CINQUESTELLE ALLE STALLE - SE GRILLO NON ACCETTA UN RIDIMENSIONAMENTO DEI SUOI POTERI, CONTE FONDA UN NUOVO PARTITO - A 72 ANNI BEPPEMAO HA LA PRETESA DEL PADRONCINO: COMANDARE SEMPRE E COMUNQUE, NONOSTANTE LE STAGIONI SIANO CAMBIATE - E NEL M5S NON SONO POCHI I PARLAMENTARI STANCHI DEGLI UMORI DELL'"ELEVATO" - TROVARE UN ACCORDO NON E' SEMPLICE: IL GARANTE E L'AVVOCATO DI PADRE PIO ORMAI NON SI PARLANO NEANCHE PIÙ. CHI DEI DUE PERDERA' LA FACCIA?
-Federico Capurso e Ilario Lombardo per "la Stampa"
La fine del M5S, in un senso o nell’altro, dipende da Beppe Grillo. Perché il piano B di un altro partito guidato da Giuseppe Conte esisterebbe solo nel momento in cui l’ex premier capisse che non c’è alcuna possibilità di recuperare un dialogo con il fondatore. Le fonti più vicine all’avvocato assicurano che non ci sta lavorando, che la sua intenzione è tenere in vita il progetto del nuovo M5S. Ma ieri ministri e parlamentari Cinque stelle non parlavano d’altro, divisi da emozioni e convinzioni opposte.
La possibilità che si arrivi allo strappo definitivo spaventa alcuni ma, nello stesso tempo, incoraggia chi invece è stufo delle continue interferenze di Grillo, dei suoi capricci, degli umori che tengono in ostaggio la linea politica. E in molti sarebbero disposti a seguire l’ex premier in una nuova avventura. L’idea di un partito nuovo era stata accarezzata da Conte prima dell’investitura.
Poi proprio Grillo, ma anche Luigi Di Maio, affezionatissimo al M5S e convinto della potenzialità del suo simbolo, lo avevano convinto ad accettare la guida dei grillini. Ora però Conte vuole una parola di chiarezza, vuole sapere se il fondatore ci ha ripensato e perché. «Vorrei che si sentisse a casa sua» ha confidato ai suoi collaboratori. Anche perché è convinto che nel nuovo statuto il ruolo di Garante di Grillo non venga svuotato, ma riadattato all’interno di una struttura molto più complessa, dove ci sarà un leader e una serie di organi collegiali articolati.
Grillo resterebbe il custode dei valori e dei princìpi, mantenendo anche alcune prerogative, ma non potrebbe più stravolgere la vita del M5S con un post o un’improvvisa discesa a Roma. Proprio nella Capitale, Grillo è atteso ormai da giorni. Doveva parlare ai parlamentari, consegnare lo scettro a Conte e dare il via libera alla rifondazione del partito. Le cose però stanno andando nella direzione opposta: «Non vengo», ha tuonato ai big M5S che lo hanno cercato, lanciando l’ennesimo segnale di irritazione.
Non vuole dare il via libera alla rifondazione del Movimento, non fino a quando vedrà nel nuovo Statuto un tentativo di ridimensionare i poteri del Garante. Una limitazione dell’agibilità politica «mai concordata», protesta Grillo. Ma adesso vuole essere lui, Conte, assieme alla squadra che si sceglierà, a comporre la linea politica giorno dopo giorno. Sempre che non deragli tutto negli ultimi metri prima del traguardo.
L’ex premier non ha ancora perso del tutto le speranze, nonostante abbia letto le voci di chi, nella pancia del Movimento, teme un accentramento assoluto di potere. Alcuni parlamentari hanno confessato proprio a Grillo i loro malumori. Altri accusano Conte di voler imporre le sue scelte sui territori, che fino ad oggi hanno vissuto nell’anarchia sentimentale degli attivisti. Un passaggio che però appare necessario, almeno nella prima fase, di rilancio, per creare un raccordo con il centro e avviare subito la macchina che dovrà essere competitiva per i prossimi appuntamenti elettorali.
«In una fase di cambiamento penso sia normale qualche tensione», prova a smorzare la sindaca di Torino Appendino. Si dice «fiduciosa» anche la sindaca di Roma Raggi: «Li ho sentiti entrambi, stanno discutendo su alcuni dettagli». Ma la verità è che i canali di comunicazione tra i due sono interrotti da giorni. Nel week end era il fondatore a lamentarsi del fatto che Conte avesse smesso di rispondergli al telefono. Ora le parti si sono invertite: l’ex premier lo cerca e Grillo non risponde. Clima da divorzio, anche se non lo vorrebbe nessuno.