Non tutti hanno però voglia di parlarne. Troppo poco nitidi i contorni dell’affaire nato da un esposto del ministro Guido Crosetto — La Verità ha sparato in prima pagina che l’indagine scaturisce dai controlli anti- riciclaggio su due fratelli, vicini alla criminalità organizzata, coi quali l’ignaro titolare Difesa condivideva le quote in tre diverse società — quindi tocca restare cauti.
[…] I contorni sono ancora sfocati, meglio non esporsi. Andarci coi piedi di piombo. Come quelli del leghista Stefano Candiani che attraversa di corsa ilTransatlantico: «Dov’è la novità?» minimizza «è da Roma antica che si fanno dossier, si mettono in giro voci per colpire l’avversario». Lui ne sa qualcosa, Salvini negli anni ne ha denunciati parecchi. Perciò «non capisco di cosa ci si stupisca, semmai il tema è a vantaggio di chi sono stati confezionati e per quale utilizzo».
Eccolo il punto. Sul quale i più alti in grado dei Fratelli, ma pure di Forza Italia, sembrano non avere dubbi: è una manovra oscura contro il gabinetto Meloni. Sentite il capogruppo azzurro Paolo Barelli: «Se è vero quel che scrive la stampa», il caveat necessario, «è molto grave perché si verifica in un periodo particolare della vita politica italiana».
Quale periodo onorevole? «Quando il centrodestra va al governo spunta un dossieraggio su esponenti dell’esecutivo. Non è strano? Ripeto, se fosse vero, sarebbe un’invasione di campo che somiglia molto a un’interferenza terza, illegittima». È una cospirazione, un intrigo, i berlusconiani se ne intendono. «Ora sta ai giudici accertare la verità», conclude, «però fa paura immaginare di essere spiati solo perché si appartiene a una precisa coalizione». E siccome «è proprio quel che sta emergendo, si tratta di un’attività eversiva», sentenzia Federico Mollicone.
La butta sullo storiografico Fabio Rampelli, il mentore che Giorgia ha inchiodato alla vicepresidenza di Montecitorio. «Il problema», dice, «è che la nostra democrazia è ancora troppo in disordine. Gli anni in cui è stata demolita l’autorità delle istituzioni ha prodotto una ferita non rimarginata per cui ciclicamente i vari poteri dello Stato entrano in conflitto, cercando di prendere il sopravvento uno sull’altro. Questi dossier illegali servono per ricattare, magari puntano a generare terremoti, cadute e sostituzioni».
Ma chi è ilmandante? Tommaso Foti, seduto su un divanetto, punta il dito contro i 5Stelle: «Ciò che abbiamo letto pone interrogativi pesanti sulla gestione e la vigilanza in organismi delicatissimi. Non voglio buttarla in politica […] ma forse il precedente procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, che oggi è vicepresidente della commissione Antimafia, una sua opinione se l’è fatta e potrebbe renderla pubblica». Limpido il sottotesto: è stato lui ad autorizzare, quand’era in servizio, l’accesso alle banche dati violate dal tenente della Finanza finito sotto indagine? […]