Amedeo La Mattina per “la Stampa”
Sembra di rivivere le manovre d’assedio al Mef che caratterizzarono la fine del 2018 con la tormentata stesura della manovra economica. Oggi le teste d’ariete usate da Luigi Di Maio e Matteo Salvini contro il portone del ministero dell’Economia sono il Documento economico e finanziario (Def) che dovrà essere presentato entro il 10 aprile e i decreti attuativi per indennizzare i risparmiatori truffati dalla banche. Al centro del pressing c’è sempre Giovanni Tria che dovrà rendere conto a Bruxelles ma non può sfuggire alle richieste dei due azionisti della maggioranza.
I 5 Stelle sostengono il ministro stia rallentando i tempi dei rimborsi ma soprattutto voglia restringere troppo la platea di coloro che dicono di essere stati raggirati dagli istituti di credito, temendo di incorrere negli strali della Commissione europea. Il leader leghista ha lanciato un vero e proprio ultimatum. «Sono certo che entro questa settimana, Europa sì o Europa no, il ministero dell’Economia partorirà questi benedetti decreti. Non possiamo sempre e comunque aspettare la letterina dell’Europa. Noi ci abbiamo messo un miliardo e mezzo, 10 volte quello messo dal Pd, però se questi soldi non vanno nelle tasche della gente non esistono», chiarisce il vicepremier leghista. Poi tira fuori il sarcasmo e l’intimazione: «Se Tria mi firma i decreti lo porto via per il week end.
Quindi, con tutto il garbo e l’educazione possibile, mi aspetto entro questa settimana i decreti del Mef o altrimenti li andiamo a scrivere noi». Ecco l’aria che tira nel governo e ancora una volta l’inquilino scomodo di via XX Settembre si trova di fronte ad una scelta che non vuole fare. Anzi a due scelte complesse perché Di Maio, oltre ai rimborsi dei risparmiatori truffati dalle banche, vuole vederci chiaro su come «quelle povere famiglie sono state truffate». Il capo del Movimento 5 Stelle si riferisce alla commissione d’inchiesta sulle banche già istituita con una legge ma che è rimasta al palo e alla cui presidenza vuole un esponente di M5S.
«E’ inaccettabile il veto su Gianluigi Paragone alla guida della Commissione». Non fa nomi, ma fonti grilline sostengono che anche in questo caso ci sia la manina di Giancarlo Giorgetti e perfino di Bankitalia e del Quirinale. L’opposizione non sarebbe tanto sul nome di Paragone, ma sull’opportunità di istituire la commissione stessa.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
Gli accusati negano ma le persone vicine a Di Maio sono certi dell’esistenza di un asse, dentro e fuori il governo, che remi contro. Alla fine tutto si scarica sul tavolo di Tria che dovrà mettere la sua firma sotto queste decisioni che vanno in rotta di collisione ancora una volta con l’Europa. Leghisti e grillini affermano che Bruxelles non deve sindacare sui rimborsi ai truffati. E per supportare questa tesi fanno riferimento a una sentenza del Tribunale dell’Unione Europea che ha annullato la decisione della Commissione Ue sui fondi concessi dal Fondo interbancario alla Popolare di Bari per il salvataggio di Tercas nel 2014: non ci fu «aiuto di Stato».
«Questa decisione della Commissione - spiega il presidente leghista della commissione Finanze, Alberto Bagnai - ha commesso un atto non solo ingiusto, ma anche illegittimo perché contrario alle regole europee». Per Bagnai questa sentenza «apre al governo uno spazio politico per esigere che i danni causati da questa decisione, che causò una crisi bancaria, con l’azzeramento di migliaia di piccoli azionisti e obbligazionisti, vengano risarciti con i fondi previsti nella legge di bilancio».
Anche Di Maio prende a pretesto il caso Tercas per dire che i rimborsi devono arrivare subito. Ma al di là delle questioni tecniche, la battaglia di Lega e M5S è politica e punta alle elezioni europee del 26 maggio quando sovranisti e populisti di tutte le sponde vorranno ribaltare o almeno condizionare pesantemente i rapporti di forza dentro la Commissione Ue. E con questa prospettiva gli alleati gialloverde vogliono forzare Tria anche sul Def. Cosa verrà scritto sul Documento? Verrà messa nero su bianco la flat tax familiare che vuole Salvini e le altre richieste di Di Maio? Proposte che dovrebbero far parte della campagna elettorale per le europee ma che difficilmente saranno compatibili con le maglie europee.
GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA il ministro tria sul palco presidenziale mario monti saluta giovanni tria. conte tria moavero 1 GIOVANNI TRIA VALDIS DOMBROVSKIS moavero conte tria fraccaro e tria giovanni tria con moglie bagarre al senato tria impassibile mario monti saluta giovanni tria