A CHI IL VOTO? A NOI! – CASAPOUND RISCHIA DI FAR PERDERE QUALCHE COLLEGIO AL CENTRODESTRA. MA SOLO SE ARRIVA AL 2% (OGGI E’ DA PREFISSO TELEFONICO) – REALISTA LA MINI-DUCETTA MELONI: I NEO FASCI “SOVRADIMENSIONATI DAI MEDIA” 

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Fabio Martini per la Stampa

 

Nina Moric Casapound

La vecchia fiammella dell' Msi - tanti anni fa disegnata dai nostalgici del fascismo - è riapparsa sulle schede elettorali: dopo 12 anni di assenza è tornata a campeggiare dentro il simbolo dei Fratelli d' Italia, che cinque anni fa l' avevano spenta e sostituita con un nodo tricolore.

 

Una fiamma che allude ad un passato lontano, ma serve anche ad esorcizzare uno spettro sin qui sottaciuto dalla destra istituzionale e del quale nessuno parla: la concorrenza elettorale di CasaPound. I ragazzi dell' estrema destra - con una significativa prova organizzativa - sono riusciti a raccogliere decine di migliaia di firme in tutti i collegi, col risultato che candidati della «tartaruga» (il simbolo della Casa) saranno presenti in tutta Italia.

 

casapound

Una presenza diffusa che potrebbe erodere consensi ai danni di Fratelli d' Italia e Lega? Ma soprattutto - ed ecco un punto di interesse più generale - se la presenza di Casa Pound dovesse abbassare anche di poco l' asticella del centrodestra in tutte le circoscrizioni, Cinque Stelle e Pd potrebbero strappare qualche collegio in più?

 

Certo, per ora interrogativi virtuali, ma c' è un precedente eloquente: nelle elezioni del 1996 dalla coalizione di centrodestra Berlusconi-Fini restò fuori oltre alla Lega di Bossi, anche il Movimento sociale di Pino Rauti. Una lista che conquistò l' 1,67 dei voti e - secondo i calcoli analitici di Federico Gennaccari, pubblicati nel libro «Al voto al voto» - tanto bastò per far saltare ben 45 collegi-Camera e 25 collegi-Senato per il centro-destra. Di fatto assegnando la vittoria all' Ulivo di Prodi e D' Alema.

 

ROBERTO SPADA CON LUCA MARSELLA DI CASAPOUND

Un fenomeno analogo, se si replicasse, potrebbe produrre un terremoto anche il prossimo 4 marzo. Certo, un incisivo «effetto-tartaruga» non è affatto scontato, eppure il primo round è stato eloquente: «Abbiamo raccolto oltre 25 mila firme in tutta Italia, saremo presenti in tutti i collegi ma non ci siamo sorpresi di questo exploit - spiega il leader del movimento Simone Di Stefano - perché ci preparavamo da tempo a questo appuntamento, perché abbiamo 110 sedi in tutta Italia e stiamo ottenendo risultati importanti nelle realtà nelle quali ci presentiamo. Il 9 per cento a Ostia, l' 8 a Lucca, quasi il 7 a Bolzano e quel 2,5 a Parma è altrettanto importante se si pensa alla storia di questa città. La vera sorpresa è la qualità sociale di chi è venuto a firmare, molto più larga di quella a cui eravamo abituati».

SIMONE DI STEFANO

 

E dentro questa fotografia c' è anche la mutazione politica e sociale di CasaPound. Nata a Roma a metà degli Anni Novanta su spinta di movimenti dell' estrema destra, irrobustita dal vuoto lasciato dall' assottigliarsi delle organizzazioni giovanili di Msi, An e Fratelli d' Italia, CasaPound ha perso i dirigenti della prima ora e il sostegno di base sta venendo da fasce di opinione pubblica sensibili alle iniziative sociali (soccorso a famiglie italiane indigenti, la proposta del mutuo sociale), il tutto infiammato da un attivismo xenofobo e da espressioni settarie anche dentro il mondo della destra.

 

Come in occasione della recente manifestazione per i 40 anni di Acca Larentia, quando quelli di CasaPound hanno impedito che il «presente» fosse dato anche dai vecchi militanti della sezione dell' Msi.

 

SIMONE DI STEFANO Nina Moric

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d' Italia, ostenta indifferenza: «Non sono preoccupata, Casa Pound non sta aumentando i consensi, semmai è vero che i mass media hanno interesse a sovradimensionarli». Sta di fatto che, attraverso i Social, i Fratelli stanno già imbastendo una campagna per il voto utile a favore della destra «istituzionale». Ma a CasaPound sono pronti a controbattere: «Gli elettori hanno già capito tutto - dice Di Stefano - la legge elettorale è stata scritta per pareggiare, ma chi vuole osteggiare un governo Monti al quadrato e vuole politiche durissime sulla migrazione, sa per chi votare».

GIORGIA MELONI ANDREA GIAMBRUNO
giorgia meloni famiglia tradizionale