UN COATTELLO DIVENTATO SMANETTONE – I MISTERI DI ANDREA STROPPA: DA TORPIGNATTARA ALLA CIA, VIA CARRAI – E’ LUI DIETRO IL DOSSIER DEL “NEW YORK TIMES” SULLE FAKE NEWS – ARRESTATO MINORENNE COME HACKER E’ DIVENTATO L’ESPERTO DI RENZI – CHI CI HA LAVORATO PERO’ CONFIDA: E’ MOLTO INGENUO
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Giacomo Amadori per La Verità
In Italia è scoppiata la sindrome da fake news e farla esplodere è stata un ventitreenne un po' coatto di Torpignattara, periferia degradata di Roma. Il suo nome è Andrea Stroppa e ama farsi selfie con personaggi noti, in stile Forrest Gump. Il 13 dicembre 2016, si è regalato un autoritratto con Matteo Renzi, all' epoca premier uscente, aggiungendo questo commento: «Ero di passaggio a Pontassieve e ho incontrato questo signore che mi ha chiesto di dargli una mano a mettere a sposto degli scatoloni».
Renzi aveva appena chiuso i cartoni a Palazzo Chigi e Stroppa, probabilmente, lo aveva aiutato a mettere in ordine il computer e i dossier del governo dei 1000 giorni. Dunque un incarico di estrema fiducia. Un anno dopo, al palco della Leopolda renziana, Stroppa ha denunciato che alcuni siti collegati al Movimento 5 stelle e altri riconducibili a Matteo Salvini utilizzerebbero gli stessi codici Analytics e Adsense.
Significa che grillini e leghisti avrebbero piattaforme comuni per tracciare le visite e calcolare i guadagni collegati a ogni clic. Con conseguente sillogismo piddino: alla base della loro comunicazione ci sarebbe una strategia comune, anche per le fake news. Una storiella che Stroppa ha paracadutato in Italia direttamente dagli Usa. Il suo report è stato infatti pubblicato dal New York Times e dal sito BuzzFeed, pulpiti che in Italia eccitano la fantasia di quel giornalismo scritto in maniche di Brooks Brothers di cui Gianni Riotta, fan accanito di Stroppa, è illustre esponente. Testate internazionali che, come vedremo, sono facilmente avvicinabili da alcuni consulenti a stelle e strisce del mondo renziano.
Per capire la genesi dei presunti scoop di Stroppa bisogna ricostruire la storia un po' misteriosa di questo cacciatore di troll altrui. Il ragazzo nel 2013 viene arrestato per una vicenda legata ad Anonymous e ad occuparsi di lui è il Tribunale per i minorenni (i fatti risalivano a quando aveva 17 anni). Per questo, all' epoca, il suo nome non esce sui giornali, ma, probabilmente, finisce sui taccuini di qualche selezionatore di smanettoni. Tanto che solo due mesi dopo l' arresto, Stroppa pubblica una ricerca sul New York Times e il Corriere della sera lo intervista per farlo pontificare sui giovani italiani debosciati.
Quando i giudici lo liberano, un importante editore romano, secondo le nostre fonti, lo segnala a Jonathan Pacifici, imprenditore ebreo originario del ghetto di Roma con importanti affari in Israele e soprattutto con i giusti agganci nel mondo renziano. Pacifici presenta Stroppa alla corte di Marco Carrai, all' epoca piccolo Richelieu di Matteo con la fantasia di sbarcare con le sue attività nel mondo digitale.
Carrai realizza una sorta di talent garden sulla sicurezza informatica e punta forte sul ragazzino, utilizzandolo, con quel curriculum da genietto borderline, come biglietto da visita dei suoi progetti nel campo dell' intelligence e della cyber security. Inizia a portarlo in giro, presentandolo a tutte le sue conoscenze. Sino all' appuntamento annuale di Davos, in Svizzera, dove si riuniscono i potenti della terra. Dall' operazione, tutta relazionale, però, scaturisce ben poco.
Nel 2014 Stroppa partecipa alla nascita della Cys4 di Carrai (come «direttore del settore ricerca e sviluppo») e nel 2015 fonda con Renato Giallombardo, un avvocato renzianissimo (tra gli invitati al matrimonio dello stesso Carrai), la 2050 srl, finita quasi subito in liquidazione. Nel 2016 salta anche la nomina di Carrai a capo dell' agenzia sulla cyber security del governo Renzi. Dopo questi insuccessi le strade di Stroppa e Carrai si separano. La prova della fine del loro amore, l' ha offerta ieri lo stesso Marchino sul Corriere della sera, smarcandosi dalla sua creatura: «Conosco Stroppa e per un periodo ha collaborato con una mia società. Chiunque può andare al registro delle Camere di commercio e vedere che non ho mai avuto società con lui». Il giorno prima Stroppa aveva attaccato a testa bassa chi lo aveva definito «pupillo di Carrai».
Negli ultimi mesi l' ex hacker si è messo in proprio, utilizzando l' incredibile rete di contatti che in quattro anni il suo nuovo giro toscano gli ha messo a disposizione. A partire dai link con il mondo diplomatico e istituzionale Usa e israeliano. Per non parlare dei rapporti con l' intelligence dei due Paesi. Un legame ammesso dallo stesso Stroppa su Facebook: «Ho avuto il piacere di confrontarmi con analisti dell' intelligence, ex veterani della Cia, consiglieri di importanti rappresentanti di altri Paesi e alti dirigenti delle più importanti società tecnologiche statunitensi».
Una scuola, quella delle barbe finte a stelle e strisce e dei suoi analisti (da Edward Luttwak a Michael Ledeen), a cui si sono abbeverati anche altri protagonisti dell' ultima Leopolda. E che probabilmente ha aperto a Stroppa la strada delle redazioni che contano, dal Nyt al Wall street journal, ma anche quelle anche del Guardian, di Russia Today e dei portali cinesi. A cui ovviamente non poteva arrivare da solo. Le ricerche di Stroppa non sono destinate solo ai media, ma anche, parole sue su Facebook, «in una forma più privata () ad altri soggetti», probabilmente agenzie governative e forze di polizia.
Sempre su Facebook Andrea ha pubblicato anche un selfie con Alec Ross, politico ed esperto di digitale del Maryland. Questa la didascalia: «Passeggiando in centro a Roma con Alec per parlare di geopolitica, tecnologia e ovviamente di cucina italiana!». Ross è stato definito dall' ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton «la mia mano destra su tutto ciò che stiamo facendo per la libertà di internet». È stato Ross a occuparsi di ripristinare le reti di comunicazione a Bengasi, in Libia, con l' ambasciatore Chris Stevens, ucciso qualche tempo dopo dai ribelli.
Per la gestione di quella crisi e per le mail private sull' argomento (anziché sull' indirizzo governativo) la Clinton ha rischiato un processo. Nel mailgate dell' ex candidata presidenziale è finito pure un altro messaggio di posta condiviso con Ross, in cui i vertici di Google si mettevano a disposizione del governo per provare a spodestare il leader siriano Bashar al-Assad. Insomma roba da libro di John Le Carré.
Il giovanotto, come detto, era stato arrestato per aver bucato insieme a un gruppo di presunti hacktivisti della rete di Anonymous alcuni siti istituzionali come quello della Guardia costiera, di un sindacato di polizia, della Banca di Imola e dell' università Luiss. «Ho fatto degli errori, ho commesso dei reati e ne ho risposto di fronte la legge. Di fronte un tribunale, quello dei minorenni. Ho ottenuto il perdono giudiziale e ho ricominciato la mia vita» ha spiegato Stroppa.
Il suo mentore nel gruppo di Anonymous (i due sono stati arrestati insieme) racconta alla Verità: «L' ho conosciuto a Roma nel 2011. La base del nostro lavoro è essere capaci di "anonimizzarci". Lui era molto ingenuo. Comprava le vpn (reti private virtuali) con carte di credito intestate ai suoi famigliari, anziché per esempio con i bitcoin o con carte di credito clonate, e la sua preparazione tecnica era quasi nulla. Entrava nelle chat di Anonymous per imparare e le uniche operazioni alle quali partecipava attivamente erano quelle relative agli attacchi di tipo Ddos cioè quelli che con la generazione di un intenso traffico online mandano in tilt un sito Internet.
<Mi stupii persino che fosse stato coinvolto nell' inchiesta giudiziaria viste le scarse competenze che aveva e la marginale partecipazione alle operazioni del collettivo italiano di Anonymous. Era forte nella social engineering ossia era capace di carpire informazioni interagendo con le vittime. Insomma era un bravo comunicatore e quando veniva bucato un sito istituzionale, lui e un altro hacker emiliano venivano utilizzati per scrivere il comunicato che veniva messo in Rete». Insomma poca capacità tecnica e molta dialettica. Sembra proprio che Stroppa e Renzi siano fatti della stessa pasta.