CHIP E CIOP – L’ITALIA RISCHIA DI PERDERE L’INVESTIMENTO DA TRE MILIARDI DI EURO (E SEIMILA POSTI DI LAVORO) DEL COLOSSO DEI MICROPROCESSORI INTEL, CHE CAUSÒ UNO SCAZZO TRA GIORGETTI E COLAO AI TEMPI DEL GOVERNO DRAGHI: A DAVOS IL CEO DELL’AZIENDA, PAT GELSINGER, HA DETTO CHIARAMENTE CHE IL NOSTRO PAESE “È ANCORA IN GIOCO, MA LO SONO ANCHE ALTRI”. AL WORLD ECONOMIC FORUM HA INCONTRATO I PREMIER DI POLONIA, SPAGNA E IRLANDA. E L’ITALIA? NÉ LA MELONI, NÉ NESSUNO DEI MINISTRI “ECONOMICI” SI È PRESENTATO IN SVIZZERA…
-Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
L’Italia non è fuori gioco. Anzi, è ancora «in partita». Ma niente di più perché, mentre dieci mesi fa sembrava la destinazione sicura di un grande progetto d’investimento di Intel nei semiconduttori, ora la sua posizione è cambiata: è solo uno fra vari Paesi candidati, in concorrenza fra loro, ad ospitare una fabbrica da quasi tre miliardi di euro di investimento e seimila posti di lavoro (compreso l’indotto), molti dei quali altamente qualificati.
Pat Gelsinger, ceo di Intel, ha scelto di passare gran parte della settimana al World Economic Forum di Davos. […] ha bisogno di confrontarsi con molti dei governi con i quali affronterà gli enormi investimenti per una nuova generazione di semiconduttori.
[...] In marzo scorso Intel aveva annunciato piani per circa 80 miliardi di euro in dieci anni, di cui una «prima fase» da 17 miliardi per tre progetti: «Un mega-impianto all’avanguardia in Germania, un nuovo polo di ricerca, sviluppo e design in Francia» e «investimenti nella produzione, nei servizi di fonderia e nelle fasi di back-end (post-produzione, ndr ) in Irlanda, Italia, Polonia e Spagna».
L’Italia in marzo era la destinataria del «back-end», sul quale erano stati annunciati dall’azienda «negoziati con il governo». L’impianto serve per un processo molto sofisticato per il quale erano in lizza due possibili siti sui quali i tecnici di Intel avevano già fatto anche le prospezioni del suolo: uno a Chivasso, l’altro vicino a Verona. Ora le cose sono cambiate. […] Dunque è tornata l’incertezza: «L’Italia è ancora in gioco, ma anche altri Paesi candidati — continua Gelsinger —. Stiamo cercando di vedere dove. Decideremo entro l’anno». Il capo di Intel riferisce di averne parlato al telefono da Davos con Giorgia Meloni martedì sera (dopo che il Corriere aveva riferito della frenata del gruppo sull’Italia).
Di certo di questi temi Gelsinger ha parlato di persona a Davos con Leo Varadkar, il premier dell’Irlanda che è in competizione con l’Italia. Potrebbe averlo fatto anche con i leader degli altri due Paesi in lizza: Pedro Sanchez per la Spagna e Andrzej Duda per la Polonia, anche loro a Davos. Per l’Italia, non c’era né la premier né uno dei ministri economici.