UNA CLAUSOLA DI FLESSIBILITÀ LIMITATA AI PROSSIMI TRE ANNI: IL COMPROMESSO FRANCO-TEDESCO CHE PUÒ SBLOCCARE L'INTESA SUL PATTO DI STABILITA’ – LA FUMATA BIANCA NON C’E’ MA C’E’ OTTIMISMO A BRUXELLES: ENTRO DIECI GIORNI SI CHIUDE. GIORGETTI, NON TROPPO SODDISFATTO, MUGUGNA: “PIUTTOSTO CHE UN BRUTTO ACCORDO, MEGLIO LE VECCHIE REGOLE”. MA L’IMPRESSIONE È CHE L’ITALIA NON VOGLIA METTERSI DI TRAVERSO…
-Marco Bresolin per la Stampa - Estratti
Una clausola di flessibilità temporanea, per il triennio 2025-2027, in modo da consentire ai Paesi sotto procedura di deviare dagli aggiustamenti di bilancio se questo è giustificato da un aumento del costo degli interessi sul debito. È tutto qui il compromesso franco-tedesco trovato nella notte all’Ecofin e che potrebbe portare alla svolta nella trattativa sulla riforma del Patto di Stabilità. La fumata bianca ancora non c’è, ma solo perché alcuni Paesi (soprattutto i frugali) devono tornare a casa a fare i conti per tradurre in pratica la nuova proposta e magari ottenere il via libera dei rispettivi Parlamenti.
Ma al termine della maratona negoziale della scorsa notte, a Bruxelles c’è ottimismo circa la possibilità di chiudere l’accordo nel giro di una decina di giorni al massimo. Uscendo dal palazzo Europa, il ministro Giancarlo Giorgetti non è parso troppo soddisfatto e ha ripetuto che “piuttosto che un brutto accordo, meglio le vecchie regole”. Ma l’impressione è che l’Italia non voglia mettersi di traverso.
In concreto, la Francia aveva chiesto una clausola di flessibilità per ridurre l’ammontare dell’aggiustamento di bilancio richiesto ai Paesi che si trovano sotto procedura per deficit eccessivo (vale a dire quelli che sforano il 3%): le regole prevedono un taglio del saldo strutturale pari allo 0,5% del Pil. Ieri, arrivando alla riunione, Bruno Le Maire aveva proposto un margine di flessibilità dello 0,2% in cambio di investimenti e riforme strutturali. Il suo collega tedesco, Christian Lindner, si è però opposto, ripetendo che “non abbiamo intenzione di cambiare le regole sulle procedure”. Il compromesso è stato trovato attraverso l’introduzione di una clausola temporanea che lascia invariata la richiesta di correzione (0,5%), ma in via temporanea prevede un’eccezione limitata al 2025, al 2026 e al 2027.
Secondo la proposta redatta dalla presidenza spagnola, gli Stati potranno chiedere alla Commissione una sorta di “sconto” sullo sforzo di bilancio richiesto, se giustificato da un aumento del costo degli interessi in seguito all’impennata dei tassi. Alcuni dei Paesi Frugali – la Finlandia, l’Austria, la Svezia e i Paesi Bassi – non sono ancora convinti al 100%, ma Parigi pensa di convincerli grazie al fatto che, una volta terminato il periodo transitorio, a partire dal 2028 la clausola di salvaguardia sparirà e si tornerà alla regola dello 0,5%.
La seconda novità introdotta dal negoziato notturno va incontro ai Paesi che hanno un debito superiore al 60% del Pil, ma inferiore al 90% (per esempio la Germania). La riforma stabilisce che non basta portare il deficit al di sotto del 3%, ma bisogna scendere all’1,5%. Questo però varrà solo per chi ha un debito oltre il 90% (come l’Italia e la Francia), mentre chi ha un debito tra il 60% e il 90% potrà mantenere il suo deficit al 2%.
L’ultima novità va invece incontro ai Paesi del Sud perché allarga i margini di deviazione annuale dal percorso stabilità dalla Commissione (quando non si è sotto procedura).
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