COME DAGO DIXIT, GIORGIA MELONI PUNTA SULL'AMICO MUSK PER ACCREDITARSI CON TRUMP – LA DUCETTA CAMALEONTE S’AFFRETTA A RINNEGARE BIDEN: HA TELEFONATO AL PRESIDENTE ELETTO PER “CONFERMARE LA SOLIDA ALLEANZA ROMA-WASHINGTON”. POI HA CHIAMATO MR TELSA: “LA SUA VISIONE PUO’ RAPPRESENTARE UN'IMPORTANTE RISORSA PER GLI USA E PER L'ITALIA” – CROSETTO TENDE LA MANO AL MILIARDARIO KETAMINICO: “OGGI C'È SOLO STARLINK SUI SATELLITI IN BASSA QUOTA PER LA COMUNICAZIONE. HA UN MONOPOLIO SOSTANZIALE. TI PUOI PERMETTERE DI NON PARLARE CON MUSK?” – IL DAGOREPORT
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1. MELONI SENTE TRUMP, CONFERMATA LA SOLIDA ALLEANZA
(ANSA) - "Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto un primo colloquio telefonico con il Presidente-eletto degli Stati Uniti d'America, Donald J. Trump, per congratularsi della vittoria elettorale". Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi, spiegando che "la conversazione ha costituito l'occasione per confermare la solida alleanza, il partenariato strategico e la profonda e storica amicizia che da sempre legano Roma e Washington".
2. MELONI SENTE MUSK, SUA VISIONE RISORSA PER USA E ITALIA
(ANSA) - "Nelle scorse ore ho sentito l'amico Elon Musk. Sono convinta che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un'importante risorsa per gli Stati Uniti e per l'Italia, in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future". Lo scrive sui social la premier Giorgia Meloni.
3. CROSETTO, MUSK HA MONOPOLIO SATELLITI, NON POSSIAMO NON PARLARCI
(ANSA) - "Oggi c'è solo Starlink sui satelliti in bassa quota per la comunicazione. Per raggiungere il livello di Starlink serve una capacità di lanciarli che oggi nessuno ha e nessuno ha ai costi di Starlink. Nessun altro è in grado di far tornare un lanciatore così. Abbiamo quindi un privato, Elon Musk, che ha un monopolio sostanziale. Ti puoi permettere di non parlare con quel privato? Puoi mettere in campo un sistema tuo, e l'Europa ci sta pensando, ma arriverà tra 10-15 anni". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in audizione alla commissione Affari esteri e Difesa del Senato.
4. MELONI CHIAMA IL NEO PRESIDENTE SALVINI LA SFIDA SULLE ARMI A KIEV
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “La Repubblica”
Sono scossoni gestibili, per adesso. Ma allarmano comunque palazzo Chigi. Perché la vittoria di Donald Trump smuove il centrodestra, rimescola equilibri, archivia placide certezze. Dei rischi della nuova fase è consapevole Giorgia Meloni.
La premier ha necessità di costruire un legame con il vincitore, tanto che dentro Fratelli d’Italia ipotizzano che possa volare a Washington per la cerimonia d’insediamento del 20 gennaio. Nel frattempo, si muove e ottiene di sentirlo al telefono, promettendosi reciprocamente di lavorare assieme in «stretto coordinamento», a partire da Ucraina e Medio Oriente, per rafforzare «stabilità e sicurezza, anche nel quadro dei rapporti con l’Unione europea».
Una prima candidatura a diventare ponte tra le due sponde dell’Atlantico. È un segnale rivolto innanzitutto a Matteo Salvini, l’alleato in cerca di riscossa. Il leghista prepara un viaggio negli Stati Uniti entro il 2024 ed è solerte nel rivendicare la scommessa sul tycoon: «In pochi tifavano per Donald, anche nel centrodestra».
[…] Nei prossimi sessanta giorni, la maggioranza deve approvare una risoluzione in Parlamento che autorizzi per l’anno prossimo eventuali nuove spedizioni belliche a Kiev. Sarà poi il governo a varare il conseguente decreto. In queste ore, però, Salvini medita un clamoroso strappo. Se Trump dovesse attestarsi subito e con forza sulla linea del “basta armi” all’Ucraina, il vicepremier minaccerà di bloccare la risoluzione.
A palazzo Chigi sono stati avvertiti del rischio. E tremano. Basta leggere le dichiarazioni pubbliche di Salvini per pesare il problema. «Aiuteremo sempre l’Ucraina per difendersi, mai per attaccare », è la premessa. Ma è quanto sostiene dopo che chiarisce la prospettiva: «Conto che l’insediamento di Trump riporti la pace e non ci sia bisogno di undicesimi, dodicesimi o tredicesimi pacchetti di armi».
Per Meloni è diverso. La premier deve ricostruire un rapporto con il nuovo presidente, senza sconfessare la linea della “pace giusta” sostenuta per due anni. Ecco perché saluta l’avvento del leader con un comunicato più che sobrio: «Le più sincere congratulazioni. siamo nazioni sorelle, legate da un’alleanza incrollabile. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente».
In realtà, a preoccupare Meloni è soprattutto il nodo politico del “nemico a destra”, l’ossessione dei post missini. Vale per le armi, i dazi e i rapporti di forza a Bruxelles. […]