CHI MADURO…NON LA VINCE! - IL VENEZUELA A UN PASSO DALLA FINE DEL CHAVISMO – DOMENICA 28 LUGLIO SI VOTA E MADURO È INCHIODATO TRA IL 30 E 36%, VENTI PUNTI IN MENO DEL SUO AVVERSARIO, EDMUNDO GONZÁLEZ URRUTIA, 74 ANNI, IL CANDIDATO DELL’OPPOSIZIONE - IL SUO NOME È USCITO DAL CILINDRO DELLA VERA PROTAGONISTA DI QUESTA SFIDA: MARIA CORINA MACHADO, LA THATCHER DEI CARAIBI ACCUSATA DI VELLEITÀ GOLPISTE DAL REGIME - MADURO MINACCIA “UN BAGNO DI SANGUE” E “UNA GUERRA CIVILE” SE LE URNE PREMIERANNO L’OPPOSIZIONE….
-Daniele Mastrogiacomo per "la Repubblica" - Estratti
C’è aria di tramonto per il chavismo.
Dopo un quarto di secolo, la rivoluzione bolivariana ha perso slancio e sostenitori. Nicolás Maduro, 62 anni, ex dirigente sindacale della metropolitana, fervido militante del Psuv, il partito unico del Venezuela, rischia di uscire sconfitto dalle urne domenica 28 luglio. Si vota per il rinnovo della presidenza a cui il delfino di Hugo Chávez aspira per il terzo mandato consecutivo.
Ma i sondaggi più autorevoli e indipendenti lo inchiodano tra il 30 e 36%. Ha venti punti in meno del suo avversario, Edmundo González Urrutia, 74 anni, abile mediatore, una vita da diplomatico, da sempre estraneo all’agone politico, lanciato adesso in una corsa con il 56% dei consensi.
È il candidato dell’opposizione raccolta attorno alla Piattaforma Unitaria. Il suo nome è uscito dal cilindro della vera protagonista di questa sfida: Maria Corina Machado, 57 anni, già deputata all’Assemblea nazionale, leader del partito Vente Venezuela, considerata la Thatcher dei Caraibi per le sue posizioni di destra sebbene si dichiari “liberal anticomunista”.
Da sempre in politica, con un record di voti alle legislative del 2011, questa ingegnere accusata di velleità golpiste dal regime ha vinto con il 95% le primarie del 2023. Era destinata a correre per le presidenziali. Ma 7 mesi dopo, il 30 maggio di quest’anno, è stata bloccata da una sentenza amministrativa apparsa strumentale: non ha dichiarato al fisco vecchie entrate.
Rappresentava un pericolo per il regime: è stata disabilitata da ogni incarico pubblico per 15 anni. Esclusa dalla competizione, Machado ha dovuto trovare una soluzione che non spegnesse l’entusiasmo dei 2,4 milioni di venezuelani che l’avevano votata. Ci è riuscita con il suo carisma e con un gioco di prestigio, il solo modo di superare le alchimie di un regime che s’inventava tutto pur di allontanare lo spettro di una sconfitta.
Le pressioni Usa che da sei mesi hanno tolto le pesanti sanzioni e consentito a Maduro di vendere di nuovo sui mercati gas, petrolio e oro, hanno pesato sull’esito finale di questa prova di forza. È ripresa una trattativa in segreto tra Washington e Caracas in Qatar, parallela a quella ufficiale che aveva portato al primo accordo tra opposizione e regime a Barbados sui criteri con cui andare al voto.
Il Consiglio Nazionale Elettorale controllato da Maduro ha deciso di accogliere la candidatura del diplomatico imprestato alla politica. Candidato “suo malgrado”. Edmundo González Urrutia non lo aveva chiesto. Ma è stata una mossa azzeccata. In un solo mese l’ex ambasciatore ha conquistato i cuori della maggioranza dei venezuelani.
Mancano quattro giorni al voto e il clima è incandescente. In Venezuela si respira aria di cambiamento. C’è la voglia diffusa di svolta. Senza acredine, spirito di vendetta o revanchismo. Tutt’altro. L’opposizione chiede un trapasso pacifico. Ci sono 8 milioni di venezuelani fuggiti all’estero che sperano di rientrare.
Ma altrettanti hanno le valigie pronte. Non si fidano. Il passato insegna.
Maduro gioca le solite carte. Bastone a carot a. Qualche apertura ma poi in due mesi arresta cento persone legate a Gonzalez Urritia e alla Machado. Attacca i media internazionali accusandoli di distorcere la realtà. Esclude la presenza di osservatori invitati in precedenza.
Quindi, l’ultimo affondo: minaccia «una bagno di sangue» e «una guerra civile » se le urne premieranno l’opposizione. Una prospettiva che ha “spaventato” il presidente Lula, che assieme al colombiano Petro si è speso per convincere Maduro a garantire elezioni libere e pulite. «Chi perde», gli ha ricordato il padre della sinistra brasiliana, «si fa un bagno di voti, non di sangue. Maduro deve imparare che quando perdi te ne vai».
Il dubbio è proprio questo. Cosa accadrà il giorno dopo lo spoglio?
Nessuno azzarda scenari. Tutto è incerto. Ci potrebbero essere contestazioni, denunce di brogli.
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